«E durerà, non perché sia fatta di calcestruzzi potenti, o di pietre che “sfidano i secoli” o di materie sontuose […] ma durerà se durerà, proprio perché è tutta delle materie più labili e vestita di calce, come amorosamente tante case adorabili di Puglia, e di qualche colore, e nel più bel colore della terra, il verde dei campi e della terra, e durerà quanto durerà l’affetto, la fedeltà a queste cose senza valore, nel che sta la civiltà, nelle quali cose è l’incommensurabile valore di dover essere amate, se lo meritano, per vivere, per il loro significato. » (Gio Ponti)
Taranto. il 6 dicembre 1970 fu consacrata la Concattedrale di Taranto Gran Madre di Dio, l’opera religiosa ed artistica nata dalla mente dell’Arcivescovo Guglielmo Motolese e l’ingegno dell’architetto Gio Ponti.
Così come 50 anni fa, nella città di Taranto lunedì 7 dicembre 2020 si è assistiti ad una celebrazione ed inaugurazione.
Con la partecipazione dei principali esponenti della diocesi tarantina e delle maggiori autorità cittadine, durante la celebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo Mons. Filippo Santoro si è assistiti alla commemorazione del cinquantenario della consacrazione della Concattedrale di Taranto ma anche dell’operato dell’Arcivescovo Motolese, che riposa lì nella sua chiesa e di Gio Ponti.
“È un evento straordinario. È un momento di allegria, un momento di gioia.. Spetta a noi custodire quest’opera straordinaria che nasce dal genio di Ponti e dal cuore di Motolese. La Concattedrale, riconosciuta come una tra le venti opere migliori nel mondo per la seconda metà del Novecento, non sembra soffrire del tempo che passa, ma rimane sempre moderna.”
-Mons. Filippo Santoro
Con la presenza del Sindaco di Taranto Rinaldo Melucci si è poi presieduta anche la cerimonia d’inaugurazione della riqualificazione delle vasche antistanti e dell’area circostante, nonchè l’illuminazione della famosa “vela” simbolo.
“Quando abbiamo pensato insieme alla nostra curia, al nostro Arcivescovo Mons. Filippo Santoro di riqualificare tutta quest’area, non soltanto le facciate esterne della Concattedrale, lo abbiamo fatto con un occhio rivolto ad alcune esperienze importati di rivisitazione urbana ed anche sociale, economica e culturale anche recenti in Europa..”
-Sindaco Rinaldo Melucci
L’iniziativa è frutto di un accordo firmato dall’Arcidiocesi di Taranto, Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per le Province di Brindisi, Lecce e Taranto e dal Dipartimento di Scienza dell’Ingegneria e dell’Architettura del Politecnico di Bari, esito di una tesi di laurea di cinque giovani architetti dell’ateneo barese.
Di fondamentale importanza è la mostra inaugurata al Museo Diocesano di Taranto intitolata “Gio Ponti e la Concattedrale di Taranto 1970-2020. Il sogno di una città, il sogno dei suoi cttadini e il sogno di Guglielmo e di Giovanni” promossa dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo, d’intesa con la Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Puglia, il CSAC- Centro Studi ed Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, Gio Ponti Archives, Il Comune di Taranto, l’istituto di studi superiori musicale “G, Paisiello” di Taranto, l’associazione Chromophobia e il Do.Co.Mo.Mo. Italia.
La mostra non è attualmente visitabile per l’emergenza epidemiologica, si può, però, consultare la pagina facebook dell’evento della Concattedrale di Taranto e quella del Museo Diocesano di Taranto per restare sempre informati sulle iniziative e riaperture.
Importante è anche la pubblicazione del libro “Gio Ponti e la Concattedrale di Taranto. Lettere al Committente Guglielmo Motolese (1964-1979)” grazie a Vittorio De Marco direttore della Biblioteca arcivescovile, pubblicato da Silvana Editoriale, che racconta lo scambio epistolare tra Motolese e Gio Ponti che durò anche dopo la conclusione dell’opera.
