I burattini del Gianicolo, per i romani sono una vera e propria istituzione, talmente radicata che per molti, immaginare le domeniche senza il tradizionale rito dello spettacolo prima dello storico colpo di cannone che scandisce il mezzodì, non è nemmeno ipotizzabile.
Eppure nei primi mesi di quest’anno è venuta a mancare la Signora Agnese, colei che da otto anni aveva preso le redini di quella che ormai era diventata l’azienda di famiglia.
A fondare il teatrino dei burattini del Gianicolo era stato suo marito Carlo Piantadosi che sulla carta d’identità, alla voce professione c’aveva scritto: burattinaio.
Una professione la sua che è stata prima di tutto passione, coltivata guardando, come egli stesso non perdeva occasione di ricordare, suo padre.
A Roma Piantadosi arrivò quindicenne e non aveva granché d’esperienza in nulla ma i duri anni del dopoguerra lo spinsero a partire dalla sua amata Napoli in cerca altrove di fortuna.
Lasciò dietro di sé il golfo e il Vesuvio ma portò sempre nel cuore quello spirito d’appartenenza che negli anni a venire seppe tirare fuori per dare vita a quel Pulcinella che per primo ad ogni suo spettacolo di burattini, veniva presentato.
I burattini del Gianicolo, una storia lunga una vita
E Pulcinella la faceva da padrone, guidato dalle sicure mani del burattinaio che sotto sua stessa ammissione, a Roma, era certissimo di non avere rivali.
Ed aveva inventato anche un modo tutto suo Piantadosi per presentare Pulcinella; sapeva riprodurre una vocetta tra lo sprovveduto ed il disincantato, associato ad un fischietto che a saperlo ripetere per strada, ci sarebbe da scommettere che si girerebbero in molti, con l’illusione di rivedere il Pulcinella della loro infanzia.
Amava definirsi l’ultimo fautore della commedia dell’arte, Lui che di riconoscimenti per quella sua passione ne aveva avuti tanti, perfino dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi che sottolineò apertamente il valore della tradizione che il teatro dei burattini divulgava e tramandava ad ogni spettacolo.
Una vita dedicata ai Burattini la sua, con accanto l’inseparabile moglie Agnese che nel 2012, dopo la sua scomparsa, seppe prenderne le redini di quanto il marito aveva lasciato, continuando la tradizione di famiglia ormai divenuta anche la tradizione di un’intera città.
Era stata sua compagna nella vita ma anche dietro le quinte, dove aveva saputo imparare tante cose Agnese su come si animano i burattini, perché se non ci metti passione, non funziona niente di niente.
Tutto andò avanti come se nulla fosse accaduto e ad ogni fine spettacolo, dopo il malinteso chiarito e gli abbracci finali dopo la quotidiana razione di manganellate prese da Pulcinella, la Signora Agnese, rimasta ormai sola, decise di concludere ogni spettacolo con la voce registrata su nastro di suo marito che con tono partecipato e squillante invitava sempre tutti a continuare ad amare i suoi burattini.
Non solo burattini al Gianicolo
La Signora Agnese amava anche raccontare come Lei e suo marito si sentissero sempre più legati e coinvolti nelle vicende romane a tal punto da considerarsi parte integrante della maggior parte delle famiglie che ogni domenica accorrevano ai loro spettacoli.
Moltissimi bambini, ricorda la Signora Agnese, a fine spettacolo , esortati dai genitori, lasciavano per sempre il ciuccio nelle mani dell’istrionico Pulcinella così che lo conservasse in memoria di tanto doloroso distacco.
Ma la Signora Agnese e suo marito non se la sentirono mai di disfarsi dei ciuccetti e così raccontavano divertiti di averne conservati a migliaia, non potendo certo fare il benché minimo torto a quei bambini innocenti che avevano riposto tanta fiducia nello scanzonato Pulcinella.
A febbraio di quest’anno dunque è venuta a mancare anche Lei, ma un nipote della coppia ha, come del resto sua nonna, preso le redini del teatrino dei burattini permettendo così che possa continuare al Gianicolo il ballo di Pulcinella.
Come sempre il cartello in bella mostra raccomanda: almeno un euro.