La guerra nel Medioevo fu un aspetto pervasivo della vita, influenzando profondamente la società, l’economia e la politica europea per dieci secoli. La guerra nel Medioevo non era un semplice scontro tra cavalieri, ma operazioni complesse che coinvolgevano diverse tipologie di truppe, armi avanzate, e strategie elaborate.
Le fonti storiche attendibili sulla guerra nel Medioevo includono cronache, manoscritti, trattati militari, e opere letterarie che forniscono dettagli sulle tattiche, le armi, e la vita dei soldati. Gli archivi di documenti e le testimonianze dirette di eventi bellici sono particolarmente preziosi.

La guerra nel Medioevo
A molti non è chiaro quanto la guerra, in quest’epoca, fosse al centro della vita. Lo testimoniano fonti: letterarie, trattatistiche, documentarie e persino di natura economicocontabile. Era una guerra medievale che (diversamente da quelle Moderne e Contemporanee) metteva in campo un numero ristretto di uomini, perfettamente armati e addestrati per tale compito, che si fronteggiavano in una battaglia dalla quale si decideva le sorti del conflitto. Una guerra a suo modo pulita, che si risolveva in uno scontro fra due schiere di milites, eventualmente sopportati da pedites, praticamente senza coinvolgimento della popolazione civile.
Era una guerra limitata nel tempo, circoscritta nello spazio, e che, sulla base della riflessione di teologi e canonisti, si voleva sottoposta al rispetto di alcune fondamentali regole così che i combattenti non venissero bollati come assassini.

La modalità di una guerra ideologica, soprattutto per quanto concerne l’ambito francese, inglese e, in misura minore, germanico: se nel caso dell’Inghilterra e della Francia, la guerra – in particolare quella detta dei Cent’anni – veniva utilizzata per costruire un’identità nazionale attorno alla figura del sovrano e per accelerare i processi di centralizzazione, il caso italiano presenta caratteristiche del tutto differenti.
La nozione di patria, di comunità politica di appartenenza si era ancorato già dall’XI secolo (patria, non nazione), in Italia, la guerra dell’età comunale, si avvalse anche dello scontro tra i due massimi poteri per dar spazio a quelli che erano gli ineludibili contrasti e gli opposti interessi di città stato spesso troppo vicine e comunque in competizione tra loro.
La guerra nel Medioevo, in condizioni diverse come quelle dei comuni, veniva a comporre il senso di appartenenza alla comunità politica cittadina e dove era forte e peculiare lo stretto intreccio tra gli ideali religiosi e quelli civili, tra valori culturali e modelli di comportamento fortemente radicati nell’urbanitas.
Va sottolineato che le guerre non erano promosse dal papa o dall’imperatore. Un esempio: l’imperatore Federico I Barbarossa, che pur si innestava sul tessuto di conflitti intracittadini frequenti ed esacerbati, fece fare un salto decisivo alla formazione dell’identità cittadina, legando in modo indissolubile il concetto di libertà a quello di patria, fornendo la matrice per tutte le elaborazioni successive.

Cosa accadeva nelle guerre medievali
La guerra nel Medioevo, i tempi lunghi dell’assedio – costituiti da un sottofondo di guasti del territorio e di attesa che la carenza di viveri fosse tale da piegare gli assediati – sono scanditi, da una parte e dall’altra, da attacchi improvvisi che miravano a interrompere la situazione di stallo con l’intento, da parte di chi l’assedio lo subiva, di reagire e galvanizzare le forze oramai provate (o viceversa) da parte
di chi l’assedio lo conduceva, di impadronirsi della città con un colpo di mano, sfruttando la debolezza della popolazione e dei combattenti.
Nella narrazione di Boncompagno l’attenzione non viene però focalizzata sugli armati che tentavano sortite fuori dalle mura o che assicuravano il costante presidio delle stesse. Le armi e le armature si evolsero costantemente, con il perfezionamento di armi da taglio, da lancio (archi e balestre) e l’introduzione di rudimentali forme di artiglieria come le catapulte. Il fatto che arrugginissero le armi da taglio stava a significare che, già, avevano un concetto di guerra batteriologica; lo si evince anche da come si diffuse la peste.
Quest’ultima venne originata (divulgata) a Caffa – nella penisola di Crimea – durante un assedio mongolo, dove questi ultimi lanciarono i corpo infetti. Si diffuse rapidamente attraverso le vie commerciali (soprattutto da navi genovesi), influenzando il bacino del Mediterraneo e successivamente tutta l’Europa.

Le battaglie a campo aperto erano meno frequenti degli assedi. Le tattiche includevano scontri frontali, manovre di fiancheggiamento, e l’uso di fortificazioni per difendere o attaccare le città. La cavalleria, composta principalmente da nobili guerrieri a cavallo, giocò un ruolo cruciale, soprattutto nelle prime fasi del Medioevo, ma la fanteria divenne sempre più importante con il tempo (soprattutto in epoca Moderna).
La guerra aveva un impatto profondo sulla società medievale, influenzando l’organizzazione degli eserciti, la vita dei militanti e le relazioni tra i diversi gruppi sociali. Gli assedi erano una forma comune di conflitto, spesso lunghi e dispendiosi in termini di uomini e risorse, che richiedevano tecniche specifiche per la costruzione di macchine, appunto, d’assedio e la difesa delle mura.
La guerra portava saccheggi, distruzioni e un senso generale di insicurezza, influenzando la vita quotidiana delle persone, sia civili che non. Per dieci lunghi secoli la guerra ha condizionato quasi ininterrottamente la vita politica, sociale ed economica dell’Europa occidentale. Il libro La Guerra nel Medioevo (ormai un classico negli studi sull’argomento), racconta la guerra medievale dai più diversi punti di vista: l’arte militare, l’armamento, il reclutamento, gli eserciti, le implicazioni morali e religiose, le connessioni con la vita sociale, politica ed economica; e traccia un’evoluzione storica che va dalle scorrerie dei barbari alle crociate, alle grandi guerre di fine Quattrocento.
