San Clemente: il fascino di oltre 2000 anni di storia
Una stratificazione di secoli dove fede, cultura, sacro e profano, mondo pagano e mondo Paleocristiano si incontrano, alternano e sovrappongono creando un dialogo continuo con gli studiosi e gli archeologi alla continua ricerca di misteri da scoprire. Questa è la Basilica di San Clemente a Roma, situata a pochi passi dal Colosseo.
Il visitatore respira oltre 2000 anni di storia in questa particolare chiesa romana suddivisa in più livelli: la Basilica superiore del 1100, la Basilica Paleocristiana del IV secolo, il Mitreo e l’insula romana del II secolo d. C., infine tracce di abitazioni romane bruciate dall’incendio di Nerone nel 64 d. C..
Un martirio che con molta probabilità ha disperso nel fondo del Mar Nero i resti di San Clemente (92-101), terzo successore di San Pietro, costituisce il punto di partenza. I documenti del IV secolo testimoniano infatti che Clemente durante l’Impero di Traiano (98-117) fu condannato all’esilio in Crimea e ai lavori forzati nelle miniere. Poichè cercò di diffondere la fede tra i soldati e i compagni di prigionia, i Romani lo legarono ad un’ancora e lo gettarono in mare. Fu San Cirillo, che diede un notevole impulso alla letteratura slava, a ritrovare l’ancora e le presunte reliquie del Santo e le consegnò a Roma nell’867.
La Basilica fu in mani ambrosiane fino al 1643 e poi fu soppressa da Urbano Vili. Nel 1645 Il Cardinale Nipote Camillo Pamphili affidò la Basilica ai Domenicani di San Sisto, ma in seguito con la persecuzione religiosa in Irlanda, la gestione passò ai Domenicani Irlandesi.
Questi ultimi furono artefici degli scavi voluti da Padre Mullooly dal 1857 al 1870, anni fervidi in cui l’archeologia ebbe un ruolo molto importante nel ridefinire l’ordine e la misura di una civiltà che aveva attraversato le guerre di Indipendenza e i fermenti del Risorgimento.
Nel 1863 venne ritrovata la tomba di San Cirillo che attualmente si trova nella Basilica Paleocristiana del IV secolo. Gli scavi diretti dal 1912 al 1914 da padre Louis Nolan per la costruzione di un canale di scolo tra San Clemente e il Colosseo rivelarono un quarto strato archeologico, costituito da una serie di abitazioni distrutte dall’incendio di Nerone nel 64 d.C.
La struttura superiore è stata ristrutturata durante il periodo Barocco, ma all’interno è formata da tre navate suddivise da file di colonne. Al centro troviamo l’abside con il mosaico di tipo Bizantino del 1100. Cristo si trova al centro tra Giovanni evangelista e la Vergine e il Crocifisso è raffigurato come un albero della vita dal quale si diramano decorazioni floreali di foglie di acanto a forma di spirale e di ventaglio. Le varie simbologie richiamano i dodici apostoli: le 12 colombe e le dodici pecore che entrano nella Gerusalemme celeste con l’Agnello di Dio al centro. Il sacrificio di Cristo è quindi raffigurato come linfa vitale per l’umanità. I cervi che bevono alla fonte rappresentano il simbolo dei cristiani assetati di salvezza. Sotto il mosaico abbiamo l’altare con le reliquie di San Clemente. Particolarmente interessante è la cappella dedicata al martirio di Santa Caterina da Alessandria, affrescata da Masolino da Panicale. In essa è presente anche una grande crocifissione nella quale i critici riconoscono anche l’impronta di Masaccio.
Con il passaggio delle truppe normanne di Roberto il Guiscardo nel 1054 la Basilica Paleocristiana del IV secolo fu distrutta, ma fu poi interrata nel 1099 per volere di Papa Pasquale II. Il muro destro della Basilica poggia sul colonnato dell’antica chiesa.
Di notevole interesse all’interno della Basilica Paleocristiana, l’affresco che narra del miracolo della conversione di Sisinno. Lo spettatore contemporaneo ha la sensazione di trovarsi di fronte al primo fumetto di era paleocristiana. Nella parte superiore San Clemente celebra la liturgia ed è seguito con molta attenzione e devozione dalla moglie di Sisinno, Teodora. Nella parte inferiore Clemente si reca da Sisinno per chiarire l’equivoco e per convertirlo, ma scatena la sua rabbia e viene preso a bastonate e letteralmente trainato fuori dai suoi servi. Viene utilizzato un linguaggio colorito: “Trahite fili de puta” ossia: “Tirate figli di buona donna“. E’ un primo esempio di uso di un linguaggio popolare e anche colorito per far presa sulle fasce più umili e meno istruite della popolazione.
Il livello inferiore è suddiviso da un vicolo molto stretto che divide due edifici: da un lato il Tempio dedicato al culto della divinità persiana Mitra risalente al II secolo; dall’altro un’insula di epoca romana risalente al I secolo. Quest’ultima, suddivisa in piccoli appartamenti, presenta una struttura rettangolare con blocchi di tufo su cui poggiano le pareti in mattoni montati sul travertino.
Per quel che riguarda invece il culto di Mitra è interessante notare la particolare relazione e analogia tra il culto orientale e pagano e la religione cristiana. Altro elemento che rende la Basilica di San Clemente un reale punto di incontro tra fede e razionalità, tra visione laica e cristiana, tra Oriente e Occidente.
Il Tempio era destinato agli iniziati di sesso maschile. La divinità di Mitra viene raffigurata con un berretto frigio e nell’atto di uccidere un toro, simbolo della fertilità della natura, mentre lo scorpione che ne addenta i genitali rappresenta il male. Secondo la leggenda sembra che Mitra ricevette l’ordine dal dio Apollo di redimere l’umanità e che nacque il 25 dicembre in una grotta come Cristo. Era un culto praticato dai soldati e dai gladiatori. Nel 395 il culto venne considerato illegale.
Scendendo ad un livello ancora inferiore troviamo le costruzioni distrutte dall’incendio di Nerone nel 64 d.C. e un canale di scolo che collega San Clemente al Colosseo.
Una Basilica senz’altro affascinante che vale la pena visitare, un’opera architettonica che può essere fruita da un pubblico vasto, da vari punti di vista. Un’importante testimonianza di come la cultura e la fede siano materia ed energia sempre in movimento e in continua contaminazione.
Per una visione più approfondita consiglio la lettura del Dizionario delle Chiese più belle di Roma di Maria Rita e Willy Pocino, (Edilazio) del quale vi parleranno i colleghi della redazione libri al seguente link:
https://libri.icrewplay.com/leggilo-anche-tu-dizionario-delle-chiese-piu-belle-di-roma/
Buona lettura!