Per il nostro settimanale incontro con il Giappone e la sua arte, oggi scopriremo un tipo di arte particolare, che ritengo sia molto vicina alla filosofia. Il kintsugi o kintsukuroi, letteralmente “riparare con l’oro”, è una pratica giapponese che consiste nell’utilizzo di oro o argento liquido per la riparazione di oggetti in ceramica che sono stati precedentemente rotti o danneggiati.
La metafora del kintsugi
La tecnica del kintsugi, letteralmente “riparare con l’oro” nasce quando lo Shogun Yoshimasa, dopo aver rotto la sua tazza preferita per la cerimonia del te, decide di affidare il restauro a ceramisti cinesi. I ceramisti utilizzarono le tecniche di restauro conosciute all’epoca riparando il pezzo con delle graffette che tenevano uniti i frammenti.
Questa tecnica e il risultato delusero lo Shogun, che decide di riaffidare l’incarico a dei ceramisti giapponesi. I ceramisti nipponici provarono nuovi approcci. L’assemblaggio dei frammenti si eseguì utilizzando la lacca di Uruschi ( la resina di una pianta autoctona del Giappone) mischiata a farina di riso. In seguito venne depositata della polvere d’oro sopra la linea di frattura.
Il restauro così eseguito soddisfò l’imperatore, facendo nascere la tradizione del kintsugi che assume un valore filosofico di riparazione e valorizzazione delle ferite che si estende anche oltre i confini del restauro ceramico per abbracciare ancora di più le filosofie orientali e zen.
Il concetto estetico di questa filosofia vuole sottolineare il valore delle rotture, il rispetto per ciò che è danneggiato e imperfetto, l’accettazione dei cambiamenti che necessariamente comporta la vita, sia quella degli oggetti, sia quella delle persone.
Il kintsugi si avvale di tre tecniche: mentre gli oggetti vengono sempre riparati con lacca mescolata a polvere d’oro (o argento o platino), i cocci possono essere semplicemente ricongiunti nella loro posizione, oppure si possono utilizzare pezzi di forma simile appartenenti a un altro oggetto. Quando invece nessun frammento adatto è disponibile, la parte mancante viene interamente sostituita da un pezzo di oro e lacca.
Le tappe fondamentali per utilizzare il kintsugi come filosofia di vita
L’arte giapponese del Kintsugi non è finalizzata al solo riparare un oggetto, ricostruito con l’ausilio di metalli preziosi e altri cocci, ma è una vera e propria metodo per affrontare i cambiamenti accidentali della propria vita. Un modo di affrontare la vita per riscoprirsi persone migliori e di grande valore. Questa tecnica è strettamente legata alla filosofia zen.
Attraverso alcuni passaggi, imposti dalla tecnica di riparazione con l’oro, possiamo riscoprire il nostro valore, senza farsi abbattere dai cambiamenti drammatici che la vita ci porta ad affrontare. L’arte giapponese del kintsugi è il simbolo e la metafora della resilienza.
Questa tecnica e arte di riparazione si può applicare solo se qualcosa si rompe. E come si può rompere un oggetto di ceramica a causa di un movimento brusco, anche l’anima può perdere i suoi equilibri a causa di un trauma o uno shock, che ci procurano delle ferite. Quindi il primo passo è capire qual è la frattura da analizzare e curare.
Una volta capite quali sono le ferite che ci portiamo dentro, bisogna trovare il tempo di capire come ricostruire e rimettere insieme i pezzi. Lo facciamo per tentativi, facendo nuove esperienze e provando ciò che non conosciamo.
Una volta trovata la vostra lacca e il vostro metallo prezioso, bisogna pazientare ed aspettare che tutto si unisca bene, trovando il giusto equilibrio. Una lenta cura che arriva direttamente al cuore, curandolo e proteggendolo dai dolori e dai traumi che ha vissuto.
Questa tecnica aiuta ad apprezzare i piccoli momenti di felicità quotidiani, che contribuiscono a superare il passato. Alla fine, riflettendo sul vostro percorso di cura e riparazione, scoprirete i vostri miglioramenti e il vostro valore.
Il dolore non è un sentimento da nascondere, ma da esternare, in modo tale da trovare una nuova forza. Tutto sta a noi e a come decidiamo di affrontare i problemi della vita e trasformarli in opportunità di crescita. Dalle più grandi tragedie all’inezia più insignificante, abbiamo lo straordinario potere di rialzarci più forti di prima.
Il Kintsugi, attraverso, l’arte, ci dimostra che da una ferita risanata, dalla lenta riparazione conseguente a una rottura, può rinascere una forma di bellezza e di perfezione superiore, lasciandoci così intendere che i segni impressi dalla vita sulla nostra pelle e nella nostra mente hanno un valore e un significato, e che è da essi, dalla loro accettazione, dalla loro rimarginazione, che prendono il via i processi di rigenerazione e di rinascita interiore che ci rendono delle persone nuove e risolte.