La GNAM (Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea) di Roma ha inaugurato il 1° marzo una mostra collettiva intitolata Io dico Io – I say I a cura di Cecilia Canziani, Lara Conte e Paola Ugolini.
Galleria Nazionale: Io dico Io-I say I
Il titolo, liberamente tratto da Carla Lonzi, nasce dalla necessità di prendere parola e di parlare in prima persona al fine di affermare la propria soggettività, componendo una sola moltitudine, una molteplicità di io che risuona di consonanze e di dissonanze.
Non si guarda al passato, ma si ha la necessità di radicarsi nel presente, guardando profondamente al femminismo. Priva di schematizzazioni e costruzioni, la mostra traccia un percorso non lineare, dove sconfinamento e resistenza all’omologazione sono solo alcuni dei temi affrontati.
Le protagoniste sono artiste italiane che in diversi contesti storici e sociali hanno raccontato la loro storia dell’autenticità, consegnando il proprio modo di abitare il mondo. Il percorso si propone di narrare storie, immagini e sguardi creando così un terreno fertile di confronto e di condivisione.
Di seguito le parole di alcune delle artiste di Io dico io – I say I alla Galleria Nazionale.
Mi piace definire il mio lavoro da un punto zero, come se tutte le volte partissi da zero – quanto afferma Liliana Moro, visual artist. Il suo focus è alla condizione umana e in particolare si concentra sull’ascolto. Ascolto che ritiene essere una base molto importante, considerandolo il suo materiale preferito. Definisce il suo lavoro come l’attenzione al piccolo per arrivare a quello che ci appartiene.
Quotidianità, ascolto e trasformazione: le parole che utilizza la pittrice Beatrice Meoni per descrivere il suo lavoro. La pittura è prendere degli accadimenti quotidiani e trasportarli. Cogliere il nesso di questi con la realtà interiore.
È necessario un certo tipo di ascolto per rendere visibile questo passaggio, di attraversamento di soglie. Nel passaggio dell’ascolto in gesto avviene la trasformazione in cui incontro la materia pittorica e do forma a questo famoso nesso che è in me, ma che ancora non ha una voce.
Cleo Fariselli – artista / performer – descrive il suo lavoro con i termini liminale, immersione e presenza. Liminale è una dimensione che collega le varie dimensioni. Una zona di mezzo. Il mistero che circonda i suoi lavori è come se fosse una sorta di velatura esaustiva.
L’immersione nasce dalla volontà di andare in profondità in sé stessa e nelle opere, invitando lo spettatore a fare altrettanto. Il concetto di presenza è inteso come essere presenti alla realtà: uno stato che l’artista coltiva e che ispira nei suoi lavori.
Femminismo: cos’è?
Il femminismo è definito come movimento di rivendicazione dei diritti economici, civili e politici delle donne; in senso più generale, insieme delle teorie che criticano la condizione tradizionale della donna e propongono nuove relazioni tra i genitori nella sfera privata e una diversa collocazione sociale in quella pubblica.
Il femminismo in Italia si è manifestato con differenti forme e finalità e soprattutto in diversi momenti storici. Le sue origini risalgono al Rinascimento, quando scrittrici come Christine de Pizan o Lucrezia Marinella iniziarono a sviluppare teorie che stavano dietro all’uguaglianza di genere.
Si possono individuare tre momenti salienti che vanno dalla fine dell’Ottocento sino alla fine del Novecento: il primo obiettivo era il raggiungimento dell’uguaglianza giuridica fra uomo e donna. Dal 1968 in poi si spostò l’attenzione verso le differenze tra uomo e donne, in particolare sulla diversità del pensiero femminile rispetto a quello maschile.
Il terzo momento vuole sottolineare le differenze che emergono all’interno del mondo femminile rispetto al mondo maschile. Fu costretto ad una battuta d’arresto sotto il governo Mussolini a causa dell’ideologia fascista che vedeva nella donna il solo compito di procreare. Il recente femminismo, invece, si è concentrato sul rifiuto dell’oggettivazione delle donne.
Essere consapevoli di cosa sia stato tale movimento è molto importante, soprattutto alla luce delle notizie che ogni giorno affollano i nostri telegiornali. A tal proposito, la Galleria Nazionale con Io dico Io – I say I ci offre un bell’esempio concreto di femminismo.