I mangiatori di patate è davvero una delle opere più famose o la più nota così come aveva pensato Vincent Van Gogh? È nata per sbaglio o è un capolavoro che nasconde un mistero?
Al Van Gogh Museum l’opera The Potato Eaters’ viene sottoposta ad analisi, per far scoprire ai fruitori tutti i misteri che sono posti all’interno di essa.
Un’opera sottovalutata ma che nasconde grandi segreti, forse Van Gogh non aveva tutti i torti quando pensò di aver prodotto l’opera più alta della sua carriera, il suo capolavoro, una tela carica di sentimento che raccontava la vita contadina, cosa che sfuggì ai critici del tempo e forse anche al fratello Theo che si occupava della sua pubblicazione artistica, al quale Van Gogh inviò una litografia per poterla iniziare a rendere nota, ma egli pensò di non presentare il lavoro di Van Gogh al pubblico perché appariva molto cupo e contrastava con i colori parigini vivaci e sfarzosi del tempo.
Van Gogh inviò una litografia de I mangiatori di patate al fratello e all’amico Anthon van Rappard, ma da quest’ultimo ebbe la critica più dura “E perché quell’uomo a destra non abbia un ginocchio […] E perché il suo braccio deve essere troppo corto di un metro? […] E perché la donna a sinistra deve avere una specie di piccolo gambo di pipa con un cubo su di esso per un naso?.
Van Gogh ancora inesperto con la tecnica litografica non si accorse di aver creato uno “specchio” dell’opera e così l’immagine apparve strana agli occhi altrui, che non la promossero.
Ma I mangiatori di patate in realtà, è davvero un capolavoro dell’arte così come la “sentì” il suo creatore e nasconde molti misteri che a guardarla “di primo acchitto” non si notano.
Il Van Gogh Museum dall’ 8 ottobre 2021 al 22 febbraio 2022, ci porta alla scoperta dell’opera più da vicino e più nel dettaglio, una lettura mai vista finora.
I mangiatori di patate, I segreti all’interno dell’opera di Van Gogh
«Di tutti i miei lavori, ritengo il quadro dei contadini che mangiano patate, che ho dipinto a Nuenen, decisamente il migliore che abbia fatto»
Per prima cosa non esiste una sola versione de I mangiatori di patate.
Quella più nota è del 1885, ma questa è la seconda versione che Van Gogh creò passando dalle pennellate veloci e una pittura agreste ad una più raffinata e attenta alla cura dei dettagli, che andò ad arricchire l’opera, a delineare i personaggi e ad impreziosirla con numerose curiosità che spesso sfuggono all’occhio umano.
«Un contadino è più vero coi suoi abiti di fustagno tra i campi, che quando va a Messa la domenica con una sorta di abito da società. Analogamente ritengo sia errato dare a un quadro di contadini una sorta di superficie liscia e convenzionale. Se un quadro di contadini sa di pancetta, fumo, vapori che si levano dalle patate bollenti – va bene, non è malsano; se una stalla sa di concime – va bene, è giusto che tale sia l’odore di stalla; se un campo sa di grano maturo, patate, guano o concime – va benone, soprattutto per gente di città»
Van Gogh come posatori delle sue opere sceglieva gente del popolo, semplice, autentica adatta a creare composizioni realistiche.
Nella seconda versione de I mangiatori di patate si possono meglio notare tutti i dettagli dell’opera.
Ecco che compaiono la teiera, le posate, le patate stesse che nella prima versione apparivano solo abbozzate dal colore, i volti dei contadini sono più definiti, come anche le loro vesti e la sedia, il tavolo, le finestre, le porte, tutto appare a regola d’arte.
I colori sono stati criticati perché restano sempre cupi, ma è davvero così? Non c’è colore ne I mangiatori di patate di Van Gogh? Dal Van Gogh Museum ci arriva voce che non è così.
