Kitagawa Utamaro, avete mai sentito questo nome? No? Eppure è stato un famosissimo pittore e disegnatore giapponese, che ha dipinto con abile maestria volti di donna, esaltandone la bellezza. Con Hokusai e Sharaku, è uno degli artisti giapponesi più conosciuti nel mondo. La sua influenza sugli impressionisti in Occidente è stata considerevole.
Oggi, ci avvicineremo a questo artista nipponico, anche se sono poche le notizie arrivate e tramandate fino ai giorni nostri. E’ un importante artista, che ha avuto anche il privilegio di diventare immortale, non solo grazie ai suoi lavori, ma anche grazie il mondo del cinema.
Kitagawa Utamaro: chi è il pittore delle donne?
Kitagawa Utamaro nasce intorno al 1753, e c’è molta incertezza sul luogo di nascita. Le città che si contendono i natali sono Tokyo, Kyoto ed Osawa. Migliori sono le notizie relative alla sua morte, 31 ottobre 1806.
Una delle tante tradizioni lo vorrebbe nato dalla gerente di una casa da the ad Yoshiwara, quartiere dei piaceri della Edo (Tokyo) feudale. Si sa pochissimo della sua famiglia, secondo alcuni Utamaro era figlio dell’artista Toriyama Sekien, che fu anche il suo primo maestro.
Sarebbe riduttivo confinare Utamaro ad una nicchia di genere, ma fu conosciuto soprattutto come rappresentante della bellezza femminile. Come altri celeberrimi artisti giapponesi, Utamaro si dedicò alla forma espressiva definita ukiyo-e, ossia rappresentazione a stampa del mondo fluttuante.
Nel 1832 da Keisai Eisen, scrisse una breve biografia di Utamaro, queste alcune parole:
Era particolarmente dotato nella raffigurazione di mode effimere e stravaganti nei comportamenti e negli abbigliamenti delle persone di oggigiorno. Inoltre, fu per mano sua che il moderno nishiki-e (stampa policroma da incisione su legno) raggiunse livelli di sfarzoso splendore. Si dice che egli abbia rimarcato:
“Mai nella mia vita ho dipinto ritratti di attori; non c’è nulla di artisticamente apprezzabile nel produrre ritratti di attori idolatrati da uomini e donne, giovani e vecchi, approfittando della celebrità del teatro per diffondere nome e reputazione. C’è veramente necessità di annoiare la maestosa autorità degli attori in questo modo? Io sono un pittore yamato (cioè un artista nativo consacrato) e ho intenzione di far risuonare il mio nome nel mondo creando la mia propria scuola di pittura ukiyo-e.”
Ove sicuramente Utamaro non conobbe eguali fu nelle stampe bijin-ga, che raffiguravano l’ideale della beltà femminina classica. Fu però attivo anche nel genere shunga, a soggetto erotico, che nel Giappone dell’epoca Edo venne considerato alta forma di espressione artistica, ed anzi a detta di Eisen vi eccelse. Non ci si può meravigliare che Utamaro sia conosciuto in tutto il mondo soprattutto come il pittore delle donne.
Ma Utamaro, non ha avuto sempre una vita semplice, infatti è stato arrestato nel 1804 a causa di una serie di opere, l’Ehon Taikōki. E’ stato condannato per aver pubblicato delle stampe relative ad un romanzo storico censurato. Le stampe, intitolate Hideyoshi e le sue cinque concubine, raffiguravano la moglie e le concubine del comandante militare Toyotomi Hideyoshi; per questo motivo, fu accusato di insultare la dignità di Hideyoshi. Purtroppo non abbiamo più quelle stampe, perché furono distrutte dai militari, perché troppo oscene per essere usate come prova.
I registri danno la data di morte di Utamaro come il ventesimo giorno del nono mese dell’anno Bunka , che equivale al 31 ottobre 1806. Gli fu dato il nome postumo buddista Shōen Ryōkō Shinshi. Apparentemente senza eredi, la sua tomba nel tempio Senkōji fu lasciata incustodita. Un secolo dopo, nel 1917, gli ammiratori di Utamaro fecero riparare la tomba decaduta.
Utamaro e le sue donne: come il cinema gli ha reso omaggio
Non si poteva che celebrare l’estro creativo e il tocco delicato di Utamaro, se non con ubn film: Utamaro o meguru gonin no onna, del 1946. In italiano, il titolo è stato tradotto come Le donne di Utamaro, ma il titolo è Cinque donne attorno ad Utamaro, probabilmente una allusione non troppo velata all’ultima opera di Kitagawa Utamaro, Le cinque concubine di Hideyoshi, che trascinò l’artista in prigione.
Il film è del regista Kenji Mizoguchi (1898 – 1956), che fu vicino al mondo di Utamaro sia attraverso le sue vicende personali, una sua sorella fu venduta come geisha per sovvenire alle necessità economiche della famiglia, sia come inclinazioni: abbandonò la scuola per entrare nell’Isitituto per la Ricerca sulla Pittura Occidentale e prima di dedicarsi al cinema lavorò come disegnatore per il periodico Matha Shinpo.
Mizoguchi, nel ricercare la perfezione formale, arriva a riportare sullo schermo non solo rappresentazioni fedeli, ma formali di un mondo che non è più. Nel film si è mettono in evidenza le passioni di Utamaro, come l’amore per le donne. Utamaro ama le donne: tutte le donne, è la triste constatazione di una cortigiana, che contrariamente al pittore, si lascia trasportare dalle passioni.
Kitagawa Utamaro riusciva trasfigurare la realtà, che altre scuole tentavano di riprodurre acriticamente nei minimi particolari, per adattarla ai suoi criteri estetici. Con una disponibilità di colori limitata, riusciva anche a rendere vivaci e ricche le sue stampe. I suoi celeberrimi ritratti femminili sono certamente non realistici: ci mostrano figure innaturalmente allungate eppure proprio per questo di una raffinata, ineguagliata eleganza.
Molti sono gli artisti che sono stati ispirati da Utamaro, o che in qualche modo lo richiamano (anche involontariamente). Basti pensare ad Amedeo Modigliani e ai suoi visi allungati.
E tu, caro Icrewer, cosa ne pensi?