Ci passiamo sopra ogni giorno. Le saliamo, le scendiamo, spesso senza farci caso. Eppure le scale, da secoli, sono una delle metafore più potenti nella storia dell’arte.
Transizione, ascesa, caduta, dubbio, scelta. Le scale non collegano solo due piani: collegano due stati dell’essere. E quando compaiono in un dipinto, in una scultura o in un’installazione, stanno dicendo qualcosa. Basta saperle ascoltare.
Una presenza silenziosa (ma costante)
Dalle tombe egizie ai palazzi rinascimentali, dalle cattedrali gotiche alle visioni oniriche del surrealismo, le scale ci sono sempre state. In alcuni casi per accompagnare lo sguardo, in altri per disorientarlo completamente.
Pensiamo a Escher e alle sue scale infinite: un labirinto visivo in cui non si sa più se si sale o si scende. Un’opera d’arte che diventa una sfida alla logica, una riflessione sulla percezione e sull’illusione.
Ma anche i pittori barocchi usano la scala come strumento scenografico. In Caravaggio, ad esempio, la scala non è quasi mai al centro, ma spunta sullo sfondo, quasi fosse un passaggio segreto tra mondo sacro e mondo umano.
Simbolo di viaggio e cambiamento

Salire una scala nell’arte spesso significa avvicinarsi a qualcosa di più alto: conoscenza, spiritualità, potere, redenzione. Lo vediamo nelle rappresentazioni religiose, dove la scala è ponte tra terra e cielo, tra peccato e salvezza.
Ma attenzione: la scala può anche essere instabile, fragile, traballante. In molte opere contemporanee, è simbolo di precarietà. Sale verso il nulla. È rotta. Pende nel vuoto. Non ti porta da nessuna parte. E proprio per questo ci interroga.
L’arte ci ricorda che non tutte le scale vanno salite. Alcune sono lì per farci riflettere sul rischio di ogni passo.
Le scale nell’architettura come scenografie del quotidiano
Nel mondo reale – quello costruito – le scale sono uno degli elementi architettonici più carichi di significato visivo. Le scale monumentali delle piazze italiane, ad esempio, non sono solo funzionali. Sono teatrali. Fanno da cornice al potere, al sacro, alla celebrazione.
Pensa alla Scala Santa di Roma, alla scalinata di Piazza di Spagna, o a quella che porta alla basilica di Superga a Torino. Tutte raccontano un’idea di solennità, di sollevamento fisico e spirituale.
Ma ci sono anche le scale nascoste, quelle dei vicoli stretti, delle case di ringhiera, delle fabbriche abbandonate. Anche quelle parlano. Di fatica, di memoria, di quotidianità.
Le scale oggi: tra fotografia e installazione
Molti artisti contemporanei usano le scale come elemento centrale nelle installazioni. Una scala che non tocca terra. Una scala in bilico su un vuoto. Una scala in miniatura in una stanza immensa.
Anche nella fotografia urbana, la scala è spesso protagonista: gioca con la luce, suggerisce movimento, crea tensione. Spesso è il luogo dove accade “qualcosa”, anche quando non c’è nessuno.
E poi ci sono le scale rotte. Quelle che non portano più da nessuna parte. Quelle che ci fanno pensare a tutti i percorsi lasciati a metà.
E tu? Hai mai notato una scala in un’opera d’arte che ti ha colpito? O hai scattato una foto a una scala che sembrava raccontare qualcosa di più?
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Ora preparo Accadde oggi – Domenica 20 aprile, ore 11:00, con la data nel titolo. A tra poco!