È mattina quando quattro aerei di linea vengono dirottati da 19 terroristi. I primi due colpiscono le Torri Gemelle del World Trade Center di New York, il terzo aereo viene fatto schiantare contro il Pentagono, sede del dipartimento della Difesa.
L’evento diventato storia
Era un martedì come tutti gli altri, una mattina soleggiata e immersa nella routine quotidiana. La data nel calendario: 11 settembre 2001. Nessuno poteva sospettare che alle 08:45 di quella splendida giornata newyorkese (le 14:45 in Italia), un aereo si sarebbe schiantato contro una delle torri gemelle del World Trade Center di New York.
Proprio in quel giorno, in quella mattina fatidica quattro aerei sono stati dirottati. Il numero dei responsabili? Diciannove terroristi e quasi tremila vittime sono i numeri dell’attacco eversivo che ha sconvolto gli Stati Uniti e l’opinione pubblica mondiale. Le aggressioni a New York giunsero all’improvviso e non vennero da terra; il volo dell’American Airlines 11, in viaggio da Boston a Los Angeles, che colpì una delle Twin Towers simbolo di New York, ebbe la sua collisione alle 08:45.
Diciassette minuti dopo, alle 09:03, il volo 175 della medesima compagnia, si schiantò sulla Torre Sud. È il panico, la paura prende il sopravvento, le telecamere iniziano a filmare e a trasmettere in diretta televisiva quello che a oggi è il più famoso attacco terroristico.
Questo attentato cambia la storia e con essa anche l’opinione pubblica, da quel giorno ebbe inizio un’escalation di violenza e ritorsioni. Il primo volo decollò alle 07:59, con quattordici minuti di ritardo, dall’aeroporto Logan di Boston diretto a Los Angeles, dove a bordo c’erano 11 membri dell’equipaggio e 81 passeggeri.
Tra loro saranno identificati cinque dirottatori: Muhammd Atta, Abd al-Aziz al-Umari, Satam al-Suqami, Wail al-Shehri e Walid al-Shehri. Alle 08:14, sempre da Boston prese il volo il secondo aereo della United Airlines con a bordo 56 passeggeri e 9 membri dell’equipaggio. A bordo c’erano Marwan al-Shehhi, Ahmed al-Ghamdi, Fayiz Ahmad, Hamza al-Ghamdi e Mohand al-Shehri.
Ci fu un terzo aereo dirottato dai terroristi di Al Qaida diretto sul Pentagono, a Washington, e un quarto si schiantò in Pennsylvania, fallendo l’obiettivo. Quello dell’11 settembre fu il più grave attentato della storia degli Usa con una ferita di 2.996 morti e, ancora oggi, dopo 23, alcune delle vittime non hanno un nome.
Parte degli attentatori saranno identificati prima dello schianto grazie a un assistente di volo che riuscì a lanciare l’allarme. “Il volo è stato dirottato” racconterà. Ma questo non servirà ad arrestare la collisione tra gli aerei e le torri, anche dopo la richiesta dell’intervento militare.
Il volo American Airlines 11 si schianterà a una velocità di circa 790 km/h nella Torre Nord. Il secondo aereo, con una velocità di circa 950 km/h, finirà la sua corsa contro la Torre Sud. Le fiamme metteranno fuori uso le scale di emergenza, in tanti, disperati, si getteranno dalle finestre, mentre gli altri moriranno nei crolli.
I responsabili dell’attentato
Quando i media rilasciarono le prime immagini, pensarono a una probabile esplosione interna o a un incidente; ma poco dopo il secondo aereo si schiantò in diretta togliendo ogni dubbio. Il 20 settembre 2001 il presidente Bush parla alla nazione e al Congresso, annunciando l’inizio di una guerra contro il terrorismo. I responsabili di tale atto efferato furono i membri di Al-Qaeda, un’organizzazione terroristica guidata da Osama bin Laden.
Al-Qaeda è un’organizzazione terroristica che ha come principio il fondamentalismo islamico, quest’ultimo è un fenomeno criminale che ha intensificato la sua attività portando a termine attacchi molto cruenti e di grande impatto mediatico.
Il primo movimento che ha teorizzato l’uso della violenza per ripristinare lo stile di vita fondamentalista e ortodosso dei primi credenti islamici è stato quello dei Fratelli Musulmani fondato nel 1928 in Egitto, successivamente si legò alla rivoluzione iraniana per poi diramarsi come i tentacoli di una piovra.
Le ultime organizzazioni terroristiche islamiche in ordine di tempo sono Al-Qaeda e l’ISIS, quest’ultima nel giugno 2014 proclamò la restaurazione del Califfato islamico, incuneato fra Iraq e Siria. Si tratta dell’atto conclusivo di un processo iniziato con la ribellione al governo iracheno di una parte dei gradi superiori dell’esercito a seguito dell’invasione dell’Iraq da parte degli Stati Uniti.
Nel 2013 lo Stato Islamico dell’Iraq proclamò unilateralmente la propria unificazione con la branca siriana di Al-Qaeda, la quale aveva conquistato una parte del territorio siriano nell’ambito della guerra civile contro il governo di Bashar al-Asad.
La posizione dei paesi arabi
Dopo il crollo delle Torri gemelle le tensioni del Medio Oriente hanno reso protagonisti anche altri Stati arabi musulmani contro il terrorismo islamico, creandone una coalizione con i governi occidentali; i ventitré Paesi della Coalizione sono: Australia, Bahrain, Belgio, Regno Unito, Canada, Danimarca, l’Egitto, Francia, Germania, Iraq, Italia, Giordania, Kuwait, Libano, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Qatar, Arabia Saudita, Spagna, Svezia, Turchia, Emirati Arabi Uniti e Stati Uniti.
Va chiarito un concetto, chiamare una cosa con un altro nome potrebbe stravolgerne senso e significato, soprattutto se si tratta di un argomento come la galassia dell’ISIS. Beppe Severgnini, giornalista, scrive: “Chiamatelo Daesh e non ISIS: il termine dispregiativo usato dai musulmani che non piace al Califfato“.
La parola volgarmente usata dagli arabi Daesh (Dāʿish) ha un significato dispregiativo nei confronti dell’ISIS, per questa ragione si usa il nome Daesh o l’espressione l’autoproclamato Stato Islamico senza la benedizione di Allah.
11 settembre, un giorno da ricordare
Perché è importante non dimenticare il crollo delle Torri gemelle? L’11 settembre 2011 venne inaugurato Ground zero (un parco pubblico all’aperto), il monumento commemorativo ufficiale degli attentati che hanno distrutto le Torri gemelle del World trade center, progettato dall’architetto Michael Arad e dall’architetto pae-saggista Peter Walker.
Un monumento commemorativo è un luogo di solidarietà più che di ragionamento, di omaggio deferente più che di senso critico, di pietà più che di revisionismo; ogni volta che si fa una commemorazione occorre domandarsi quale potrà essere il bilancio tra i costi della memoria e i suoi benefici.
La storia non va studiata e ricordata per non ripetere gli stessi errori, essa è il nostro background da cui attingere informazioni, conoscenza ed esperienza, per questo è essenziale insegnare e imparare la storia con la consapevolezza della sua utilità. Non conoscere la storia è come camminare nel buio senza una torcia o andare a una competizione senza essere allenati.