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Il Grande Museo Egizio apre alle collaborazioni internazionali?

Il Gem del Cairo si apre a una rete globale di musei e studiosi

Massimo 2 settimane fa Commenta! 5
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Il Grande Museo Egizio del Cairo, a pochi giorni dalla sua inaugurazione ufficiale, si candida a diventare un punto di riferimento mondiale per la ricerca e la cooperazione nel campo dell’archeologia e della conservazione. Il direttore e CEO Ahmed Ghoneim ha dichiarato l’intenzione di instaurare partnership con musei, centri di ricerca e restauratori di tutto il mondo, sottolineando come il Gem voglia offrire le proprie competenze e strutture come hub culturale globale al servizio della comunità scientifica.

Contenuti
Un museo simbolo del nuovo EgittoLe tensioni sul tema delle restituzioniIl dialogo con il Museo Egizio di TorinoUn museo vivo, tra turismo e identità nazionaleUn successo anche diplomatico

Un museo simbolo del nuovo Egitto

Il Grande Museo Egizio, il più vasto mai dedicato alla civiltà dei faraoni, rappresenta uno dei progetti culturali più ambiziosi del Paese. Costruito con un investimento di 1,2 miliardi di dollari, si trova ai piedi delle Piramidi di Giza e ospita oltre 100 mila reperti, molti dei quali mai esposti prima. Il complesso include laboratori di restauro d’avanguardia, sale di studio, spazi espositivi monumentali e aree commerciali e di ristorazione.

Secondo Ghoneim, il museo non si limita a essere una vetrina turistica, ma un polo di ricerca interdisciplinare in grado di accogliere studiosi da tutto il mondo. «Vogliamo collaborare con restauratori ed egittologi e mettere al servizio del mondo il nostro hub culturale», ha dichiarato ai giornalisti internazionali durante una visita speciale al Cairo.

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Le tensioni sul tema delle restituzioni

Asta museo saunders

La dichiarazione del direttore arriva in un momento delicato. Un post diffuso sui social, di provenienza incerta, aveva suggerito un presunto progetto di “restituzione globale” dei reperti egizi custoditi nei musei esteri, con il supporto dell’Unesco. Il riferimento implicito era alla recente nomina di Khaled el-Enany – egittologo, ex ministro della Cultura e delle Antichità e nuovo direttore generale dell’Unesco – interpretata da alcuni come un segnale di svolta diplomatica.

Ghoneim ha però precisato che il Gem non si occupa di rivendicazioni, ribadendo che la missione del museo è scientifica e collaborativa, non politica. L’istituzione, ha spiegato, punta a rafforzare i rapporti accademici e culturali, promuovendo la circolazione del sapere più che quella degli oggetti.

Il dialogo con il Museo Egizio di Torino

Tra i partner ideali del Cairo figura anche il Museo Egizio di Torino, il più antico al mondo dedicato alla civiltà del Nilo. Le due istituzioni condividono l’obiettivo di favorire lo studio e la valorizzazione del patrimonio comune, e secondo Ghoneim potrebbero presto avviare progetti di ricerca congiunti, scambi di mostre e iniziative di formazione.

Il direttore della conservazione del Gem, Hussein Kemal, ha confermato che le partnership internazionali sono una priorità. «Finora non abbiamo instaurato rapporti formali, ma vogliamo farlo. Sarà vantaggioso per entrambe le parti e fondamentale per creare una rete con i principali musei del mondo», ha spiegato.

Un museo vivo, tra turismo e identità nazionale

Corredo di nefertari

A pochi giorni dall’apertura, il Gem accoglie migliaia di visitatori, egiziani e stranieri, molti dei quali giovani e orgogliosi del nuovo simbolo culturale del Paese. Bandiere, colori nazionali e curiosità accompagnano l’ingresso nel maestoso edificio che promette di rivoluzionare l’esperienza museale egiziana.

Ghoneim ha ricordato che il turismo sarà la principale fonte di sostentamento per la gestione ordinaria della struttura, grazie anche alle numerose attività commerciali interne e all’indotto creato da hotel e ristoranti dell’area. Il vecchio Museo Egizio di piazza Tahrir resterà comunque aperto, mantenendo viva la memoria di un luogo che ha segnato la storia della museologia moderna.

Un successo anche diplomatico

La coincidenza tra l’inaugurazione del Gem e la nomina di Khaled el-Enany all’Unesco non è casuale nel quadro della politica culturale egiziana. Con 54 anni e una lunga esperienza accademica, El-Enany è il primo rappresentante di un Paese arabo e il secondo africano a guidare l’organizzazione internazionale, succedendo alla francese Audrey Azoulay.

La sua elezione, avvenuta durante la conferenza generale di Samarcanda, è considerata una vittoria diplomatica per l’Egitto di Abdel Fattah al-Sisi, rafforzando il ruolo del Paese come interlocutore centrale nella tutela del patrimonio mondiale.

Con queste premesse, il Grande Museo Egizio non è soltanto un nuovo spazio espositivo, ma un simbolo di rinascita culturale, capace di connettere passato e futuro in una rete di cooperazione globale che abbraccia ricerca, arte e identità.

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