Il Teatro Vascello di Roma ospita una nuova, intensa rappresentazione del romanzo La Vegetariana di Han Kang, Premio Nobel per la Letteratura 2024. L’adattamento, firmato da Francesca Marciano e Daria Deflorian (anche alla regia), si inserisce nel programma del Romaeuropa Festival, esplorando il viaggio di Yeong-hye verso un rifiuto radicale della carne e della violenza, un percorso che la porta quasi a una trasformazione in vegetale.
Un palco essenziale per una storia d’intensità interiore
La scena, ridotta all’essenziale con un’unica stanza grigia, rispecchia l’aspirazione della protagonista a una purezza assoluta, che inizia col suo rifiuto di mangiare carne dopo un incubo cruento. Al centro della narrazione ci sono i punti di vista del marito, della sorella e del cognato, che osservano con incomprensione e disapprovazione l’inesorabile cammino di Yeong-hye verso una sorta di annullamento corporeo, alimentato da un ribellarsi agli schemi imposti dalla società. La rappresentazione esplora il vuoto e il mistero di un’esistenza votata alla rinuncia, resa con straordinaria delicatezza dalla fisicità di Monica Piseddu nel ruolo di Yeong-hye.
La ribellione di Yeong-hye: tra arte e introspezione
Il marito (interpretato da Gabriele Portoghesi) e il cognato artista (Paolo Musio) rappresentano due figure che vedono Yeong-hye solo attraverso il prisma dei loro bisogni e desideri. La sorella (interpretata dalla stessa Deflorian) incarna un’altra sfaccettatura, portando in scena i suoi sensi di colpa e il tentativo di “curare” l’incomprensibile trasformazione della protagonista. I tre interpreti, con una recitazione volutamente neutra e priva di vitalità, accompagnano il pubblico in un viaggio narrativo dove Yeong-hye emerge come simbolo di una ribellione silenziosa e assoluta, contro ogni compromesso.
Conclusione: una rappresentazione che lascia il segno
La rappresentazione di La Vegetariana offre al pubblico una visione profonda e sfuggente della natura umana, suscitando riflessioni sui confini tra corpo e mente, libertà e imposizione sociale. Al termine, lunghi applausi hanno salutato i protagonisti, ognuno dei quali ha ringraziato il pubblico con in mano una pianta verde, simbolo del delicato equilibrio tra natura e umanità.
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