Solo poche opere sono oscure come questo capolavoro di Giorgione.
A distanza di cinque secoli dalla sua realizzazione, la Tempesta è ancora considerata nella sua interezza un enigma o meglio una serie di interrogativi ai quali finora non è stata data alcuna realistica risposta.
Chi è la donna nuda che allatta il bambino sotto un albero del dipinto di Giorgione?
Una Madonna, una zingara, un’Eva primigenia?
E che rapporti ha con il giovane armato, unico altro inquilino presente nel dipinto?
Sullo sfondo aggiunge mistero l’intero paesaggio che davvero da più parti è stato definito un unicum nell’intero panorama artistico riconducibile al Rinascimento.
Per il dipinto di Giorgione spesso la critica si è chiesta quale possa essere il senso globale dell’intera tela.
Ed inoltre, uno dei misteri sta nell’individuare i destinatari dell’imminente tempesta.
Ad indagare sul dipinto di Giorgione sono intervenute storia, religione, alchimia tutte quasi letteralmente scomodate per risolvere l’ormai atavico dilemma che al momento però non ha ancora risposta.
In attesa dunque di trovarla, non resta che ammirare uno dei più bei dipinti di sempre.
Chi era Giorgione pittore di tanto mistero
Giorgione, primo grande pittore veneto del Cinquecento, nasce Castelfranco Veneto in un giorno imprecisato del 1477 o del 1478: di lui non è restato un autografo, una sua opera firmata o un solo documento.
Considerato il fondatore della Pittura Veneziana del XVI secolo, nel breve tempo di 15 anni, Giorgione ha creato uno stile decisamente nuovo che è stato il predellino di lancio per l’arte diTiziano (1480-1576), la personalità dominante del Cinquecento Italiano.
L’artista è riuscito a sciogliere gradualmente la rigidità degli schemi intellettuali del Quattrocento, sino a creare l’atmosfera naturale per oggetti, paesaggi e figure come in un bagno di luci e d’ombre; sembra che in questo Giorgione sentì l’influenza di Leonardo, che fu a Venezia nel 1500.
Giorgio Vasari (1511-1574) nelle sue “Vite” descrive l’uomo, l’artista ed alcune caratteristiche della sua opera, senza essere troppo preciso sulle date di nascita e di morte; pare che l’accrescitivo del nome, Giorgione, gli venga attribuito dal Vasari “dalle fattezze della persona e dalla grandezza dell’animo”.
Anche se Giorgione ha raggiunto la fama come pittore di grandi affreschi su parete o soffitti, il suo personale stile pittorico viene evidenziato soprattutto in immagini, relativamente piccole, dipinte per il suo piacere nel suo studio.
La maggior parte dei suoi soggetti sono ispirati alla mitologia ed alla letteratura laica, ma il paesaggio ha sempre un ruolo importante nelle sue composizioni.
Giorgione amava in particolare rappresentare le tempeste, i tramonti e gli altri fenomeni naturali, ma era apprezzato, nella cerchia dei patrizi veneziani, come pittore di ritratti, nei quali il soggetto veniva rappresentato in fantasiose vesti mitologiche, realizzazioni che hanno creato una moda.
Il pittore sviluppa una forte sensibilità rinascimentale per le relazioni geometriche e per la struttura formale delle sue composizioni: la Madonna con i Santi Francesco e Liberale, dipinta fra il 1500 e il 1504, ne è un valido esempio.
Qui Giorgione colloca il trono in posizione elevata, al fine di realizzare un immaginario triangolo equilatero, mentre il paesaggio dolce e l’atteggiamento contemplativo delle figure forniscono un classico esempio delle sue composizioni.
Giorgione e Tiziano hanno lavorato insieme a varie opere, ma l’unico affresco eseguito certamente dai due al Fondaco dei Tedeschi, a Venezia, è andato distrutto.
Da tempo i critici d’arte sono discordi sull’attribuzione di alcune opere, come Il Cristo e l’adultera, la Madonna e Santi e il Concerto Pastorale, a Tiziano o al Giorgione.
Muore nella città di Venezia, probabilmente di peste, all’età di soli 33 anni, il 17 ottobre 1510.