Gli street artists sono gli artisti più sensibili ad alcuni temi, soprattutto quando si parla di abusi e soprusi nei riguardi dei più deboli e degli indifesi. E nel ricordare Soumaila Sacko, Laika ha confermato questo piccolo pensiero.
La street artist Laika ha partecipato all’iniziativa artistica patrocinata dal Municipio VIII di Roma e l’associazione Cultrise per la realizzazione di un murales in memoria del bracciante attivista Soumaila Sacko, assassinato due anni fa a San Calogero.
“Sono passati due anni dall’omicidio di Soumaila Sacko, ucciso a colpi di fucile il 2 giugno del 2018 mentre raccoglieva delle lamiere per la sua baracca, e la lotta dei braccianti non si è fermata”, dichiara Laika. “Le condizioni di lavoro inumane alle quali sono sottoposti migliaia e migliaia di donne e uomini sono il frutto delle politiche dei giganti del cibo, che, nel nome del profitto, schiacciano contadini e braccianti, con la complicità della politica che non ha interesse a far uscire tutte queste persone dall’invisibilità”.
Sacko oggi è la voce di tutti quei braccianti invisibili che lavorano sotto la stretta dei caporali. Sacko, come Jerry Masslo (Umtata, 4 dicembre 1959 – Villa Literno, 25 agosto 1989, profugo sudafricano di trent’anni, ucciso da una banda di criminali che gli aveva rubato i frutti di alcuni mesi di lavoro come bracciante, impegnato nella raccolta di pomodoro), rappresenta, non solo una condizione lavorativa disumana da abbattere, ma la lotta degli invisibili contro il caporalato.
L’opera dedicata a Soumaila Sacko
Il bracciante sindacalista tiene in mano un pomodoro, che si trasforma in sangue che cola lungo il suo braccio, che trasmette al passante il dolore che c’è dietro anche ad un semplice pomodoro. Sacko stringe forte i suoi pugni, e sullo sfondo si legge “Justice”.
Questa location – ha concluso l’artista – è altamente simbolica: Sacko tiene in mano un pomodoro da cui cola del sangue lungo il suo braccio. È il sangue dei braccianti che si spaccano la schiena per una paga da fame per permettere alla grande distribuzione di ricavare il maggior profitto dalle vendite a basso costo dei prodotti agricoli.
L’opera si trova al mercato rionale di Via Corinto nel quartiere San Paolo e, spiega il presidente del municipio VIII Amedeo Ciaccheri, “parla di una storia che ci riguarda, parla del cibo che ogni giorno consumiamo, degli invisibili che ci permettono di avere nei mercati frutta e verdura, di una filiera che ancora vive di sfruttamento, caporalato e sprezzo della dignità umana“.
Per non dimenticare: chi è Soumaila Sacko
Il 2 giugno del 2018, il giorno della festa della Repubblica Italiana, un uomo “bianco” sparò e uccise Soumaila Sacko mentre cercava, insieme a due suoi amici, Madoufoune Fofana e Drame Madhieri, delle lamiere per costruire un rifugio di fortuna. L’uomo bianco, che sparò a Soumaila Sacko nella Ex Fornace “La Tranquilla” a San Calogero in provincia di Vibo Valentia (Calabria), venne successivamente identificato dagli inquirenti come Antonio Pontoriero.
Soumaila viveva nella tendopoli di San Ferdinando, nella piana di Gioia Tauro in Calabria, una baraccopoli che accoglie più di quattrocento braccianti. L’intera piana, ne ospita più di 3.000 in condizioni disumane. Gli incendi non sono rari e per evitare altri roghi, i braccianti decidono di evitare la plastica per la costruzione delle case, o meglio rifugi di fortuna.
Soumaila Sacko era un attivista sindacale di 29 anni, un bracciante con regolare permesso di soggiorno e figlio di contadini del villaggio di Sambacanou nella Regione di Kayes in Mali. Soumaila era dovuto andare via dal proprio paese perché l’avanzamento della siccità e della desertificazione, causate dalla crisi climatica, rendeva impossibile il lavoro della terra visto che la fertilità del suolo e la produttività dell’ecosistema erano gravemente compromesse.
Soumaila è arrivato in Italia con la speranza di costruire per sé e per la propria famiglia un futuro migliore attraverso il lavoro di agricoltore, come la maggior parte di chi è disposto ad emigrare, pur di migliorare le proprie condizioni. Soumaila, seguendo le orme del padre sindacalista, divenne attivista sindacale al fine di dare voce ai bisogni dei braccianti schiacciati dai giganti del cibo nella filiera agricola.
“Era un combattente abituato a combattere“, ha detto suo cugino Hamadou Sacko, che vive in Francia. Nonostante gli avesse proposto più volte di raggiungerlo, Soumaila aveva sempre rifiutato: “Vivo in un campo dove ci sono più di 400 persone che non hanno parenti in Europa. Pensi sia normale abbandonarle qui?”.
Soumaila Sacko era impegnato nel processo di sindacalizzazione attraverso il quale chiedeva “un uguale salario per un uguale lavoro” per tutti i braccianti, indipendentemente dal colore della pelle e dalla provenienza geografica.
Ancora troppe le vittime e i morti, uccisi dal mercato e da uomini senza scrupoli e senza anima, devoti solo al Dio Denaro.