Il colore
Quando si guarda il dipinto è chiaro notare toni cupi “spezzati” che vanno sul grigio, per rappresentare un ambiente chiuso ed illuminato solo da una lampadina fioca, in realtà ciò che gli avevano sempre criticato in questo dipinto, Van Gogh non lo accettò perché da bravo pittore sapeva che, in quella tela c’erano tutti i colori possibili ed immaginabili.
Per creare quelle tonalità grigiastre Van Gogh non ha utilizzato bianco e nero accostati a colori primari, ma tonalità di colori su colori.
Prendendo il complementare di un colore primario, come ad esempio arancione e blu, ed unendoli insieme questi creano tonalità grigiastre differenti.
In questa opera l’artista usa in realtà tutta la palette dei colori per realizzare un tono cupo e spento che evidenzia non solo l’ambiente chiuso, ma anche magari una parte della giornata arrivata ormai al culmine?
Oggetti nascosti nel dipinto I mangiatori di patate
Ebbene sì. Uno degli oggetti segreti che non vengono subito notati è proprio l’orologio posto sulla sinistra che segna un’ora, le 19 di sera, orario in cui i contadini si ritiravano dai campi per mangiare il frutto seminato e raccolto.
I mangiatori di patate non vengono chiamati così solo per la rappresentazione di tale scena, ma perché tutti i contadini consumavano in tutta la giornata questo pasto, cucinandolo in vari modi.
In questa si notano essere patate bollite, per il fumo leggero che Van Gogh ha dipinto.
«Ho voluto, lavorando, far capire che questa povera gente, che alla luce di una lampada mangia patate servendosi dal piatto con le mani, ha zappato essa stessa la terra dove quelle patate sono cresciute; il quadro, dunque, evoca il lavoro manuale e lascia intendere che quei contadini hanno onestamente meritato di mangiare ciò che mangiano. Non vorrei assolutamente che tutti si limitassero a trovarlo bello o pregevole»
Compaiono anche altri oggetti segreti nel dipinto semi-oscurati dalla luce soffusa, come una stampa religiosa con crocifisso per benedire la casa posto subito accanto all’orologio, un contenitore con delle posate e salsicce fumanti poco visibili e poi una scritta “Vincent” sullo schienale della sedia di legno, non più nota a causa dell’ossidazione della vernice.
La famiglia De Groots nell’opera I mangiatori di patate
Van Gogh conosceva bene i personaggi dipinti.
Si tratta della famiglia De Groots formata dalla madre Cornelia (nome da nubile Van Rooij) e dai suoi figli Hendrik, Peter e Gordina.
Ne I mangiatori di patate appaiono, infatti, il ritratto dell’uomo che beve da una tazza, già disegnato precedentemente in Testa d’uomo 1885 e Gordina, apparsa in altre opere.
Il Van Gogh Museum con il Potato Eaters Studio permette ai fruitori di far parte della storia entrando nel dipinto I mangiatori di patate, riproducendo a grandezza naturale il cottage.
Ci si può sedere, usare il tavolo dove è stato consumato il pasto ed interagire con l’ambiente e con la storia.
“Ci saranno anche workshop in cui potrai conoscere meglio i De Groots e creare la tua versione di The Potato Eaters.”
È disponibile anche il libro scritto dalla ricercatrice Bregje Gerritse, di 104 pagine che spiega in maniera impeccabile tutta la storia che ruota attorno al dipinto, con illustrazioni della vera abitazione.
Ultima versione
Quando Van Gogh nel 1890 venne ricoverato a Saint Rémy per problematiche mentali, ebbe la necessità di riproporre I mangiatori di patate in una nuova versione, cercando di sentire così l’aria più familiare.
Si fece perciò inviare gli schizzi dei contadini, che aveva lasciato nella sua dimora, dai familiari.
Iniziò a tratteggiare delle linee più marcate e più sicure che gli assicurarono delle pose e delle proporzioni quasi più sinuose e naturali.
Ma non riuscì a creare una versione dipinta a colori, di questa ci rimangono solo schizzi.
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