Nel mondo internazionale della Street art spicca un nome italiano! Manuel di Rita, conosciuto come Peeta, è uno degli artisti più noti del momento. Se il suo nome non ti dice niente, sicuramente ti sarà rimasta impressa una sua opera se hai avuto la fortuna di vederla da vivo o in fotografia. Le sue pitture anamorfiche, che sconvolgono i palazzi dandogli un effetto ottico che li distorce e fa apparire surreali, colpiscono subito l’occhio e fanno venire voglia di capire più da vicino quale sia il trucco utilizzato.
Dal lettering all’anaformismo
Manuel di Rita nasce nel 1980 nella provincia di Venezia. Si affaccia sulla scena della Street art alla fine degli anni ’90 con lo pseudonimo di Peeta (elaborazione del soprannome Pita che gli davano gli amici), colpito dai lavori dei pionieri del movimento tedesco quali Delta (che ora si presenta con il suo nome, Boris Tallengen), Daim e Loomit, dopo essersi inizialmente dedicato alla scultura. Inizia a sperimentare con il lettering puro soprattutto attraverso l’elaborazione del proprio pseudonimo, per poi passare alla fusione tra questo e lo stile tridimensionale arrivando a trovare un equilibrio tra i due stili estremamente ritmato.
Nelle opere pittoriche, scultoree e murali cerca sempre un’interazione tra la geometria delle forme e l’ambiente che le circonda. Inizia a utilizzare l’anaformismo (illusione ottica che fa si che un’immagine venga proiettata su un piano in modo distorto e si possa riconoscere il soggetto originale solo da una determinata posizione) con l’intenzione di focalizzare ancora di più l’attenzione, rispetto a quanto fatto nelle opere precedenti, su quanto sia labile la percezione umana. All’inizio lavora molto con la tecnica freestyle o con dei semplici bozzetti a matita. Via via che la sua produzione si fa più complessa inizia con il fare degli schizzi a mano per capire quale effetto dinamico dare alla composizione, per poi passare a digitalizzare il disegno e a dare volumi alle forme. In questo stadio la creazione è tutta in bianco in modo da avere la giusta armonia tra i differenti volumi, da lì in poi lo stile adottato varia a seconda della superficie che deve decorare. Su di un muro la priorità è adattare l’opera al contesto che la circonda, con le tele, non avendo vincoli di prospettiva, si sbizzarisce con forme e colori, mentre per le sculture il discorso è più complesso, con queste opere non si può non tenere conto dei limiti fisici della costruzione delle forme che devono riportare quanto ha in mente l’artista, ma anche essere in grado di sostenersi su tutta la struttura.
Il suo stile è inconfondibile e una volta imbattuti in uno dei palazzi da lui decorati non lo si dimentica più. Se volete vederne uno potete andare a Padova, dove l’estate scorsa ha partecipato alla Biennale sostenibile della street art creando un incredibile effetto ottico sul muro di un condominio nel quartiere Arcella oppure in altre parti d’Italia quali Dolo, Mantova, Campobasso, Agropoli, Mestre (qui ha dipinto il muro dell’Anda Venice hostel) dove le sue opere fanno restare a bocca aperta per l’effetto visivo che creano. Anche all’estero è molto conosciuto, sempre l’estate scorsa ha lavorato in Germania partecipando allo Stadt Wand Kunst, la sua opera potete ammirarla in Zehntstr. 1, a Mannheim, ma anche in altre parti del mondo hanno la fortuna di averlo visto in azione. Se vuoi farti un idea dei suoi incredibili lavori puoi visitare il suo sito www.peeta.net.
Caro Icrewer, come ormai avrai capito, questo artista è stato per me una piacevole scoperta, spero abbia suscitato le stesse emozioni anche a te!