Come un parente emigrato che approfitta del periodo estivo per rientrare nei luoghi che lo hanno visto nascere, allo stesso modo gli Argenti di Morgantina sono appena tornati a casa, nel museo della cittadina di Aidone. Tutto era pronto per accoglierli ma ancora non si conosce la data per l’inaugurazione che dal Polo museale di Piazza Armerina, competente per giurisdizione, fanno sapere che sarà a breve, una volta ultimato l’allestimento.
Da New York alla Sicilia ogni quattro anni tornano gli Argenti di Morgantina
La storia moderna degli Argenti di Morgantina ha radici nelle vicende che purtroppo hanno accomunato molti siti archeologici italiani. Fu coniato proprio un termine ad hoc per coloro che senza scrupolo alcuno, violavano tali siti e ne vendevano i reperti trafugati: i “tombaroli”.
Inizialmente erano azioni indipendenti di sparuti delinquenti ma in seguito, evidentemente dietro una richiesta del mercato clandestino sempre più strutturata, tali gruppi divennero ben organizzati tanto da agire su commissione, alzando il tiro circa il pregio e il valore storico dei pezzi trafugati. E fu così che centinaia di reperti furono allontanati dai siti di ritrovamento per andare ad abbellire clandestinamente collezioni private ma anche a far bella mostra di sé alla luce del sole nei musei di tutto il mondo.
Gli argenti di Morgantina scampati alla corruzione dei secoli, ma non a quella dei “tombaroli”
Appartenuti a Ierofante, sommo sacerdote del culto di Demetra e Persefone, gli Argenti di Morgantina, potrebbero essere stati nascosti nel luogo del ritrovamento, vista l’imminenza del saccheggio della città ad opera dei Romani nel 211 a.C.; sono composti da 15 pezzi di puro argento finemente cesellato, risalenti al III secolo a.C. e rinvenuti nello scavo archeologico nell’area denominata Morgantina dai famigerati “tombaroli”. Questo ritrovamento, frutto di scavi non autorizzati, viene fatto risalire grosso modo ai primissimi anni ’70. Da qui in poi un decennio di silenzio totale sugli Argenti di Morgantina, fino a quando non trovarono posto in una bella teca del Metropolitan Museum di New York.
Regolarmente acquistati secondo la dichiarazione dell’allora direttore Philippe De Montebello , poco si sa sugli effettivi contatti e passaggi per cui si arrivò alla definizione della transazione che portò gli Argenti di Morgantina nella grande Mela, proprio perché le dichiarazioni delle parti in causa risultarono mancanti di particolari fondamentali alla ricostruzione dell’intero iter o forse perché a tutt’oggi non sono ancora stati resi noti.
Che non si sia potuto, o che non si sia voluto, sta di fatto che nel 2006, dopo una serie di contatti diplomatici e confronti con tavoli tecnici, lo Stato italiano e quello americano, attraverso i rispettivi organi competenti in materia di patrimonio artistico, la regione Sicilia e lo stesso direttore del Metropolitan Museum di New York arrivarono ad un accordo.
Gli Argenti di Morgantina sarebbero stati restituiti allo Stato italiano e avrebbero fatto ritorno in Sicilia
Il tanto atteso ritorno ci fu nel 2010 quando gli Argenti di Morgantina furono dapprima ospitati e messi in mostra nella città di Roma presso il Palazzo Massimo alle Terme e successivamente collocati nel Museo della città di Aidone.
L’accordo stipulato però fu presentato dapprima come una “restituzione” ma in seguito fu chiarito che le parti in causa erano giunte ad un compromesso diverso. Gli Argenti di Morgantina sarebbero divenuti, loro malgrado, dei preziosi itineranti. Per quattro anni sarebbero stati ospitati dal Museo di Aidone e per i successivi quattro anni sarebbero tornati nelle teche del Metropolitan Museum di New York e durante la loro assenza dal suolo a stelle e strisce, la sovrintendenza italiana si impegnava a sostituire gli Argenti di Morgantina, con reperti di identico valore che formalmente avrebbero riempito il posto lasciato vuoto dagli originali.
Soluzione questa che lascia tanto amaro in bocca soprattutto perché non c’è reciprocità, nel senso che tale accortezza non viene usata nei confronti del Museo di Aidone che nei quattro anni di assenza degli Argenti di Morgantina, si trova a dover gestire un “vuoto” non preso in considerazione dai famosi accordi internazionali.
E’ anche vero che dalle cronache locali si apprende come la gestione dell’intero sito archeologico di Morgantina che comprende anche il Museo di Aidone, soffra troppo spesso di mancanza di personale che di fatto ne impedisce talvolta la regolare fruizione da parte dei visitatori.
Negli ultimi anni la nuova gestione da parte della regione Sicilia ha voluto voluto fortemente riprendere in mano tale situazione attivando consultazioni al fine di trovare accordi più al passo con i tempi con il Metropolitan Museum di New York, ma ancora non se ne conoscono ulteriori dettagli.
Una cosa però è certa, gli Argenti di Morgantina sono tornati a casa, in vacanza per quattro anni, dopo aver fatto tappa e messi in mostra al Quirinale e nella città di Palermo.
Mi auguro che sia trovata una soluzione più consona per un patrimonio di tale portata che nel suo peregrinare da un museo all’altro, rischia realmente di andare perduto.