Sono state sottoposte ad attento studio ben 400 lettere custodite da Motolese.
Un libro interessante ricco di contenuti, di emozioni, di lettere particolari disegnate, sicuramente da leggere.
Ma non è tutto, grazie all’amministrazione e allo studio delle lettere si è potuto risalire ad un desiderio espresso ma mai esaudito di Gio Ponti, quello di diventare cittadino onorario di Taranto, così durante la cerimonia è stata preannunciata la notizia: Gio Ponti diventerà, in questo cinquantenario, cittadino onorario di Taranto.
“Nel cinquatenario nella consacrazione di quest’opera abbiamo pensato di omaggiare il pensiero di Gio Ponti che in un carteggio privato con la famiglia esprimeva prima della sua morte il desiderio di diventare cittadino onorario di questa città, abbiamo modificato i regolamenti e in maniera postuma con un pò di ritardo ma con grande affetto Gio Ponti diventerà, in questo cinquantenario, nostro cittadino onorario..”
-Sindaco Rinaldo Melucci
L’intuizione di Mons. Guglielmo Motolese per la nascita della Concattedrale di Taranto
“Desidero esprimere particolare gratitudine ed insieme commosso e sincero compiacimento all’architetto Giò Ponti.. Tutto qui è suo, ed in ogna cosa è trasfusa la sua passione, il suo ardore, la sua arte, il suo genio”
-Mons. Guglielmo Motolese
Luogo di culto ma anche opera iconica in ambito artistico 50 anni fa nasceva la Concattedrale di Taranto, con la sua “vela” architettonica a finestre “per la sosta degli angeli”.
Ci troviamo a Taranto, la città dei due mari, sostenitrice della blue economy, con quel clima mite e quel profumo di brezza marina tipica delle città di mare, ci lasciamo trasportare dall’olfatto che rievoca ricordi felici.
Passeggiando per una delle vie principali di Taranto, Viale Magna Grecia arrivando all’incrocio con Via Dante si ritorna all’intuizione che ebbe l’Arcivescovo Motolese, l’idea di costruire proprio in questo punto un nuovo centro culturale grazie al periodo espansionistico di quell’epoca, ma, soprattutto, un luogo di culto, che potesse accogliere gran parte dei cittadini.
Egli capì l’importanza che stava avendo l’espansione urbanistica in quel tempo, che dal borgo antico dove era già presente un forte sviluppo di vita sociale e religiosa attorno alla Cattedrale di San Cataldo, si stava però ampliando verso la città nuova e vide in questo crocevia il punto focale del nuovo polo di sviluppo maggiorato di significato dalla presenza di una grande chiesa.
E grazie all’intuizione di Motolese che contattò la creazione, l’originalità e l’innovazione di Gio Ponti, artista del secolo, nacque un’opera che possiamo definire scultorea, religiosa, architettonica e pittoresca, una grande vela, una grande nave ormai attraccata da tempo qui a Taranto, stiamo parlando della Concattedrale di Taranto “Gran Madre di Dio”, costruita in onore di Maria Madre di Dio perchè pare avesse preservato i cittadini da un forte terremoto avvenuto il 7 dicembre 1710.
Da quel giorno iniziò un rapporto di lavoro tramutatosi poi in amicizia tra l’Arcivescovo Motolese e l’architetto Gio Ponti.
“Io le posso dire che la Cattedrale verrà un sogno, ora si affina di giorno in giorno da sè. E’ essa che mi guida” – Gio Ponti
La Concattedrale di Taranto di Gio Ponti e i suoi 50 anni
Ho pensato: due facciate. Una, la minore, salendo la scalinata, con le porte per accedere alla chiesa. L’altra, la maggiore, accessibile solo allo sguardo e al vento: una facciata per l’aria, con ottanta finestre aperte sull’immenso, che è la dimensione del mistero. -Gio Ponti
La Concattedrale di Taranto è atipica architettonicamente nel suo genere, alla cupola si contrappone la “vela”, presenta una struttura priva di statue ornamentali, una struttura geometrica, squadrata, bucherellata che si lascia attraversare dall’aria e dai raggi del sole, si eleva verso il cielo e si estende verso la sua scultura migliore, la distesa d’acqua che si prostra al suo cospetto e rispecchia la sua bellezza, la sua luce. Per Gio Ponti la Concattedrale di Taranto doveva rappresentare la “vela”.
