Il 2 settembre 1840, a Vizzini, in Sicilia, nacque Giovanni Verga, una delle figure più importanti della letteratura italiana. Verga è conosciuto principalmente come il fondatore e il maggiore esponente del verismo, un movimento letterario che si caratterizza per il realismo e la rappresentazione cruda e sincera della vita quotidiana, in particolare delle classi sociali più umili.
La vita e l’opera di Verga
La carriera letteraria di Giovanni Verga iniziò con opere di carattere romantico, ma fu con la pubblicazione di Vita dei campi (1880) che l’autore definì il suo stile verista. In questa raccolta di racconti, Verga esplora la vita contadina della Sicilia, descrivendo con profondo realismo poetico la povertà e lo sfruttamento che caratterizzavano il mondo rurale dell’epoca.
Successivamente, Verga intraprese un progetto ambizioso: la creazione di un ciclo di cinque romanzi noto come Il ciclo dei vinti. Questo ciclo doveva raccontare la lotta dell’uomo contro forze economiche e sociali che lo sovrastano e lo condannano a un destino di sconfitta. Tuttavia, l’autore completò solo due dei romanzi previsti: I Malavoglia (1881) e Mastro-don Gesualdo (1889).
Pessimismo e lotta per la vita
In I Malavoglia, Verga descrive la vita di una Giovanni Verga di pescatori siciliani alle prese con difficoltà economiche e tragedie personali, mentre Mastro-don Gesualdo narra l’ascesa sociale e la conseguente solitudine di un contadino arricchito. In entrambe le opere, emerge il pessimismo di Verga nei confronti di una società dominata dalla “lotta per la vita”, dove non esiste alcuna possibilità di riscatto per i vinti.
Verga rimane uno degli autori più studiati e ammirati della letteratura italiana, non solo per la sua capacità di raccontare la realtà sociale del suo tempo, ma anche per la profondità psicologica dei suoi personaggi e la sua maestria nel descrivere le dinamiche umane.