Palazzo Strozzi si prepara per un altro grande evento: la mostra di uno degli artisti più chiacchierati di tutti i tempi: Jeff Koons. Curata da Arturo Galansino e Joachim Pissarro, l’esposizione Jeff Koons. Shine dal 2 ottobre porta a Firenze un’ampia selezione di opere di colui che ha rivoluzionato il sistema artistico internazionale.
Tra le figure più note e discusse della scena globale del contemporaneo, Jeff Koons trova nell’idea di lucentezza il principio di molte delle sue sculture e installazioni, nate per mettere in discussione il nostro rapporto con la realtà insieme al concetto stesso di opera d’arte.
Jeff Koons. Shine in mostra a Palazzo Strozzi
La rassegna si compone di importanti prestiti e collezioni internazionali e fonda il suo essere sul concetto di Shine, inteso come lucentezza – come gioco ambiguo tra splendore e abbagliamento, tra essere e apparire. Il percorso della mostra è stato concepito e progettato dai curatori come un dialogo serrato con l’artista: il visitatore sarà il vero protagonista dello spazio espositivo, concretamente e simbolicamente. Di fronte a uno specchio sarà chiamato a guardarsi in infiniti riflessi.
Il lavoro dell’artista consiste in un gesto con l’obiettivo di mostrare alle persone qual è il loro potenziale. Non si tratta di creare un oggetto o un’immagine; tutto avviene nella relazione con lo spettatore. È qui che avviene l’arte.
Jeff Koons. Shine è promossa e organizzata da Palazzo Strozzi ed è stata realizzata grazie al sostegno di partner quali Intesa Sanpaolo. Prosegue con naturale maestria presso le Gallerie d’Italia di Piazza Scala, dimora espositiva dell’Istituto a Milano.
Jeff Koons. Gazing Ball
La mostra anticiperà il progetto di Palazzo Strozzi già dal 14 settembre, portando all’attenzione del pubblico Jeff Koons. Gazing Ball che mette in luce lo spirito pop dell’autore. Qui Koons incontra e si scontra con la statuaria e la mitologia antica. Ogni scultura, infatti, è impreziosita da una Gazing Ball blu di vetro soffiato a mano.
Un dettaglio – quello della sfera blu – che rende l’opera inequivocabilmente contemporanea. Koons la posiziona su calchi in gesso di statue antiche e oggetti di uso quotidiano, creando un corto circuito tra generi stilistici e storie culturali differenti.
Jeff Koons: biografia e carriera artistica
Nasce nel 1955 in Pennsylvania e studia presso il Maryland Institute College of Art di Baltimora e alla School of the Art Institute di Chicago. Il linguaggio e la ricerca di Koons si esprimono attraverso l’utilizzo non solo di un’ampia gamma di tecniche quali la scultura, la pittura e le installazioni, ma anche mediante l’uso di differenti materiali come pigmenti, plastica, gonfiabili, marmo, metalli e porcellana.
I primi lavori risalgono alla fine degli anni Settanta, e includono composizioni floreali, e giocattoli gonfiabili disposti su superfici specchianti (Inflatable Flowers). Sfruttando oggetti di consumo realizza inizialmente la serie The Pre-New e in seguito The Equilibrium, formata da teche di vetro che ricordano gli acquari in cui una o più palle da basket fluttuano in acqua distillata e cloruro di sodio.
Successivamente la sue opere verranno definite dai critici come kitsch. Si tratta di lavori che riproducono oggetti comuni quali giocattoli e soprammobili. Tra questi ricordiamo il coniglietto di plastica gonfiabile, Rabbit (1986) e il busto di Luigi XIV.
La serie Celebration celebra la nascita e l’infanzia del figlio Ludwig con quadri attraverso la produzione di sculture che rappresentano oggetti legati a feste di compleanno o vacanze. La ricerca prosegue, a partire dai primi anni del 2000, con la serie Popeye con la quale Koons trasferisce la tecnica del collage dalla pittura alla scultura. Combina calchi in alluminio di giocattoli gonfiabili con oggetti come pentole o sedie.
L’arte di Jeff Koons è fortemente ispirata a temi filosofici e al contempo al consumismo e alla banalità della vita moderna. L’individuo all’interno di questa società vivrà in uno stato di entropia, di riposo, e abiterà un ambiente decorato con arte oggettuale al di là di qualsiasi dialogo critico – queste le sue parole.