Il Maggiolino compie oggi gli anni, per l’esattezza 75 da quando il 27 dicembre 1945, era un giovedì come tanti, nella città tedesca di Wolfsburg, in una piccola fabbrica iniziò la produzione in serie del modello Volkswagen Typ 1 che di lì a qualche tempo si rivelò un’intuizione geniale decretando di fatto la successiva affermazione della casa automobilistica produttrice.
Inizialmente l’elaborazione del modello, avvenuta qualche anno prima con una produzione limitatissima, fu studiata affinché, visivamente potesse esprimere l’idea di prestigio e richiamare nel contempo la stessa idea per quel regime assolutistico la cui ideologia si stava pericolosamente formando.
Con l’elaborazione definitiva del progetto del Maggiolino, la produzione non potè iniziare su larga scala poiché nel 1939 la fabbrica di Wolfsburg fu inglobata dal regime nazista in un ampio progetto che prevedeva la conversione di quante più fabbriche possibili, alla produzione a supporto dell’imminente conflitto bellico che si stava irrimediabilmente delineando.
Alla fine del conflitto mondiale erano state prodotte solo 630 automobili Maggiolino
Intanto dell’originale primo progetto del 1938, vide cambiare il suo nome in KdF-Wagen, nome di una organizzazione ricreativa nazista che in quel modo volle imprimere all’auto nel nome, i principio su cui si fondava il loro motto: l’auto della forza attraverso la gioia.
In seguito alla fine del conflitto mondiale, iniziò la produzione su larga scala, la cosiddetta produzione in serie che permetteva la realizzazione di un numero elevato di automobili.
Il nome del progetto definitivo fu Typ 1 ma in tutto il mondo fu da allora e per sempre il Maggiolino.
I tempi erano quelli difficilissimi del dopoguerra con le sanzioni che i vincitori stavano applicando ai vinti e l’economia di tutta Europa ferma a cinque anni prima.
Le fabbriche tedesche furono vincolate ad amministrazioni fiduciarie ripartite tra i vari stati vincitori.
A Wolfsburg, la gestione della fabbrica Volkswagen fu assegnata al governo militare britannico, sotto il quale appunto si avviò in serie la produzione della Typ 1, inizialmente pensata per assolvere a funzioni di trasporto nell’area di pieno scenario post bellico a loro assegnata.
La fabbrica del Maggiolino però si avviava, nonostante questo primo sfruttamento funzionale e necessario, alla demolizione ma grazie all’intervento dell’ufficiale britannico Maggiore Ivan Hirst, il cui ruolo nella questione è stato tramandato essere stato rilevante; grazie a sue intuizioni lungimiranti e dotate di una inventiva fuori dal comune, riuscì in un delicatissimo momento storico, fatto di risorse limitatissime quanto a materie prime, a convertire la produzione di Wolfsburg da bellica in civile, facendone subito ripartire la produzione.
Primo importante acquirente fu ovviamente il governo britannico, il quale con una commissione di 20.000 pezzi permise ad una realtà produttiva ormai in inesorabile declino, di riprendere la produzione, dando anche impulso emotivo, profondendo un concreto un concreto esempio di speranza.
gli inizi però non furono certo facili ma da subito, memori della catastrofe ingenerata dagli anni di guerra mondiale, si volle fortemente dotare la fabbrica del maggiolino di una solida struttura dirigenziale democratica che rispettasse in modo nuovo, i diritti di tutti.
Con un consiglio di fabbrica costituito attraverso elezioni democratiche, già alla fine del 1945, con grande caparbietà e la scarsissima disponibilità di materie prime, da Wolfsburg uscirono, quasi inaspettatamente 45 autovetture Maggiolino.
Produzione che subito dal primo mese dell’anno successivo si attestò sui 1000 pezzi al mese, il massimo che si poteva fare con l’approvvigionamento delle materie prime ridotto a nulla.
L‘amministrazione fiduciaria proseguì con questi ritmi fino alla fine del 1949, ma vennero nel contempo messe le basi per un progetto ambizioso con prospettive più ampie.
Quando i tempi furono maturi, l’amministrazione fiduciaria seppe istituire una rete di vendita articolata, con tanto di assistenza clienti che portò in poco tempo anche all’esportazione del Maggiolino fuori dai confini europei.
Il Maggiolino, storia di un successo unico
Venne poi il momento propizio della ripresa economica e la Volkswagen, grazie ai precedenti interventi di risanamento, si trovò ad affrontare la ripresa nel modo più favorevole.
Grazie a quel progetto di automobile con gli occhioni grandi da cerbiatto e i parafanghi particolarmente tondi, il Maggiolino superò ogni record produttivo entrando nel cuore di tutti con questo nome che di fatto non era quello stabilito dalla casa produttrice.
La Volkswagen nel 2003 ha smesso di costruire definitivamente il Maggiolino, dove aveva spostato dopo 21.529.464 unità fabbricate.