Sono tante le curiosità che scopriamo sulla cultura nipponica, e in particolare sull’arte. Oggi parleremo di Gyotaku, un’arte giapponese antica, ideata dai pescatori, per provare la grandezza dei pesci pescati. Un’arte che omaggia la vita marina e il popolo del mare.
E’ un tipo di arte che si sta diffondendo anche in Occidente, in particolare in Italia. Infatti, in Liguria, a Cavi di Lavagna, troviamo un’artista del Gyotaku: Elena Di Capita.
Cos’è il Gyotaku? Tecniche e tradizione
L’arte del Gyotaku (魚 拓) è il metodo tradizionale giapponese di stampare il pesce. Questa pratica che risale alla metà del 1800, ed è stata utilizzata dai pescatori per registrare le catture e il pescato, ma è diventata anche una forma d’arte a sé stante.
Il metodo di incisione Gyotaku utilizza pesci, creature marine o soggetti simili come lastre di stampa. Le stampe vengono realizzate utilizzando inchiostro sumi e carta washi. Si dice che i samurai stabilissero delle gare di pesca usando le stampe gyotaku. Questa forma d’arte, nata come metodo di registrazione per i pescatori, è ancora utilizzata oggi e può essere vista appesa nei negozi di pesca in Giappone.
Questo stile si è evoluto in tre diversi approcci:
- chokusetsu-hō, è il più vicino al metodo originale. Il pesce viene pulito, preparato, supportato e quindi ricoperto d’inchiostro. A questo punto, si applica sul pesce la carta washi (carta di riso) inumidita e si crea un’immagine strofinando o premendo con cura;
- kansetsu-hō, è un processo più scrupoloso e produce immagini molto delicate e dettagliate. Questo metodo prevede l’adesione di carta washi, seta o altro tessuto al pesce utilizzando la pasta di riso. Il pesce offre il dettaglio del suo rilievo attraverso la seta, e l’inchiostro viene applicato minuziosamente sulla seta mentre aderiva al pesce, con tampos (applicatori di seta avvolti attorno al cotone);
- tensha-hō, è un procedimento meno conosciuto e utilizzato. È stato sviluppato quando l’obiettivo della stampa era quello di creare l’immagine su una superficie dura come legno, pelle , plastica o persino il muro di un’abitazione.
Solitamente le stampe non vengono lasciate incomplete, ma si procede ad inserire i dettagli utilizzando una scala di grigi, più vicina al primo risultato ottenuto. Altrimenti l’artista aggiunge dei dettaglia che rendono il risultato finale molto più realistico e tridimensionale.
Artisti che utilizzano le tecniche di Gyotaku
Sono molti gli artisti che si cimentano in questa tecnica, In Giappone possiamo ammirare le opere dell’artista Naoki Hayashi, che ha iniziato a realizzare stampe gyotaku all’età di 11 anni. Da allora ha perfezionato e padroneggiato il suo esclusivo procedimento di gyotaku. Ciascuno dei pezzi di Naoki è stato creato utilizzando colori acrilici atossici e carta shoji.
La sua arte presenta pesci in colori reali e in composizioni che riflettono l’ambiente naturale. Naoki ha un profondo rispetto per l’oceano e le sue creature. Pertanto, creerà solo arte gyotaku dal pesce che verrà mangiato.
Un’altra artista che applica l’arte giapponese in maniera magistrale è Heather Fortner. La Fortner utilizza principalmente pesci morti trovati sulla spiaggia, e si assicura di riutilizzare il pesce per diverse stampe prima di seppellire il corpo nel suo giardino come fertilizzante. In questo modo, spiega, può usare la sua arte per ricordare alla gente che i pesci sono una risorsa limitata e in via di esaurimento a causa della pesca eccessiva.
Heather Fortner ha visto per la prima volta una stampa di pesce, gyotaku, nel 1976 sull’isola di Lanai nelle Isole Hawaii e da allora ha stampato e studiato questa forma d’arte. Il mare è una parte fondamentale della sua vita; l’arte dello sfregamento del pesce risuona con lei come la miscela definitiva dei regni artistico e marino.
In Italia, invece abbiamo Elena Di Capita, Gyotaku Levante, che rappresenta i pesci del Mar Ligure e del Mar Mediterraneo. Valorizza e dona una seconda vita ai pesci mediterranei. Il suo marchio è l’acciuga, e di cui ne studia le immagini dei banchi per ricrearne i movimenti e quel senso di dinamismo incessante.
Elena Di Capita, preferisce non rifinire i suoi lavori, perché ritiene che l’immagine grezza sia più vicino all’essenza del pesce rappresentato.
Questa forma d’arte, non è solo una tecnica pratica e funzionale, ma può essere utilizzata come modo per conoscere ed apprezzare anche il Mare Nostrum.