L’arte teatrale è una forma di intrattenimento che si è sviluppata in diversi modi e in diverse epoche, con differenti e molteplici evoluzioni. Basti pensare al teatro nato all’epoca dell’Antica Grecia. E anche il Giappone ha la sua storia e la sua tradizione teatrale. La forma più diffusa e conosciuta è il teatro Kabuki.
Storia del teatro Kabuki
L’arte del Kabuki ha origini leggendarie, fatte risalire al 1603 e fanno riferimento a danze eseguite, sulle rive del fiume Kamo a Kyōto, da un gruppo di danzatrici sotto la guida della sacerdotessa Izumo no Okuni, che era stata forse una Miko oppure una vergine del grande santuario di Izumo. La sacerdotessa ha sperimentato questa performance all’aperto durante le secche del fiume Kyoto. Dal punto di vista storico, in questo periodo il Giappone era sotto il dominio dello shogunato Tokugawa, nel periodo Edo, che prende il nome proprio dallo spostamento della capitale da Kyoto a quella che poi è rimasta l’attuale capitale, ovvero Tokyo.
La parola Kabuki è formata da tre ideogrammi: 歌 ka (canto), 舞 bu (danza), 伎 ki (abilità). Gli ideogrammi scelti a formare il nome sono l’equivalente fonetico della parola kabuki, derivata dal verbo kabuku (essere fuori dall’ordinario), che stava ad indicare l’aspetto e il vestiario in voga al tempo di Toyotomi Hideyoshi (1536-1598) e caratteristico dei cosiddetti kabukimono, i samurai senza padrone servi dello shogun.
Successivamente, dal 1629, fu soppresso sotto l’accusa di incitamento alla prostituzione. Le donne, quindi, furono sostituite con ragazzi molto giovani: era lo wakashu kabuki (kabuki dei giovani), che fu causa di un nuovo scandalo e di una nuova proibizione, nel 1652, per istigazione all’omosessualità. Intervennero allora efficacemente alcuni gruppi di attori no (teatro lirico) e kyogen (teatro comico) in rottura con l’ormai irrimediabile aristocraticizzazione delle due forme.
Gli spettacoli Kabuki sono molto lunghi, a volte iniziavano la mattina per terminare nel tardo pomeriggio. Ma ad alleggerire la visione di uno spettacolo, sono stati introdotti degli spettacoli intermedi improntati sulla comicità e ispirati all’antico bunraku (l’arte dei burattini) ma messo in scena da attori. Inoltre, per rendere partecipe il pubblico, durante la messa in scena, gli spettatori intervengono costantemente ed intenzionalmente, come da copione, per approvare gli atteggiamenti degli attori o esprimere il proprio stupore nei confronti delle dinamiche delle storie narrate.
Una caratteristica che lo distingue dalla struttura classica di teatro, che siamo soliti immaginare e vedere, sta nella costruzione del palco. Nel teatro Kabuki, infatti, il palco principale in legno (Hon Butai) è leggermente decentrato sulla destra degli spettatori, mentre alla sinistra del pubblico troviamo una passerella (Hashigakari) collegata ai camerini degli attori. “Hanamichi” invece è il nome del camminamento rialzato che permette agli attori di uscire di scena.
L’attore Kabuki
Come i nostri spettacoli teatrali, grande importanza rivestono gli attori e la loro bravura. L’attore Kabuki è il motore dello spettacolo: ogni espediente scenografico, ogni trucco utilizzato è creato per esaltare le sue capacità, il suo ruolo, il suo carisma. Attualmente gli attori di teatro nipponico sono tratti come grandiose star, ma non hanno avuto sempre vita semplice.
Ma se lo Stato li trattava alla stregua di animali (verso il 1840 nei documenti gli attori venivano contati con il suffisso numerale hiki, usato per i piccoli animali), le folle ammiravano e idolatravano gli attori, dal ricco mercante al piccolo commesso di negozio, dallo hatamoto (vassallo diretto dello shōgun) al daimyō, dalla prostituta alla geisha.
L’importanza e la fama degli attori si stava espandendo anche grazie alle stampe cosiddette ukiyo-e che li ritraevano durante le loro esibizioni, ed erano chiamate yakushae, stampe molto economiche alla portata di tutti.
Caratteristica che troviamo in tutti gli attori kabuki è la particolarità del trucco. Il trucco era effettuato con una polvere di riso bianca dalla consistenza molto pastosa e densa stesa sia sul viso che sul collo, mentre labbra e occhi erano truccati con un rosso fuoco. E per applicare il trucco sul viso veniva usato un pennello pratico e veloce da utilizzare prima dello spettacolo, che permetteva una stesura perfetta del trucco su tutta la pelle.
Gli attori indossavano parrucche vistose e costumi sgargianti. Questi ultimi sono tanto appariscenti quanto più è alto lo status sociale di chi li indossa. Il teatro non era solo intrattenimento, ma era il luogo dove si creavano e lanciavano mode.
Se un giorno, caro Icrewer, riuscissi ad andare a visitare il Giappone, ti consiglio vivamente di acquistare un biglietto ed assistere ad una rappresentazione di arte kabuki. Non farti perdere un’occasione così emozionante ed unica.