Palazzo Grassi presenta la prima mostra personale in Italia di Luc Tuymans, curata da Caroline Bourgeois, che raccoglie oltre 80
opere, con una selezione di dipinti realizzati dal 1986 a oggi, provenienti dalla Collezione Pinault e da musei internazionali e collezioni private.
Il titolo della mostra “La Pelle” è stato proposto dall’artista ed è ispirato al romanzo dello scrittore italiano Curzio Malaparte. L’allestimento non segue un ordine cronologico, ma intende offrire nuovi confronti e riflessioni sulle questioni fondamentali affrontate dall’artista nella sua produzione pittorica.
Chi è Luc Tuymans?
Considerato uno degli artisti più influenti nel panorama internazionale, si dedica alla pittura fin dalla metà degli anni Ottanta e lungo tutta la sua carriera contribuirà alla rinascita del medium pittorico nell’arte contemporanea. Le sue opere trattano questioni del passato e della storia recente, ma anche soggetti quotidiani attraverso un repertorio di immagini provenienti dalla sfera personale e pubblica – dalla stampa, dalla televisione o dal web – rappresentate attraverso una luce non familiare, rarefatta, e restituendole in una forma rivolta a suscitare una certa inquietudine per arrivare a ottenere – come l’artista stesso ha descritto – una “falsificazione autentica” della realtà.
Per Caroline Bourgeois “pur ispirandosi a immagini esistenti il suo approccio non è mai quello della rappresentazione perfetta, ma al contrario quello di prendersi un rischio dipingendole. L’artista sostiene che la pittura debba comportare un vuoto, un difetto, e che è in questa “assenza” che l’osservatore può ricostruire la propria versione della storia, la sua narrazione. Un altro aspetto affascinante della sua opera è il suo essere silente: i suoi quadri sono spesso monocromi, hanno tonalità sorde, a volte più calde, a volte più fredde e con una prospettiva appiattita. Non intende prendere per mano il visitatore, ma gli chiede uno sforzo di riavvicinamento, una riflessione e una fisicità“.
Il percorso comprende un’opera site specific, realizzata in situ per l’atrio di Palazzo Grassi: un mosaico in marmo di oltre 80 mq che riproduce Schwarzheide, l’opera dipinta dall’artista nel 1986. Dal nome del campo di concentramento tedesco, l’opera riprende un disegno realizzato da un prigioniero nel corso del suo periodo di detenzione durante la Seconda guerra mondiale. Il mosaico è l’unica opera non pittorica presente in mostra.
La mostra chiuderà il 6 gennaio prossimo.