E’ una scoperta eccezionale. Proprio in ricorrenza del 500esimo anniversario della scomparsa di Raffaello Sanzio da Urbino (1483-1520), è stato realizzato in ottica tridimensionale il volto di Raffaello Sanzio in 3d, un progetto curato dal Centro di Antropologia molecolare per lo studio del DNA antico del Dipartimento di Biologia dell’Università degli studi di Roma “Tor Vergata”, in collaborazione con la Fondazione Vigamus e l’Accademia Raffaello di Urbino, una riproduzione quasi del tutto fedele al volto reale dell’artista urbinate.
Dopo accurati studi morfologici del calco in gesso e di grafica si è potuto confermare il tutto attraverso le opere, gli autoritratti che l’artista ci ha lasciato, risalendo con una speciale tecnica alla rappresentazione del volto di Raffaello Sanzio in 3d.
Passo dopo passo nella ricostruzione del volto di Raffaello Sanzio in 3d
La modellazione tridimensionale ha avuto il suo culmine nella realizzazione del prodotto finale della rappresentazione del volto di Raffaello Sanzio in 3d, grazie al passaggio di diverse fasi e ad alcuni episodi realizzati in passato. Le diverse fasi che hanno portato a realizzare il vero volto dell’artista sono state le seguenti:
- Modellazione tridimensionale
- Riesumazione del corpo di Raffaello
- Calco in gesso
- Analisi Morfologica
- Ricostruzione del volto di Raffaello Sanzio in 3d e confronto con i suoi autoritratti
Il presidente dell’Accademia Raffaello di Urbino, Luigi Bravi, ci spiega particolarità sul ritrovamento del teschio di Raffaello e il contributo dato nelle ricerche e nella rappresentazione del volto di Raffaello Sanzio in 3d.
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Modellazione tridimensionale e ricostruzione 3d
Raffaello Sanzio, il “dio umano” come definito dal Vasari, è stato uno dei pittori rinascimentali più famosi del tempo. Egli dotato di bell’aspetto e belle doti artistiche ci ha lasciato capolavori dell’arte di estrema bellezza tra i quali i suoi autoritratti. Molto spesso gli artisti, soprattutto i più talentuosi, erano dediti a realizzare dei loro autoritratti e grazie a queste opere di ritrattistica noi oggi possiamo dare un volto ai nomi di artisti lontani secoli da noi. Ma questa volta con il progetto a cura del Centro di Antropologia dell’Università di “Tor Vergata” l’immaginazione si è quasi materializzata.
E’ stata fatta una vera e propria opera di ricostruzione del volto di Raffaello Sanzio in 3d, in base allo scheletro osseo ritrovato dell’artista.
La ricostruzione del volto di Raffaello Sanzio in 3d, possiamo definirla, in questo caso, come una scultura tridimensionale, che si avvale di software specifici nella ricostruzione della volumetria voluta e nella modellazione procedurale di particolarità del volto, i passaggi non sono semplici e richiede uno studio approfondito e la collaborazione di esperti di vari settori che collaborando insieme arrivano a consegnare il prodotto finale.
Si è infatti dovuto risalire alla riesumazione del corpo di Raffaello, alla realizzazione del calco in gesso dell’artista e infine ad un attento studio morfologico dell’artista, confrontandolo con l’anatomia dei suoi autoritratti.
“La ricostruzione facciale rappresenta una tecnica interdisciplinare in grado di ricreare con buona approssimazione, basandosi esclusivamente sulla morfologia del cranio, il volto di una persona al momento della sua morte. Questa procedura è stata ampiamente utilizzata per svelare i volti di resti craniali di rilevanza archeologica e storica, nonché per l’identificazione quando utilizzata in ambito forense”
Ma dove si trova il corpo dell’ artista? Il corpo riesumato di Raffaello
«Qui è quel Raffaello, dal quale la natura credette di essere vinta, quando era vivo,
e di morire, quando egli moriva.»
– epitaffio scritto da Pietro Bembo amico di Raffaello
Sappiamo che Raffaello ha lasciato presto il suo tempo e la sua arte, è morto alla sola età di 37 anni forse a causa di una polmonite. La sua tomba è stata realizzata nel Pantheon, tempio di tutti gli dei, edificio storico e artistico di estrema importanza e che conserva tombe di uomini illustri, come quella del re d ‘Italia Vittorio Emanuele II.
