Il Regno dei Franchi fu un regno germanico che si estese in Gallia dopo il cambiamento dell’Impero Romano d’Occidente, guidato inizialmente dai Merovingi e poi dai Carolingi. Un momento cruciale fu la conversione al cattolicesimo di Clodoveo nel 496, che favorì l’integrazione con le popolazioni gallo-romane e rafforzò i legami con la Chiesa di Roma. Il regno raggiunse il suo massimo splendore sotto la dinastia carolingia, in particolare con Carlo Magno, che creò un vasto impero e fu incoronato imperatore nell’800.

Il regno dei Franchi
Il regno dei Franchi ebbe la forza e la fortuna di fermare l’onda lunga dell’espansione araba che stava tentando di stringere l’Europa da tutti i lati. Questi ultimi, però, a differenza dei Visigoti, non avevano sempre fatto parte di un organismo politico unitario, essendo originariamente divisi in tanti piccoli aggregati. Furono via via inglobati nel regno di Clodoveo, re dei Franchi Salii e colui che diede inizio alla dinastia merovingia, dopo aver eliminato nel 486 l’ultima presenza romana in Gallia.
Anche i Visigoti, una parte, vennero inglobati nel regno dei Franchi, l’ostacolo venne trovato negli Ostrogoti, Teodorico, il quale intervenne in difesa dei Visigoti e degli Alamanni. Alla morte di Clodoveo, 511, il regno dei Franchi possedeva tutta la Gallia romana, ad esclusione della Provenza, e una fascia di territori al di là del Reno. I suoi successori inglobarono anche i territori dei Turingi (513), lungo il medio corso del Reno, il regno dei Burgundi (533) che comprendeva i bacini del Rodano e della Soana, infine e finalmente la Provenza (536).

La conversione di Clodoveo e dei capi franchi dal politeismo pagano al Cattolicesimo, avvenne intorno al 498, per mano di San Remigio vescovo di Reims. Il termine franco aveva preso ogni contenuto etnico e indicava semplicemente l’uomo libero (franco, affrancato, affrancare), contrapposto a chi era soggetto a vincoli di servitù di varia natura.
I capi dei clan franchi impararono a utilizzare i loro immensi patrimoni fondiari non soltanto come strumento di controllo della popolazione rurale, ma anche per dare stabilità alle loro clientele armate e per fondare chiese e monasteri, dando un fondamento religioso e un predominio sociale, basato prevalentemente sul valore militare.

L’influenza degli uomini di Chiesa nell’orientare la dinastia merovingia verso modelli politici estranei alla loro tradizione germanica, portarono alla creazione di distretti (contee) governati dai rappresentanti del re (i conti). I franchi non furono però in condizioni di esercitare nel contesto dell’Occidente quel peso che avrebbero raggiunto nel corso del VIII secolo, una volta ristabilita, con Pipino il Breve, una direzione salda e unitaria.
Il mondo dei Germani
È nel Nord Europa che Charles-Louis de Secondat de Montesquieu definisce la fabbrica del genere umano, dove si sarebbero formate le nazioni gagliarde destinate a battere l’Impero romano, il quale si reggeva sulla schiavitù e l’opposizione. Nell’età del Romanticismo questa visione dei popoli del Nord portatori di valori e libertà, fu ripresa e ulteriormente sviluppata in Germania.

Johann Gottfried Herder parlava di uomini nuovi nati nel nord, mettendo insieme non solo tutte le popolazioni germaniche, ma anche Unni, Bulgari e Slavi (teutonici e caucasici). Contrariamente a quello che si crede, egli, seppure tedesco, riteneva che le popolazioni slave (schiavizzate dalla Tarda Antichità e nell’Alto Medioevo dai Vichinghi), erano agricoltori pazienti e pacifici, legati alla mitica libertà delle comunità rurali.
I Germani erano popoli con un modello di società di tipo, tendenzialmente, comunitario ed egualitario. Erano uomini caratterizzati da un modello del tutto differente da quello romano, il loro elemento di identità non fu solo nella lingua, nella religione, nelle loro leggi, usi e costumi, tradizioni, il modo di combattere, quanto piuttosto il sentimento di appartenenza: la consapevolezza di un individuo di far parte di una determinata comunità.
Questa coscienza poteva insediarsi solo in gruppi ristretti e insediati in territori circoscritti, mentre nelle aggregazioni di maggiori dimensioni era possibile che si fossero formate nel corso del tempo con dei capi militari e i sacerdoti (Wenskus).
I Germani formarono un’etnia che si trattava piuttosto di una pluralità di nuclei tribali, anche se esse già al momenti delle invasioni, si stavano trasformando in popoli più grandi attraverso l’assorbimento di tribù sconfitte e la formazione di leghe sacre.