Il guerriero e il cavaliere che popolano il Medioevo, soprattutto intorno all’anno Mille (Basso Medioevo), nel periodo dell’incastellamento; niente a che vedere con la questione dei soldati. Questi ultimi, in origine colui che faceva per mercede il mestiere delle armi, nelle milizie mercenarie (che veniva pagato, assoldato), diventarono militari al soldo di un principe di uno Stato, verso il cadere dell’età medievale.
Il soldato, che non ritroviamo più nell’epoca medievale, deriva da una parola del francese antico ma di derivazione più antica da Solidarius (latino), per indicare qualcuno che ha operato per denaro. Solidare in Latino significa pagare e i soldati romani erano pagati in Solidi.
A differenza del guerriero e cavaliere, il soldato nasce nell’VIII e VII sec. a.C. come guardia del corpo dei tiranni, mentre nello stesso tempo alcuni Greci e Cari erano al servizio dei re di Lidia e di Psammetico in Egitto. Nel V sec., con le guerre persiane, trionfano le milizie cittadine, ma già nella guerra del Peloponneso appaiono nuovamente.
Il guerriero e il cavaliere nel Medioevo
Il mondo del Basso Medioevo, soprattutto verso il X secolo d.C., è un mondo pericoloso, caratterizzato da continue incursioni vichinghe, magiare e saracene, le quali razziano le coste e tormentano l’entroterra delle campagne. A essi si accompagnano le continue lotte interne e di nobili non ancora completamente cristianizzati.
Questo è il periodo della fioritura dei castelli e sarà proprio Castiglia che ne prenderà il nome. Sarà proprio in questi insediamenti fortificati che la popolazione troverà rifugio e protezione. Pregare, combattere e lavorare (oratores, bellatores e laboratores) erano considerati i fondamenti del vivere e degli aspetti civili ed erano i tre pilastri del mondo cristiano europeo.

Partiamo dall’inizio, dalle invasioni barbariche e dalla cosiddetta anarchia feudale. Siamo nel periodo compreso dal IX secolo e l’XI secolo, la parola miles, a poco a poco, sta sostituendo i termini che indicavano il guerriero (sicarius, buccellarius e gladiator), coloro che erano qualificati e armati, riuniti attorno a una dominus, a un principe (senior, il capobranco, il vecchio dal quale si aspettavano doni e protezione). L’etica era il coraggio, la fedeltà all’amicizia e di affetto verso il principe.
Il professionista della guerra tra il X e l’XI secolo era membro di una comitiva guidata da un grande aristocratico o chiamata a presidiare la sua dimora; per questo deteneva dal suo signore dei beni come titolo vassallatico, oppure come armi, cavalli e vesti. Questo poteva essere considerato come una sorta di stipendio. Gli era concesso vivere assieme al suo senior oppure in terre stategli a lui concesse, poteva essere considerato persona libera o servile (ministeriales).
La cavalleria non nacque naturalmente nel corso dell’VIII secolo e non, al contrario da come si pensi, dal bisogno di contrastare le incursioni degli Arabi in Spagna. È vero che l’uso delle staffe divenne fondamentale nella cavalcatura di un cavaliere, ma la credenza di un’invenzione strettamente necessaria, che avrebbe consentito al cavaliere di attaccare in maniera più stabile grazie a queste, è oramai superata. Nel combattente a cavallo, nel Medioevo, permaneva un complesso sacrale connesso all’animale nelle culture delle steppe: il cavallo.

I costi delle guerre e dell’equipaggiamento militare erano elevati, essi consistevano: cavallo, armi di ferro, giaccone imbottito e rinforzato detto bruina. Ogni signore armato era dotato di seguaci a loro volta armati, caratterizzando questo periodo storico come anarchia feudale e aumentando le violenze nei confronti degli indifesi, anche sui chierici, vedove e orfani. Fu per questo motivo che vennero costruiti dei rifugi per i bistrattati, come santuari e ospizi; mentre i guadi, le strade e i mercati furono sottoposti a una specie di tutela.
Chi attaccava nei territori tutelati era punibile di scomunica. Lo stesso provvedimento fu varato su quelle persone ritenute più deboli, e la guerra era vietata in precisi giorni della settimana (pax). Uccidere era sempre un peccato mortale, uccidere soprattutto il giovedì pomeriggio e la domenica comportava addirittura alla scomunica (tregua Dei). Così facendo, in una società egemonizzata da guerrieri, la guerra non veniva proibita ma limitata.
Se il milites conosceva l’etica basata sul coraggio, la fedeltà al capo e l’affetto per il compagno d’arme, l’etica cavalleresca nacque dai canoni della Chiesa e sulla difesa dei deboli (pauperes), tale da potersi spingere al proprio sacrificio.
I tornei medievali e gli errori cinematografici
È difficile precisare la data della nascita del torneo, ovvero degli scontri di gruppi, certo fu un’ottima soluzione per porre fine a vere e proprie sanguinarie faide familiari. Hastilundium (caratteristico scontro fra cavalieri armati con lancia) o conflictus gallicus (chiamato così dalle fonti anglo-normanne) fungeva anche da addestramento alla guerra, ma poteva anche diventare un duello giudiziario.
Questo errore è stato malamente messo nel film The Last Duel, di Ridley Scott, dove mostra un duello giudiziario (o duello di Dio) come un’ultima spiaggia per ottenere giustizia, ma in realtà questo tipo di duello era già in declino nel 1386, quando si svolse l’evento rappresentato nel film. Come l’abbaglio, un altro esempio, nella figura di donna e la sua posizione nel sistema feudale. In poche parole è un film che vuole raccontare una storia vera, ma che non può essere considerato un documentario storico.

I cavalieri non miravano, nello scontro bellico, a uccidersi, ma a prendere prigioniero il nemico per poi riscattare; invece gli incidenti letali di un torneo o in una giostra erano diffusi, così come le conseguenze delle cadute maldestre da cavallo. La simbologia araldica si diffuse rapidamente, ma le eredità non correvano alcun pericolo, saldi sia i lignaggi che le loro fortune.
Prendiamo gli errori storici del film il re, di David Michôd, la battaglia di Azincourt è rappresentata in modo più drammatico e meno complesso rispetto ai dettagli storici, con una semplificazione delle tattiche militari e delle dinamiche di combattimento.
Nel film di Giovanna d’Arco del 1999, le battaglie sono prese dai videogiochi e macchine anti-assedio roteanti non c’erano, tanto meno le spade cromate: nel Medioevo le armi erano volutamente arrugginite, perché sapevano che anche solo un piccolo taglio poteva uccidere l’avversario di infezione o altro. Va sottolineato che la cromatura all’epoca non c’era e il ferro lucidato non ha quel colore.
Una chicca: il saluto militare ha origine medievale ed è strettamente collegato al mondo dei cavalieri. Sollevare la visiera dell’elmo era un gesto di riconoscimento e di saluto tra pari, spesso un modo per dimostrare di non essere un nemico. Un’evoluzione del gesto medievale e in particolare tra cavalieri, altri ritengono che derivi da un gesto di pace, dove la mano destra veniva portata all’elmo per dimostrare di non tenere la spada. Con il passare del tempo il saluto si è evoluto e ha assunto diverse forme, per esempio nel XVII secolo alcuni soldati portavano la mano destra verso il cielo con tre dita allargate, per alludere alla Santa Trinità.