Ormai sono tanti giorni che siamo chiusi in casa e di certo non è facile trovare nuovi modi per far passare il tempo. In questo ci possono aiutare gli artisiti che per non far sentire la propria mancanza ai fans sparsi per il mondo, mettono a disposizione chi un po’ del proprio tempo come fa Donato Carrisi che tutte le sere alle 19 dalla sua pagina Instagram legge un capitolo de Il suggeritore (ormai quasi alla fine).
Oppure i Metallica che hanno lanciato l’hashtag #metallicamondays e tutti i lunedì alle 20 (l’una di notte in Italia) trasmettono in diretta Facebook e sul loro canale YouTube un loro concerto. Hanno iniziato il 23 marzo, quindi sul canale si possono già trovare ben 4 concerti pubblicati.
Anche il nostro Sasà ha fatto qualche sabato fa la sua compilation, regalandoci qualche risata. Ultimi, ma non meno importanti, a pensare ai propri fans sono stati i Pink Floyd che seguendo l’esempio dei loro colleghi, hanno deciso di pubblicare anche loro i propri concerti.
Chi non conosce i Pink Floyd?
C’è qualcuno al mondo che non sa chi siano i Pink Floyd? Non credo, ma nel dubbio ripercorriamo insieme la loro incredibile carriera. Il gruppo nasce dall’incontro tra Syd Barrett e Roger Waters a metà degli anni ’60. Waters suonava già in un gruppo e allo scioglimento di questo fonda con Barrett, Nick Mason e Rick Wright, i Pink Floyd, ormai entrati di diritto nella leggenda della musica mondiale. Il nome fu scelto da Syd Barrett in onore di Pink Anderson e Floyd Council, due bluesmen americani.
Le loro prime esibizioni sono nel 1966 nei club underground di Londra, dove si fanno subito riconoscere per i primi esperimenti di light-show, quei giochi di luci e immagini che caratterizzeranno poi i loro concerti rendendoli eventi unici a cui assistere.
Il successo arriva con il primo singolo “Arnold Layne/ Candy and a Currant Bun”, a cui segue la conferma con il secondo “See Emily Play/ The Scarecrow” che porta la band in sala d’incisione per il primo album, The Piper at the Gates of Dawn che segna un nuovo modo di fare musica, grazie ai testi particolari e alle atmosfere oniriche che la musica richiama.
Il gruppo grazie al folgorante successo parte per una tournée negli Stati Uniti, ma qui Syd Barrett comincia a manifestare i primi segni di schizofrenia, probabilmente peggiorata dal massiccio uso di acidi. Nel gruppo entra quindi David Gilmour, amico d’infanzia di Roger Waters e dello stesso Barrett, per sopperire alle mancanze di quest’ultimo che rimane comunque come autore pur cominciando ad autoisolarsi dal mondo e ad allontanarsi dalla musica.
Nel 1969 con Barrett ormai fuori dai giochi, i Pink Floyd scrivono alcune colonne sonore per dei film, tra cui non si può non citare “Zabriskie Point” di Michelangelo Antonioni, alla fine di quell’anno poi, arriva Ummagumma, entrato di diritto tra i migliori album di sempre.
Nel 1970 con The amazing pudding sviluppano una nuova performance intermente strumentale, per completare la quale chiamano Ron Geesin il quale svilupperà un “dialogo” tra la musica sinfonica e il rock, creando un unico, lunghissimo pezzo che occuperà l’intera prima facciata del nuovo album al quale darà il titolo. Atom heart mother non ti dice niente Icrewer?
Passando attraverso gli album Meddle e Relics, nei quali la band cerca di trovare dei suoni più “gestibili” durante i concerti, arriviamo al primo dei momenti storici dei Pink Floyd, quel Live at Pompeii girato nel 1972 nel famosissimo sito archeologico. L’effetto del connubio tra luogo e musica è incredibile.
Nel 1973 i Pink Floyd ottengono il successo mondiale con The dark side of the moon. I fans aumentano in maniera esponenziale e Roger Waters, autore di tutti i testi, prende sempre più piede come leader del gruppo. L’anno dopo entrano in studio per il nuovo album con una sola canzone pronta, la sublime Shine on you crazy diamond, poi piano piano l’album prenderà corpo e verrà intitolato Wish you were here.
Quattro anni dopo, all’uscita del nuovo album Animals, i Pink Floyd partono per una tournée mondiale che sarà segnata da discussioni e screzi, persino con il pubblico. Questo darà l’ispirazione a Roger Waters per The wall, il loro immenso capolavoro. L’album è diviso in due parti, racconta della solitudine di Waters, orfano di padre, morto in Italia nella seconda guerra mondiale, dell’incomunicabilità tra i membri del grupo, della solitudine e delle discriminazioni.
Le canzoni sono una legate all’altra e l’album è sostanzialmente un’opera unica che si dipana una storia. I brani dell’album sono conosciuti in tutto il mondo, intere generazioni canteranno “hey teacher, leave the kids alone“. L’impatto dell’opera è tale che Alan Parker ci farà un film con Bob Geldof come protagonista.
The final cut, il titolo dell’album successivo, sarà profetico. I dissapori all’interno della band sono ormai incolmabili, Waters spadroneggia pretendendo di decidere su tutto e per tutti. Questo album sarà proprio il “taglio finale” di Roger Waters dalla band. La separazione non è indolore la battaglia legale per il marchio della band è feroce e vede la vittoria in tribunale di Gilmour e Mason.
Nel 1987 esce A momentary lapse of reason, dove, della vecchia formazione c’è solo Gilmour, mentre Mason dà un piccolo contributo, The delicate sound of thunder, il tour che ne consegue, vedrà i Pink Floyd protagonisti del secondo momento storico della loro carriere. Ancora una volta la scelta ricade sull’Italia, il loro concerto gratuito nella laguna di Venezia è ancora oggi ricordato con emozione da chi ci è stato e con rimpianto da chi non ha potuto esserci (io per esempio…).
Nel 1994 The division bell vedrà la band rientrare quasi al completo, con Wright e Mason di nuovo autori anche dei brani. Pulse, il tour che ne consegue, avrà successo mondiale, con date sold out ovunque.
Proprio da Pulse parte il “regalo” che i Pink Floyd hanno voluto fare ai loro fans. Il concerto è on line dal 17 aprile e ha già ottenuto oltre 900.000 visualizzazioni. Venerdì prossimo sarà la volta di Live at Pompeii, il 2 maggio sarà possibile guardare An hour with Pink Floyd, mentre l’8 ci sarà la versione DVD di David Gilmour Live At Pompeii.
La band ha scritto sul proprio sito “Vorremmo augurarvi tutto il meglio e speriamo che voi e i vostri cari stiate tutti bene in questi tempi difficili. Continueremo a pubblicare post come sempre, sperando di regalarvi immagini, musica e video interessanti e divertenti che possano aiutarvi a superare tutto questo”, di certo le loro canzoni non saranno una “cura” per il Coronavirus, ma un momento di riposo per l’anima sicuramente.