“Tutto sarà in scala umana tranne la vela(traforata) che si alzerà sino a quaranta metricome uno stendardo, lucente di giorno(ed attraverso si vedrà l’azzurro del cielo),luminosa di notte: la stessa cattedrale vistadi fianco somiglia ad un vascello”-Gio Ponti
Una nave che seppur ormeggiata distende la sua vela alta 53 metri, non comunicante con tutto il contesto della chiesa, ma è li, incorporata ma a sè stante, è puro ornamento architettonico, fatta di pareti bianche traforate, quasi come un motivo ad “uncinetto”, piccole finestrelle di forme geometriche che “respirano” diventando mosaico naturale nel cielo.
“..è un’acrobazia architettonica, impasto di concretezza e di aria dedicata al cielo..”
– Luigi Moretti storico d’arte
Anche l’interno della Concattedrale di Taranto è frutto della mente geniale dell’artista. Si presenta apparentemente spoglia, senza decorazioni, senza opere d’arte e scultoree al suo interno, non c’è la sontuosità classicheggiante barocca, ma l’asetticità novecentesca.
Entrando dal portale traforato si accede ad una struttura che richiama le nartece delle basiliche paleocristiane, una sorta di porticato o atrio, con un vestibolo sormontato dal coro.
Anche qui le navate sono contraddistinte da queste mura traforate, dove Gio Ponti riprende le figure geometriche a diamante della vela. Il colore prevalente ricorda sempre il bianco dell’intonaco delle strutture pugliesi, ma l’interno non è acromatico come la facciata, risalta all’occhio il verde marino decorativo dell’altare, delle pareti laterali, del pavimento e delle travi che richiama simbolicamente il colore del mare.
L’altare è sopraelevato rispetto alla navata centrale per accogliere i fedeli, qui si notano le sedute dei prelati e la cattedra del vescovo, ma molto particolari sono i due pilastri che fiancheggiano l’altare a mò di colonna terminanti con una forma a pinna caudale che fungono da base per la croce-ancora in metallo, una fusione di due elementi che ben si sposano tra loro: la croce per l’ambito religioso e l’ancora non solo come simbolo del mare ma anche come simbolo religioso adottato dal Cristianesimo che significa salvezza, speranza, sicurezza. Qui c’è la mente geniale dell’artista che fonde i due significati non uscendo fuori contesto.
Le uniche decorazioni sono gli affreschi retrostanti all’altare con figure collocate all’interno di cornici geometriche che rappresentano la vergine Maria e l’arcangelo Gabriele anch’essi dipinti dall’artista Gio Ponti.
«Perché vi dico che la Cattedrale non è in oggi finita, essa comincia oggi e che si stacca da me; da oggi la sua presenza nella città sarà opera vostra se fede e fedeltà opereranno per renderla finalmente più bella; tutto comincia ogni giorno, ricomincia ogni giorno, rivive ogni giorno, è miracolo ogni giorno.»
(Gio Ponti)
Lo scambio epistolare tra Motolese e Giò Ponti
Nacque tutto nel 1964 quando l’allora Arcivescovo di Taranto Guglielmo Motolese, il quale, ricordiamo, ha costruito ben 43 chiese durante il suo episcopato, volle donare alla città di Taranto una Concattedrale immersa nel verde che abbracciasse tutti i suoi fedeli.
