Ho avuto modo di poter fare una bella chiacchierata con la cantautrice Ro’Hara, non solo una ragazza talentuosa dotata di un dono particolare, riuscire ad arrivare al cuore di chi la ascolta, ma una ragazza dolce e sensibile. Un’artista capace di arrivare al cuore con le sue note, ma che resta semplice ed umile.
Ro’Hara e il suo ultimo singoli “Sa di te”
Una ballad interamente scritta dall’artista, prodotta da Cristiano Norbedo con le chitarre di Loris Venier, che si differenzia dal precedente singolo “Shalla” ma che rimane fedele a quella che è la sua anima pop soul.
Ro’Hara ha voluto espressamente collocare all’interno del’Ep, un brano composto da solo piano, chitarra ed archi per creare un momento di semplicità e versatilità. Spiega l’artista a proposito del brano:
Scrivere “Sa di te” è stata una bella sfida con me stessa perché ho messo in gioco la parte più fragile di me. In poche ore è nato il brano. Ho pensato fosse il segnale chiaro che questa canzone dovesse a tutti i costi far parte del progetto. Inoltre, ho deciso di ascoltarmi ed andare contro ciò che oggi viene considerato “funzionante” e cercare di dimostrare che la musica ha mille sfaccettature, ma soprattutto che c’è bisogno di semplicità.
L’intervista a Ro’Hara
Hai avuto molti riconoscimenti nonostante la tua giovane età. Tra tutti i riconoscimenti che hai avuto qual che non ti aspettavi e ti ha sorpreso?
Sicuramente, quello con Mara Maionchi, perché eravamo partiti in tanti, c’erano tanti artisti bravi. E forse, pure il fatto di essermela vissuta senza pensieri, dopo 5 selezioni a Modena non è stato per niente semplice, affrontare una scrematura ogni volta. E la finale mi ha colpita perché è il risultato inaspettato. Proprio perché me la sono vissuta così senza pensieri, e proprio questo mi ha dato quella sorpresa in più.
Per metterti in gioco come cantautrice, devi essere stata la prima a credere in te stessa. Chi altro ti ha spinto e spronato a coltivare questo tuo talento per la musica?
Io ho sempre cantato, fin da piccola. Ma un giorno, mentre cantavo nel coro della chiesa del paese di mio padre, la direttrice del coro mi ha fatto cantare un pezzo da solista, perché aveva notato che la mia era una voce da solista più che da coro. I miei genitori erano lì presenti, durante la messa, e hanno sentito la mia voce ed è stata una sorpresa. A fine cerimonia, la direttrice si è avvicinata ai miei dicendo loro che avrei dovuto studiare canto, perché potevo avere le capacità e le doti per poterlo fare in modo più professionale. Ed è quindi lei che ha spinto i miei ad iscrivermi. Fortunatamente ha avuto dei genitori che mi hanno sostenuta. Quindi loro hanno investito nei miei studi e hanno sempre creduto in me.
E sei stata fortunata, perché non è da tutti i genitori sostenere la figlia, soprattutto sapendo che questo è un mondo difficile.
I miei genitori mi hanno insegnato a stare con i piedi per terra. Ma soprattutto, io ho imparato con le esperienze che ho avuto, che purtroppo il talento non è l’unica cosa. Ma si devono incontrare diversi aspetti: il treno giusto che passa al momento giusto; essere adatto musicalmente in quel periodo o in quel momento; ma soprattutto la cosa fondamentale è il carattere che alla fine ti porta ad andare avanti e a non smettere. Quindi, il talento deve essere accompagnato da duro lavoro e sacrifici, studio ambizione e voglia di farcela
Chi è il cantante che ammiri per la sua tenacia e il suo carattere?
Mi sono ispirata a varie persone. Sono molto amante dei documentari sui cantanti famosi, come lady gaga, katy perry, JLo. E nei documentari la cosa che le accomuna in particolare è questa fermezza e questa voglia di farcela, questo voler dire “Io non mi fermo neanche se cado 1700 volte”. E questo ti fa capire che loro non sono arrivate dove sono, non così per caso o solo per un colpo di fortuna. Hanno raggiunto il loro obiettivo perché non si sono mai fermate. Katy Perry prima di raggiungere il successo ha scritto una quantità di canzoni esorbitante. Ed Sheeran prima di farcela aveva problemi di intonazione e veniva preso in giro dalla famiglia e dagli amici; invece, lui con carattere ha dimostrato quello che poteva fare e ha fatto. Per questo è uno dei personaggi a cui mi ispiro. Quindi non vuol dire niente il talento, perché è la tenacia quella che ripaga.
Come nasce il tuo bisogno di cantare?
È una domanda difficile, non perché non ha una risposta, ma perché è una cosa spontanea. Ome quando si ha tantissima sete e la gola secca e l’unica cosa che vedi è una bottiglia di acqua congelata nel frigo e che non vedi l’ora di prenderla e hai una soddisfazione enorme una volta che la riesci a prendere.
Il canto è una cosa talmente spontanea che è come se avessi avuto una piccola Ro’Hara dentro di me.
Io ho trovato dei punti in comune tra Shalla e Sa di te, nonostante siano opposte. Se devi spiegare queste due canzoni, che immagino siano le prime due di un importante progetto, riusciresti a identificare i punti in comune?
Sicuramente hanno un tema fondamentale in comune. Prima di tutto sono tutte e due hanno un sound molto soul, anche se Shalla ha dell’elettronico-dance all’interno. Sa ti de invece è una canzone molto cruda e acustica. Secondo, hanno il tema, che è l’amore. Solo che in Shalla viene affrontata la perdita della persona in un bodo più ironico e insegna a chi ha vissuto una storia tossica o sbagliata a ironizzare sul fatto, perché tanto morto un papa se ne fa un altro. Invece sa di te è molto più profonda e più dolorosa perché si vive il momento in cui si capisce che quella persona non fa più parte della tua vita
Qual è la tua canzone preferita?
Ne ho due, perché ne ho una che mi ha ispirata per la mia carriera che si intitola Lilac Wine di Jeff Buckley. E poi c’è What a Wonderful World che è la canzone che ascolto da quando sono piccola e che mi lega molto come ricordo della mia infanzia.
Come cantautrice, quanto è difficile aprirsi?
È difficile, ad esempio, “Sa di te” è stata una sfida. Non è facile parlare di se stessi, soprattutto, perché sono degli estranei che ti ascoltano. Ma la canzone resta comunque una parte di te. Si scrive per gli altri, ma alla fine viene da noi. Quindi, alla fine, è come darsi agli altri in modo generoso e spontaneo. E la paura di non piacere e di essere giudicati è tanta.
Qual è stato il momento più bello della tua carriera?
Ce ne sarebbero tanti, ma la soddisfazione più grande è quando guardo negli occhi le persone che mi ascoltano quando canto ai live e nei concerti. Una soddisfazione che si ripete tante volte. Questo perché a me piace cantare e avere il contatto con il pubblico.
Il messaggio che vorresti trasmettere a chi vuole entrare nel mondo della musica.
Prima di tutto spero che le mie canzoni arrivino a più persone possibili e che si ritrovino in ciò che scrivo. E poi vorrei incoraggiare le persone come che in tutti i modi cercano di intraprendere questa strada e di farsi notare e cercare di restare sempre se stessi, perché altrimenti non arriva verità.
Infine, vorrei dire a tutti di non arrendersi, perché come ce l’hanno fatta grandi cantanti che noi ammiriamo, può farcela qualsiasi altra persona. Questo perché alla fine anche i grandi sono nati come noi e sono stati come noi.