Caro Icrewer, per la rubrica arte e cultura giapponese, oggi ti presenterò un essere scaltro, furbo ed intelligente. Quest’essere particolare è Kitsune, la volpe mutaforme e ammaliatrice, protagonista di infinite storie proprie della mitologia nipponica.
Nei miti nipponici, agli animali sono sempre stati attribuiti grande intelligenza e grandi poteri
Nel folclore giapponese le volpi sono un elemento ricorrente e di grande importanza. Secondo la mitologia giapponese la volpe è un essere dotato di grande intelligenza, in grado di vivere a lungo e di sviluppare con l’età poteri soprannaturali: il principale tra è l’abilità di cambiare aspetto ed assumere sembianze umane, generalmente appaiono con l’aspetto di una bella donna. In alcuni racconti esse utilizzano queste abilità per ingannare il prossimo, mentre altri le ritraggono come guardiani benevoli, amiche, amanti e mogli.
Origini del nome Kitsune
Secondo una leggenda, in giapponese classico kitsu-ne significa “torna e dorme”, mentre la variante ki-tsune significa “torna sempre”. La Leggenda in questione racconta di una kitsune che, avendo sembianze umane, si innamorò di un uomo. I due si sposarono ed ebbero dei figli. Ma, dopo diversi anni di matrimonio, un cane fece spaventare la bellissima donna, che per la paura si tramutò in volpe e scappò via. Il marito, che l’amava troppo ed era anche consapevole che lei fosse la madre dei suoi figli, le chiese di tornare quando voleva. La bellissima kitsune, tornava ogni sera con sembianze umane, per dormire fra le braccia del proprio amato, trasformandosi in volpe ogni mattina per andare via.
Caratteristiche dello “spirito di volpe”. Non solo mutaforma
Le Kitsune sono un particolare tipo di di yōkai, ovvero un’entità spirituale, e la parola kitsune è spesso tradotta in “spirito di volpe”. Tuttavia ciò non significa che queste entità siano dei fantasmi, né che siano fondamentalmente diverse dalle normali volpi, ma il termine rimanda alle caratteristiche abilità che hanno.
Secondo il mito, questi spettri hanno anche il potere di entrare nei sogni, creare illusioni e di diventare anche una seconda luna. Spesso le Kitsune vengono rappresentate nell’atto di custodire una sfera, la Hoshi no Tama (Sfera della Stella) che, secondo la leggenda, assicura l’obbedienza dello Yokai a chiunque riesca a impossessarsene; inoltre è un oggetto estremamente importante per lo spirito perché è in esso che viene conservato metà del suo potere quando assume le sembianze umane.
Queste scaltre e mitologiche volpi sono anche le messaggere di Inari, il kami shintoista della fertilità, dell’agricoltura e del riso. Grazie a questa particolare investitura, le volpi sono venerate come vere e proprie divinità.
Le Kitsune possono essere divise in due categorie: zenko e yako. Le zenko, “volpi buone”, sono volpi celestiali e benevole, associate al culto del dio Inari; conosciute anche come “volpi Inari”. Le yako, “volpi di campo”, chiamate anche nogitsune, invece, posseggono un carattere malizioso e intenzioni malvagie. Le tradizioni locali prevedono ulteriori tipi di kitsune: una ninko, “volpe umana”, per esempio, è uno spirito di volpe invisibile, capace di interagire con gli esseri umani attraverso la pratica della possessione.
In molti credono al Kitsunetsuki, ovvero la capacità delle volpi di possedere l’uomo letteralmente nutrendosi così della loro forza vitale. Entrano nel corpo della vittima attraverso un’unghia o il petto. In alcuni casi sembra che i tratti del viso del posseduto cambino leggermente, in modo da ricordare le fattezze di una volpe. Infine, secondo la tradizione giapponese, gli analfabeti, una volta posseduti, acquisivano temporaneamente la capacità di leggere e scrivere.
La volpe a nove code
La principale caratteristica fisica che contraddistingue le kitsune è la grande quantità di code che esse possiedono. Maggiore è l’età di una volpe, maggiore sarà il numero delle code cui essa potrà disporre, fino a un massimo di nove. Di conseguenza, un gran numero di code sta a indicare una volpe più anziana e potente.
Alcuni racconti popolari narrano che solo le volpi ultracentenarie possano ambire al numero massimo di code. I miti più conosciuti narrano di volpi a una, cinque, sette, o nove code. Quando una kitsune ottiene la sua nona coda, il suo manto diviene di colore bianco o oro. Queste kyūbi no kitsune, cioè volpi a nove code, acquisiscono anche l’abilità dell’onniscienza, potendo così vedere e sentire qualsiasi cosa accada in ogni parte del mondo. Inoltre, le volpi a nove code sono caratterizzate da una matura e inimmaginabile saggezza.
Le Kitsune nella cultura di massa
Radicate nel folclore, le kitsune compaiono in molte opere del teatro giapponese. Sono presenti in qualità di personaggi delle opere del teatro nō, kyōgen, bunraku e kabuki.
La figura della kitsune viene celebrata altresì nei matsuri, i festival tradizionali giapponesi: il quarto sabato di settembre, per esempio, gli abitanti di Hida-Furukawa sfilano per le strade della città travestiti da volpi per celebrare il Kitsunebi Matsuri, il festival del fuoco della volpe; essi si recano presso il santuario di Okura Inari e mettono in scena un matrimonio. Tale cerimonia ha lo scopo di propiziare la buona sorte e termina con un falò presso il santuario.
Le kitsune sono molto comuni anche nelle opere contemporanee come manga e anime. L’opera che più trae ispirazione da tali figure è Naruto di Masashi Kishimoto: tra i cosiddetti cercoteri vi è la Volpe a Nove code, chiara reinterpretazione della creatura mitologica, ma anche lo stesso protagonista Naruto Uzumaki, al cui interno è sigillato lo spirito di un demone volpe. Anche nell’anime Pokémon, troviamo diverse rappresentazioni dei demoni volpi, con Vulpix e Ninetales.
Se hai letto un manga, facilmente ti sarà capitato di incontrare un riferimento a questo spirito scaltro e furbo.