La ghiandola pineale o epìfisi è una ghiandola endocrina che si trova nel cervello dei vertebrati, quindi anche nell’uomo, e produce la melatonina, l’ormone che regola il ciclo di sonno veglia. Questa ghiandola, attraverso la trasmissione che gli arriva dal sistema nervoso che parte dagli occhi, è in grado di reagire alla luce; secondo alcuni studiosi, addirittura riuscirebbe a reagire da sola alla poca luce che arriva nell’area del cervello in cui si trova, tuttavia in entrambi in casi, questa sua reazione alla luce, la portò ad essere chiamata anche terzo occhio. La correlazione con il ciclo sonno-veglia è certa e si constata con facilità grazie al jat lag.
La ghiandola pineale negli egizi: Osiride
Il ruolo e l’importanza che questa piccola ghiandola subisce nella storia e nelle religioni è, a mio avviso, molto interessante. La scienza si mescola all’esoterismo e l’arte ne diventa testimone.
Una delle testimonianze più incisive che l’arte ci propone, a proposito della ghiandola pineale, risale agli antichi Egizi. L’occhio che rappresenta il dio Osiride [in alto nella foto di copertina], infatti, ha una incredibile somiglianza con la forma della sezione di questa ghiandola [foto1]. Sappiamo che gli antichi Egizi erano dei profondi conoscitori del corpo umano, non dimentichiamo che erano maestri nella mummificazione; il fatto che il simbolo del dio Osiride fosse questo occhio tanto simile alla ghiandola pineale, ci resta difficile pensare che sia un caso, sopratutto pensando che a tale ghiandola venga associata la funzione sonno-veglia, che ideologicamente e simbolicamente riconduce al giorno e alla notte in senso religioso, ovvero alla vita e alla morte.
Osiride era per l’appunto il dio dell’aldilà e il suo copricapo, ricorda la ghiandola pineale intera, con la caratteristica forma a “pigna”[foto2] .
La pigna è la ghiandola pineale?
L’arte è costellata di riferimenti alla “pigna” il frutto delle conifere per intenderci. Esternamente, si fa per dire, la ghiandola pineale si presenta con la forma della pigna e sono diversi gli studiosi che correlano l’iconografia della pigna alla ghiandola.
Ma perchè?
Probabilmente (ti prospetto una semplice ipotesi) essendo essa “la porta” tra la veglia e il sonno, in qualche modo diventa simbolo del mondo onirico: il mondo dei sogni. Un mondo onirico non prettamente legato alla fase dormiente dell’essere umano, ma anche alla fase più attiva: quella dell’alterazione di coscienza che avviene durante la meditazione.
Sarà forse per questo motivo che troviamo il simbolo della pigna in molti contesti religiosi?
Probabilmente la prima pigna che troviamo nell’iconografia è quella sumera [immagine3], dove la divinità tiene in mano il cono di pigna. La pigna è stata identificata nella storia come simbolo di fertilità per i numerosi semi che contiene in essa (ancora oggi viene donata agli sposi), ma questa fertilità, forse, non è di “questo mondo” piuttosto è una fertilità spirituale, gli esperti di arte e religioni intendono infatti la pigna come simbolo del massimo potere spirituale raggiunto da un essere vivente.
La caratteristica forma a cono della pigna, la troviamo nella testa del Buddha, che non dimentichiamo è “l’essere illuminato” per antonomasia, colui che attraverso la meditazione ha raggiunto il livello massimo di illuminazione spirituale, il bodhi.
In un quartiere di Roma, il quartiere Pigna, fu ritrovato un antico bronzo a forma di pigna, che probabilmente era stato di ornamento al Tempio di Iside al Campo Marzio in epoca romana, non troppo distante da lì. Il quartiere ancora oggi mantiene il nome grazie al “Pignone”, il quale poi venne successivamente spostato in Vaticano, prima di fronte alla vecchia Basilica di San Pietro, poi nel ‘600 collocata definitivamente dove di trova oggi: nel Cortile della Pigna.
La statua della pigna presente in Vaticano viene anche citata da Dante nella Divina Commedia (canto trentunesimo, versetto 59):
come la pina di san Pietro a Roma […].
A questo punto è lecito domandarsi se l’iconografia riguardante l’occhio inteso come Dio, raffigurato in diversi stemmi, come ad esempio sul Dollaro americano, avvolto dalla luce, non sia riconducibile ad una rappresentazione esplicita della ghiandola pineale come terzo occhio: un occhio non solo umano, ma divino.
Un vecchio detto dice che tutte le strade portano a Roma, in verità caro icrewer questa non è la fine di un viaggio, alla ricerca delle pigne nell’arte, poichè se ho destato in te un po’ di curiosità e avrai voglia di proseguire nella ricerca, ti renderai conto che ho solo citato pochissimi esempi.
Ricordi la favola di Pin-occhio? Anche quel viaggio potrebbe essere la ricerca della scoperta della ghiandola pineale, intesa come un viaggio di formazione spirituale, anziché un romanzo di formazione esclusivamente morale.
Alcuni studiosi sono convinti che la pigna nell’arte e la ghiandola pineale siano esattamente la stessa cosa, la certezza non ce l’abbiamo, ma i dubbi sono legittimi.
Molto interessante!
Bisognerebbe approfondire, veramente ben scritto