L’Arte ritrovata ai Musei capitolini: andiamo a scoprire i tesori della scultura recuperati dal Comando Carabinieri tutela patrimonio culturale. Dal 7 giugno fino al 26 gennaio.
Le tre Artemidi marcianti che ci introducono nel piccolo spazio espositivo nelle sale terrene di Palazzo dei Conservatori all’interno dei Musei capitolini, esemplificano alla perfezione lo spirito della mostra L’Arte Ritrovata.
Questa particolare esposizione, curata da Daniela Porro, Direttore del Museo nazionale romano e Alessandro Mandolesi, archeologo è stata organizzata dal Comando Carabinieri tutela patrimonio culturale in occasione del loro cinquantennale.
L’iniziativa è anche il frutto della collaborazione che dura da ventotto anni con il Centro Europeo per il turismo e la cultura.
Questo corpo molto preparato dei Carabinieri ha ritrovato numerosi reperti che erano stati trafugati in seguito a scavi clandestini nell’Italia meridionale.
Ritrovare l’Artemide, reperita clandestinamente e rubata nel casertano, non è stato semplice perché i falsari avevano creato delle copie in gesso e marmo, le anti-Artemidi, proprio per sviare le indagini. Singolare la loro collocazione all’ingresso; tre sul lato destro e tre sul lato sinistro, come una specie di confronto all’americana. Svetonio narra della battaglia vittoriosa vicino Milazzo in Sicilia nel 36 a.C. in seguito alla quale Ottaviano trionfa e dedica la sua vittoria a Diana (L’Artemide greca), che divenne il simbolo della propaganda imperiale augustea, nonchè la purezza e il ritorno all’ordine. Pertanto questo ritrovamento, avvenuto nel 2001, proprio quando le sculture stavano per essere trasferite all’estero, rappresenta una vittoria per questo Corpo speciale dei Carabinieri che con le loro operazioni sono stati in grado di preservare l’eternità e recuperare le nostre radici.
Oltre ad Artemide un altro mito rivisitato sia nella cultura latina che in quella etrusca è quello di Ercole (Eracle per i greci) come ci testimonia un altro ritrovamento del 1988: un rilievo funerario che rappresenta le 12 fatiche di Ercole nella cornice, mentre al centro viene raffigurata un’altra faccia dell’eroe e del semi-dio: Ercole sottomesso all’amore di una donna, Onfale, regina della Lidia. La simbologia dei due personaggi viene scambiata. Sotto alla figura di Ercole vengono posti il fuso e il cesto di lana, attributi femminili, sotto l’immagine di Onfale, l’arco e le frecce di Ercole. La donna viene quindi vista come padrona dei sentimenti e dell’amore.
Trionfano ancora le donne con la raffigurazione del mito delle Amazzoni, in un frammento di un altro rilievo funerario, nel quale sono riconoscibili Achille che sorregge Pentesilea (regina delle Amazzoni), morente.
Non manca il ritrovamento di un’immagine della dea Fortuna Tyche, personificazione della sorte e raffigurata come una donna con una corona turrita, simbolo della città.
Antichi vasi destinati sia come corredo funebre, sia per gli usi quotidiani chiudono la mostra. Sono oggetti riconducibili sia all’ambito greco che a quello etrusco ritrovati nelle tombe pre-romane in Sicilia, Puglia e Lazio. All’ambito etrusco appartengono due piccole sculture in bronzo che rappresentano Marte ed Ercole e un candelabro con in cima una figura femminile. Tra gli oggetti di uso quotidiano troviamo il Dinos, utilizzato nei simposi per miscelare il vino con l’acqua e un braciere sicuramente utilizzato per riscaldare gli ambienti. Molto probabilmente questi reperti vennero rinvenuti a Vulci. I vasi apuli utilizzati in ambito funerario rappresentano immagini idealizzate del defunto. Un antiquario giapponese di Tokyo, titolare di due gallerie d’arte, una a Londra e una a Tokyo, aveva acquistato molte di queste opere dai trafficanti a Ginevra nel 2008. In Italia ne sono ritornate 347.
Questi antichi reperti hanno così ritrovato la loro destinazione originaria trionfando sul tempo e le avversità della fortuna.