In un’epoca di grandi cambiamenti nella quale le energie della pace e della guerra non hanno mai cessato di andare avanti e prendere diverse forme, la mostra Impressionisti l’alba della modernità, apre nuove porte ad una conoscenza più profonda di questa fase di cambiamento, in cui numerosi artisti, a partire dal 15 aprile del 1874 nello studio del fotografo Nadar a Parigi, hanno sperimentato un nuovo tipo di pittura, rompendo con la pittura di Accademica di Ingres e Delacroix e lasciandosi ispirare e contaminare dai nuovi fermenti culturali e dal progresso tecnologico. L’industrializzazione, gli studi sulla luce, la nascita della fotografia e del cinema.
“L’Impressionismo è una condizione dello spirito, e la scelta di portare l’arte impressionista in un museo militare significa la conquista di spazi militari. È la fine della guerra. Gli Impressionisti sono la negazione della guerra. L’idea di conquistare questi spazi con la bellezza di donne, di fiori, di colazioni, di momenti di festa, è come dire: l’umanità non può andare avanti con la guerra. I popoli hanno bisogno di pace e questa è una mostra di pace. L’idea di conquistare uno spazio di guerra come questo museo, con una mostra d’arte, è un segnale di pace”.
Con queste parole Vittorio Sgarbi, Direttore e supervisore del Comitato scientifico composto da Gilles Chazal, ex Direttore Musèe du Petit Palais, Membre ècole du Louvre e Vincenzo Sanfo, esperto di Impressionismo e Curatore di mostre Internazionali, apre questa mostra, creando un clima di grande passione ed entusiasmo.
L’Impressionismo: 150 anni di studi, passioni e rivoluzioni portate dalla quotidianità
L’esposizione, prodotta da Navigare srl, si compone di 160 opere di 66 artisti tra cui spiccano Degas, Manet, Renoir, l’italiano De Nittis, ma anche artisti comprimari come Bracquemond, Forain, Desboutin, Lepic, Millet, Firmin-Girard e Lecomte.
E’ una mostra che presenta degli aspetti inediti e che sottolinea la forza dello studio, della sperimentazione e della quotidianità. Grande spazio viene dato al disegno, all’incisione, alle tecniche di stampa, dipinti ad olio con accanto il relativo bozzetto preparatorio, studi e litografie di opere conosciute al grande pubblico come La maison du doctor Gachet di Cezanne, l’homme à la pipe di Van Gogh, Il ritratto di Berthe Morisot e il Bar aux Folies-Bergère di Manet, La loge di Mary Cassat, le varie ballerine di Degas, presenti anche in sculture bronzee.
La maggior parte delle opere presenti nella mostra provengono da collezioni private che molto più delle sedi istituzionali hanno contribuito alla diffusione delle conoscenze. Basti pensare come i collezionisti favorirono la circolazione delle opere dei Macchiaioli in Francia e degli Impressionisti in Italia.
Sia i Macchiaioli che gli Impressionisti furono affascinati dall’arte giapponese, in particolar modo dalle stampe, che cominciarono a circolare in Europa dal 1860 in poi e il ruolo chiave dei collezionisti fu proprio quello di far circolare queste opere.
Felix Bracquemond, noto incisore e celebre collezionista, fu amico degli Impressionisti ed è presente nella mostra con un’acquaforte e una serie di ceramiche dipinte a mano e ispirate ai temi naturalistici dell’arte giapponese.
Impressionisti all’alba della modernità: le sezioni espositive
Il percorso espositivo si sviluppa in tre sezioni: Da Ingres a L’Ecole de Barbizon, I fermenti dell’Impressionismo, L’Impressionismo e l’eredità dell’Impressionismo.
Appartengono alla prima sezione Ingres, Corot, Delacroix, Dorè, successivamente troviamo Pissarro, Degas, Cèzanne, Sisley, Monet, Morisot, Renoir insieme a Bracquemond, Forain, Desboutin, Lepic, Millet, Firmin-Girard, Lecomte, per concludere con Toulouse Lautrec, Permeke, Derain, Dufy, Vlaminck e nel 1968 un’acquaforte di Picasso, omaggio a Degas e Desboutin.
Alcuni video dell’epoca fanno immergere il fruitore nello spirito di fine 800. Guitry, uno dei primi registi cinematografici, aveva ripreso Monet e Renoir che dipingevano e Degas che passeggiava.
Le immagini dei fratelli Lumiere del circo, ci fanno penetrare nello spirito delle opere di Toulouse Lautrec.
Le ceramiche dipinte a mano di Bracquemond e la teiera di Monet ci danno l’impressione di trovarci in questi salotti parigini dove si parlava di arte e di cultura, non si pensava ad una rivoluzione, ma si creavano piccole gocce di modernità.
L’esposizione può essere considerata un anello di congiunzione con le opere presenti al Museo d’Orseè di Parigi e allo stesso tempo un aspetto più intimo e privato che compone e rende grande l’aspetto esteriore legato alla fama, che per Monet, Renoir, Manet e Degas arrivo tardì, ma si proiettò nel futuro, modellandone gli aspetti.
Informazioni e prenotazioni
La mostra sarà aperta dal lunedì al venerdì con orario continuato dalle ore 9.30 alle ore 19:30. Il sabato, la domenica e i festivi dalle ore 9:30 alle 20:30. Nei giorni feriali il biglietto intero è di 15 euro, nei festivi 13 euro.
E’ possibile acquistare i biglietti on-line su Ticketone o sul sito di Navigare srl