Volle una Concattedrale perchè l’antica Cattedrale dell’anno mille la più antica di Puglia era in un luogo angusto e quindi non favoriva le grande aggregazioni di popolo, la visione era di radunare tutto il popolo per la lode al signore e per la testimonianza della vita nella società, un’ opera per dare messaggio di speranza alla popolazione
– Arcivescovo Filippo Santoro
Era un periodo di crescita sociale ed economica e l’Arcivescovo Motolese avvertì il bisogno di creare un nuovo centro religioso e culturale in questa area della città , nel crocevia tra Viale Magna Grecia e Via Dante, individuata come centro di espansione, che avrebbe dovuto contenere anche una scuola, un auditorium, biblioteca, museo, abitazioni.
“Ed ora alziamo il pensiero a Dio che ci dia salute, vita e forza per compiere quest’opera e per far realizzare attorno ad essa quell’ambiente di vita (case), di assistenza (asilo e scuola), di cultura (auditorium, biblioteca, museo), di carità (brefotrofio), di educazione (L’istituto dei Gesuiti) che siamo tutte le espressioni più alte del nostro tempo, perchè se si vuole che il valore degli “intellettuali” si avvicinino alla Chiesa, cioè alla religione, occorre che, con alta comprensione ed oculato coraggio, la Chiesa si accosti ai più valorosi fra loro, per rappresentare essa nella civiltà moderna, la più alta, rigorosa ed esclusiva espressione delle arti e del pensiero e della tecnica stessa, che è sapienza che pur viene da Dio”
-Mons. Motolese
Iniziò così l’amicizia e lo scambio epistolare tra l’Arcivescovo Motolese e l’architetto Gio Ponti. Queste famose lettere sono una testimonianza importante del secolo.
Motolese contattò l’architetto più in voga del tempo Giovanni Ponti. Entrambi avevano un sogno, entrambi erano visionari e creativi, entrambi volevano realizzare qualcosa di grande e indimenticabile chi in ambito religioso e chi in ambito artistico. Questa loro affinità mentale lasciò il segno nella città di Taranto e fu la base di una nuova amicizia.
Il 27 Marzo 1964 Gio Ponti accettò l’incarico della costruzione di una nuova chiesa, quella che poi sarebbe diventata la Concattedrale di Taranto.
Il 25 settembre 1964 Gio Ponti inviò in maniera formale al suo ” Protettore” Motolese, questi bozzetti da Chaux de Fonds, con uno studio delle cattedrali più famose d’Italia, da San Marco, al Duomo di Milano e l’idea di ciò che avrebbe voluto costruire, discostandosi dalla costruzione tipica ed antica delle cattedrali pur mantenendone la forma e il significato. Iniziò a nascere l’idea della “Cattedrale moderna”, contemporanea, un’idea che ebbe pieno appoggio da Motolese, anche lui visionario.
Motolese diede piena fiducia a Gio Ponti ed anche lui proiettato verso il futuro appoggiò ogni sua decisione presentando il “progetto parrocchiale” alla Pontificia commissione che secondo Gio Ponti avrebbero dovuto accettare di elevare la chiesa a Cattedrale, così come venne scritto in questa lettera dattilografica inviata al suo “Protettore” Motolese.
Nonostante giudizi e regole imposte dalla Commissione pontificia, i due ormai diventati amici andarono avanti con il progetto, fino a quando Ponti presentò il bozzetto finale. Tutto era pronto. La Concattedrale di Taranto poteva nascere.
“Il mio pensiero va molto a Lei durante il lavoro, e non voglio chiudermi nel silenzio, pensando che anche a Lei farà piacere aver notizie di quel che sto per Lei facendo”- Gio Ponti
In questa foto datata 1970 possiamo vedere un Gio Ponti, ormai ottantenne, sul cantiere di Taranto, per la costruzione della Concattedrale di Taranto.
In uno dei suoi viaggi verso Taranto, Gio Ponti visita oltre la città, anche tutta la Puglia, perchè voleva sì creare un’opera moderna e di grande impatto visivo, dotata di bellezza artistica oltre che importanza religiosa, ma voleva altresì che la Concattedrale non apparisse come una struttura distaccata dal contesto, ma parte integrante.
