Halloween sta per arrivare, e in questa ricorrenza oltre a segnalare gli eventi dedicati, vorrei cogliere l’occasione per parlarti di una di quelle opere d’arte legate all’orrore, alle tenebre dell’inconscio.
Un artista che rappresentò al meglio le paure dell’inconscio, molti secoli prima della psicanalisi di Freud, fu proprio Francisco Goya, soprattutto nel famoso ciclo delle Pitture nere.
Questo famoso ciclo, composto da 14 pitture, era esposto sulle pareti della casa di Goya, la Quinta del Sordo che si trovava a Madrid, sulle rive del Manzanarre. Qui visse dal 1819 al 1823. I suoi dipinti erano delle tele ad olio su intonaco.
Goya le aveva dipinte per se’, creando la sua galleria personale in stile “Halloween”. In fondo come l’anima di Jack’o’Lantern, anche l’anima artistica ed umana di Goya cercava rifugio. Pertanto questi quadri non furono commissionati e ciò è possibile riscontrarlo, poichè è evidente l’enorme differenza di stile tra ciò che Goya dipinse su commissione e ciò che dipinse per sè.
La casa passò al nipote Mariano, quando Goya andò in Francia. Nel 1874 il barone di Erlanger entrò in possesso di queste opere che, a causa del loro deterioramento, le fece trasferire su tela con la supervisione del curatore del museo del Prado, Salvador Martinez Cubells, e nel 1878 le donò allo Stato spagnolo. Oggi il Saturno che divora i suoi figli, l’opera di cui vi parlerò è esposta a Madrid, presso il museo del Prado.
Halloween: Andiamo a scoprire il mito di Crono e Zeus.
Un quadro che si lega profondamente allo spirito di Halloween e che potrebbe essere uno dei primi “horror” della storia dell’arte è appunto Saturno che divora i suoi figli, una tra le più significative opere del ciclo delle “Pitture nere”.
Il punto di partenza di questa opera pittorica è legata al mito. Saturno per i latini e Crono per i greci era il più giovane dei Titani, figlio di Urano, che nella cosmogonia rappresentava il Cielo, e di Gea che rappresentava la Terra.
Crono aveva già compiuto l’azione di tagliare i genitali di Urano e impossessarsi del trono, ma gli fu profetizzato che uno dei suoi figli gli avrebbe usurpato il trono. Preso dalla follia e dal terrore di perdere il potere, cominciò a divorare tutti i figli che la moglie generava.
La moglie Rea riuscì a mettere in salvo solo Zeus e lo lasciò sull’isola di Creta dove venne allevato dalla ninfa Andrastea e allattato dalla capra Amaltea. Da adulto spodestò suo padre e divenne il Re di tutti gli dei dell’Olimpo.
Tale soggetto venne anche rappresentato nel 1637-38 da Rubens.
Un confronto tra Saturno di Rubens e Saturno divora i figli di Goya
Il primo quadro si colloca nel Barocco pieno. Si coglie l’orrore, il movimento, la grande teatralità della scena, ma il tutto rimane avvolto da una patina di bellezza. Si coglie l’angoscia negli occhi del bambino che sta per essere divorato.
L’opera di Ruben è di una bellezza inquietante, poichè il pittore mettendo insieme l’effetto teatrale del Barocco e la bellezza dei corpi, crea un effetto di grande impatto, per cui il fruitore ha la sensazione di essere circondato da una malvagità che si cela dietro una bellezza ingannevole. L’opera di Goya, realizzata tra il 1831 e il 1832 raffigura tutto l’orrore dell’azione criminale che si concentra nello sguardo folle di Crono e in quella bocca spalancata che divora ciò che rimane del fanciullo sanguinante.
L’azione viene consumata in un antro buio e il corpo di Crono è volutamente disarmonico e selvaggio. Le pennellate sono intense, rapide e decise. Goya va fino in fondo e senza alcun tipo di filtro mette a nudo la malvagità. Il bambino è vittima, ma Crono oltre ad essere carnefice è al tempo stesso vittima della sua follia e del suo morboso legame col potere.
Molti sono le interpretazioni date a quest’opera di Goya, da quelle più intime e personali a quelle legate al tempo in cui l’artista viveva e operava. Come molti artisti ed intellettuali dell’epoca, Goya aveva accolto gli ideali dell’Illuminismo e la figura di Napoleone per poi rimanerne deluso. E questo è il punto di partenza attraverso il quale l’artista diventa consapevole del fatto che la razionalità può generare mostri.
Non a caso si stacca dalle forme del Neoclassicismo per abbracciare il mistero e le paure dell’animo umano, tendenza fortemente diffusa tra fine 700 e inizi 800.
Halloween e la spettralità de la Quinta del Sordo
Il ritiro presso la Quinta del Sordo e il periodo della Pittura nera viene subito dopo un’epoca molto turbolenta per la Spagna. Giuseppe Bonaparte fu imposto al potere, ma non fu mai accettato dalla Spagna. Ferdinando VII Borbone riprese il trono imponendo un feroce regime assolutistico, abolì la Costituzione, e reintrodusse il Tribunale dell’Inquisizione, pertanto furono anni pieni di violenti disordini.
Goya, con il suo bagaglio carico di delusione e paura e la sua salute che si aggravava sempre di più, decise di dipingere per il ristoro della sua anima e indagare ulteriormente tutte quelle pulsioni oscure. Così come uno spirito inquieto della notte di Halloween, Goya cominciò il suo viaggio negli inferi a colpi di pennello dando origine al suo interiore e inquietante percorso della Pittura nera.
In Saturno si concentrano varie immagini: la vecchiaia, di cui la divinità è simbolo, ma anche il potere che divora i suoi figli. Molti critici hanno infatti identificato Crono con Ferdinando VII, ossia il potere che divora i suoi sudditi.
Certamente la posizione di Goya è critica nei confronti della malvagità del potere, ma lo sguardo inquietante e allucinato di Saturno non può non impedire una certa identificazione. La crudeltà e il male sono in noi, oppure camminano accanto a noi che siamo destinati a combatterli e ad esorcizzarli in eterno.
La vecchiaia è un percorso inevitabile che porta a galla la verità profonda del nostro animo, compresi gli aspetti sgradevoli che vengono alla luce gettando via maschere e filtri.
Caro lettore, in questa notte di Halloween rifletti sullo sguardo di Crono/Saturno.
Secondo te la nostra anima è eternamente in bilico tra i Cieli e gli Inferi?