Dopo 18 anni di esilio forzato, più di 17 mila reperti, che testimoniano l’evoluzione storica del territorio iracheno, sono ritornati a casa. Anche la tavoletta appartenente al ciclo di Gilgamesh, dagli Stati Uniti torna sul suolo natio, dopo 18 anni.
I reperti trafugati e portati di nascosto negli Stati Uniti
L’Iraq ha una lunga storia e ce lo dimostrano i reperti ritrovati su tutto il territorio. Gli Stati Uniti hanno capito subito qual era il valore di tutti quei ritrovati appartenenti al periodo preistorico, all’epoca assira, babilonese e islamica. Le fonti irachene sono state sottratte ingiustamente dagli americani durante l’invasione del 2003, per destituire l’allora presidente iracheno Saddam Hussein e instaurare a Baghdad un regime filoamericano, che fosse alleato degli Stati Uniti.
La maggior parte dei reperti era custodita nel Museo Nazionale di Baghdad, che venne barbaramente saccheggiato. Altri reperti furono prelevati direttamente dai siti archeologici, i quali sono stati irrimediabilmente danneggiati per sempre.
In particolare, tra i reperti, si conta una tavoletta di argilla risalente a 3500 anni fa e che appartiene al ciclo di Gilgamesh: sulla tavoletta è scritta parte dell’epopea del re di Uruk, Gilgamesh, ciclo epico di ambientazione sumerica scritto in caratteri cuneiformi, considerato il più antico testo letterario del mondo.
Forse, proprio la recente visita del primo ministro iracheno Mustafa Al-Kadhimi alla Casa Bianca ha smosso la coscienza del nuovo presidente degli Stati Uniti. Joe Biden non solo ha annunciato il ritiro dei militari americani in Iraq entro la fine dell’anno, ma anche la restituzione dei reperti antichi scomparsi dal paese e messi sul mercato internazionale.
Gli Stati Uniti stanno recuperando le opere di questo tipo che si trovano sul territorio americano e già molti importanti reperti, come la tavoletta di Gilgamesh, stanno facendo ritorno a casa.
Tra i reperti, anche la tavoletta di Gilgamesh ritorna in patria
Tra i reperti arrivati in America, ricordiamo la tavoletta di Gilgamesh appartenente al ciclo epico di ambientazione sumerica. La tavoletta, risalente a 3500 anni fa, è scritta nei tipici caratteri cuneiformi e le sue dimensioni sono circa 15 centimetri per 12.
Sulla tavoletta in argilla è riportata parte dell’epopea di Gilgamesh, re di Uruk. È stata trafugata nel 2003, venduta all’asta nel 2014 a un facoltoso collezionista, che la espose per alcuni anni nel Museo della Bibbia di Washington, da lui fondato, e nel 2019 è stata sequestrata dalle autorità statunitensi come refurtiva.
Chi è Gilgamesh? La storia è piena di re che hanno cercato l’immortalità facendo costruire al proprio popolo opere gigantesche, fino allo stremo delle forze. E tra questi rientra benissimo l’epopea di Gilgamesh.
La storia del giovane re di Uruk è raccolta in 12 tavole. Strema il suo popolo per la costruzione di una cinta muraria a difesa della città. Per questo le donne disperate dalla perdita di moltissimi uomini durante la realizzazione della fortificazione, chiedono aiuto agli dei che creano ed inviano sulla terra Enkidu. Quest’ultimo è un uomo allevato da animali e per questo selvaggio e fortissimo.
I due uomini diventano amici ed iniziano una serie di avventure raccolte nelle tavole. Insieme affrontano prove avventurose, come l’uccisione di Khubaba, mostro sacro simbolo del male.
Le tavole segnano i cambiamenti e i passaggi fondamentali della vita di Gilgamesh:
- le tavole dalla I alla VIII parlano del carattere dispotico del giovane re;
- la conoscenza dell’amore e la paura della morte;
- le tavole dalla IX alla XII parlano della ricerca dell’immortalità.
La sua storia può essere letta come un percorso di maturazione verso la saggezza, oppure come percorso di purificazione dagli errori commessi in giovinezza (far morire il popolo per una fortificazione).