Notò, così, come il colore “bianco” fosse tipico nelle costruzioni pugliesi, e decise di dare alla Concattedrale di Taranto un’ aspetto lineare, acromatico quasi dalla tonalità asettica, una struttura di colore bianco che è simbolo di purezza, come nella teoria del colore di Kandisky, circondato dal verde degli alberi e dal blu dell’acqua e del cielo e illuminata dal sole, come la visione di una grande nave che approda a Taranto.
Il progetto iniziò nel 1964, la prima pietra per la costruzione della Concattedrale di Taranto fu posata nel 1967, la celebrazione della consacrazione venne celebrata nel 1970.
«E se veniamo a parlare di quest’opera, potremmo dire che è stata un lungo intimo pensiero sempre più dominante, quasi autonomo, da obbedire o esaudire. E perchè no?, è stata una lunga preghiera. E se questa preghiera è trasferita nei suoi muri, allora sarà la preghiera nella voce silente dell’architettura e sarà una preghiera di tutti» (Gio Ponti)
L’inaugurazione della mostra “Gio Ponti e la Concattedrale di Taranto 1970-2020 al “MuDi”-Museo Diocesano di Taranto
Di particolare importanza è la mostra allestita nell’antico seminario arcivescovile che oggi ospita il MuDi – Museo Diocesano di Arte Sacra di Taranto, un museo carico di storia e bellezza artistica, importante e connesso alla vicenda anche perchè voluto fortemente da Mons. Guglielmo Motolese.
La mostra dedicata alla Concattedrale di Taranto a causa delle restrizioni epidemiologiche sarà visitabile a data da destinarsi o meglio “..non appena le indicazioni governative daranno possibilità ai musei di riaprire. Speriamo Presto!“ risponde Don Francesco Simone, curatore della mostra e direttore del Museo, alle tante domande sui social dei fruitori dell’arte.
“La realizzazione del MuDi- Museo Diocesano di Arte Sacra di Taranto, costituì il punto d’arrivo quasi un traguardo ed una meta di un lungo cammino. Si realizzò un sogno coltivato con tenacia e con passione dagli arcivescovi Guglielmo Motolese e Benigno Luigi Papa affinchè le celle e le ampie sale dell’antico seminario arcivescovile custodissero come in uno scrigno prezioso i dipinti, le statue, gli ori, gli argenti, i paramenti sacri e gli antichi libri liturgici della basilica Cattedrale e di moltre altre chiese della diocesi.”
-Don Francesco Simone, direttore del museo
Il 3 dicembre 2020, l’antico seminario arcivescovile ha accolto, nonostante le difficoltà dovute alla pandemia, l’Arcivescovo Metropolita di Taranto Filippo Santoro, il Soprintendente Maria Piccarreta e successivamente il sindaco di Tarando Rinaldo Melucci che hanno potuto simbolicamente visitare la mostra accompagnati dai curatori Fernando Errico, Gabriele Rossi e Francesco Simone, e sono stati ben lieti di lasciare un messaggio sul registro delle visite, auspicando la ripartenza.
Nel frattempo, si possono trovare informazioni sugli eventi condivisi sul sito web ufficiale www.concattedraletaranto2020.it
“In attesa di poterla aprire al pubblico abbiamo voluto fare una brevissima visita.. speriamo l’anno prossimo di riuscire ad aprirla per regalare alla città di Taranto un appuntamento che avevamo da 3 anni pensato ed organizzato e che vorrà essere l’inizio di uno svelamento di un momento molto importante che dovrà entrare nelle pagine della nuova Taranto che sta prendendo forma in questo periodo”
-Soprintendente Maria Piccarreta
“Questo Tempio, s’è detto, a forma di vascello, con la sua vela trasparente, navigherà nel tempo, immobile, restando sulla terra” – Gio Ponti
Come 50 anni fa un vescovo e un architetto hanno dato vita ad un monumento di fede e di architettura di straordinaria importanza, anche oggi un vescovo e un architetto si ritrovano insieme per promuovere una maggiore conoscenza e valorizzazione della Concattedrale.
– Soprintendenza archeologica