C’è sempre stato un velo di mistero sulla tomba di Raffaello al Pantheon, prima dell’800, non si sapeva dove fosse collocata la sua tomba, ma seguendo le indicazioni scritte dal Vasari, di trovare la tomba di Raffaello sotto l’edicola della Madonna del Sasso e grazie ai permessi ottenuti dall’autorità ecclesiastiche, vennero effettuati gli scavi nel 1833 e lo studio dei resti compiuti dal medico anatomista Antonio Trasmondo furono emozionanti e meticolosi fino all’ accertamento dell’appartenenza del corpo di un uomo di età media, molto probabilmente Raffaello Sanzio.
Infatti, il professor Mattia Falconi, associato di Biologia molecolare all’Università Roma “Tor Vergata” spiega:
«Finora, nonostante l’accuratezza delle indagini svolte in quell’anno (1833) dall’anatomista Antonio Trasmondo, principale artefice dell’ultima riesumazione di Raffaello (eseguita con i metodi non risolutivi del tempo ma all’avanguardia per l’epoca), non vi era certezza che i resti ritrovati e conservati nel Pantheon fossero realmente quelli del Sanzio»
effettivamente, nell’altare della Madonna del Sasso sono stati ritrovate altre ossa appartenenti agli allievi di Raffaello.
Ma la notiza sorprendente arrivata dall’Università Tor Vergata di Roma, ha suscitato un barlume di speranza. E’ stata confermata l’appartenenza dello scheletro riesumato dalla tomba del Pantheon del 1833 alla figura di Raffaello Sanzio, grazie al calco in gesso del cranio di Raffaello, per opera di Camillo Torrenti nel 1833, che è stato d’ aiuto per la ricostruzione facciale del volto di Raffaello Sanzio in 3d, l’artista urbinate.
Analisi morfologica del volto di Raffaello Sanzio
La sua ricostruzione non è stata semplice. Diversi esperti di vari settori hanno collaborato insieme. Inizialmente, si è dovuto impostare il profilo biologico dell’artista in esame, che è stata eseguita manualmente al calcolatore.
Il professor Falconi associato di Biologia molecolare, PhD Biochimica, Dipartimento di Biologia, Università di Roma “Tor Vergata”, spiega che:
«L’analisi morfologica e metrica del calco conservato presso la casa natale dell’artista ci ha permesso di stabilire che il cranio, mostrando caratteristiche fisiche compatibili con l’aspetto del personaggio, poteva appartenere a Raffaello Sanzio, giustificando in questo modo una eventuale fase di ricostruzione 3D del volto. I risultati finali ottenuti sono coerenti e completamente sovrapponibili con il profilo del grande Urbinate che ci è stato trasmesso da prove storiche e dalle sue opere artistiche»
La professoressa Olga Rickards, ordinario di Antropologia molecolare, Centro di Antropologia molecolare per lo studio del DNA antico, Dipartimento di Biologia, Università di Roma “Tor Vergata, aggiunge:
«Questa ricerca fornisce per la prima volta una prova concreta che lo scheletro riesumato nel Pantheon nel 1833 appartiene a Raffaello Sanzio e apre la strada a possibili futuri studi molecolari sui resti scheletrici, volti a convalidare questa identità e a determinare alcuni caratteri del personaggio correlati con il DNA come ad esempio i caratteri fenotipici (colore degli occhi, dei capelli e della carnagione), la provenienza geografica e la presenza di eventuali marcatori genetici che predispongono per malattie»
Confronto con autoritratti e ritratti di Raffaello Sanzio
Per avere ancor più certezza, la ricostruzione del volto di Raffaello Sanzio in 3d, ha trovato il culmine con il confronto di alcuni suoi autoritratti e ritratti dell’artista da parte di altri autori, dove si è potuto notare la somiglianza dell’artista urbinate soprattutto nella rappresentazione in età matura:
“Numerosi indizi storico-artistici – commenta il Prof. Falconi – sono stati trovati per un particolare dipinto che rappresenta un soggetto a ora ritenuto ignoto».
Il lavoro scientifico completo della ricostruzione del volto di Raffaello Sanzio in 3d, sarà prossimamente sottoposto per la pubblicazione alla rivista «Nature», una rivista antica e prestigiosa, molto importante per le pubblicazioni di carattere scientifico.
Grazie allo studio e al progetto di esperti dell’Università di Tor Vergata, è aperta la strada per lo studio di molte altre identificazioni, partendo dalla studio del Dna si potranno poi identificare i caratteri fenotipici, la derivazione geografica e la presenza di alcuni marcatori genetici che predispongono per malattie.