Le crociate dei bambini del 1212 furono un movimento popolare, riguardante principalmente i bambini e giovani provenienti da Francia e Germania, che partirono in due comitive guidate da Etienne e Nicholas, con l’obiettivo di liberare la Terra Santa e marciando verso il mare. Tuttavia, il viaggio si rivelò un disastro: molti morirono di stenti, vennero venduti come schiavi o dispersi e l’impresa non portò ad alcun risultato.
Una ispirazione religiosa: il movimento nacque da un diffuso desiderio di liberare Gerusalemme, con l’idea che l’impresa avrebbe avuto successo se compiuta da bambini e innocenti, considerati più vicini a Dio. Si formarono due grandi gruppi proveniente uno dalla Francia, guidato da Etienne, e uno dalla Germania, guidato da Nicholas
Ai bambini era stato detto che il mare si sarebbe aperto per loro, come era successo per Mosè, permettendogli di camminare fino alla Terra Santa. Le comitive attraversarono varie regioni d’Europa, come l’Alsazia e la Baviera, dirigendosi verso la penisola italica e il mare. Lungo il cammino, si unirono sempre più persone: donne, altri bambini, poveri, mendicanti e diseredati che speravano di riscattarsi dalla loro misera condizione.

Non ci fu nessuna apertura del mare, molti bambini cercarono di imbarcarsi, ma furono ingannati da mercanti senza scrupoli che li vendettero come schiavi. Altri morirono di fame, stenti o si dispersero. Nonostante la partenza piena di speranza, l’impresa si concluse in un tragico fallimento, con la morte e lo sterminio di molti partecipanti.
La crociata dei bambini è un evento storico e leggendario, con resoconti spesso contraddittori. In alcune versioni della storia si fa riferimento al pifferaio magico, il quale avrebbe sedotto i bambini con la sua musica e li avrebbe condotti in una montagna che si aprì per inghiottirli, una metafora della loro scomparsa.
Le crociate dei bambini, un’avventura medievale
Nell’estate del 1212 una moltitudine di fanciulli attraversava le campagne francesi e i boschi della terra germanica con canti di giubilo e inni sacri. Molti di loro indossavano una croce di colore rosso, proclamando la loro meta: Gerusalemme. Il loro scopo era quello di liberare la Terra Santa dal dominio arabo-musulmano. Una crociata, insomma. Una crociata inaudita ma che, allo stesso tempo, era anche meravigliosa.

Ma chi furono questi bambini e queste bambine che sconvolsero l’Europa dell’inizio del XIII secolo? Nonostante le molte testimonianze, non è facile ricostruire con chiarezza cosa sia realmente accaduto attorno a quella straordinaria e inquietante vicenda passata alla storia come la Crociata dei Bambini.
Le fonti, in ogni caso, narrano che nella primavera del 1212 a Cloyes, un modesto villaggio della Loira, un pastorello di nome Stefano rivelò che Cristo stesso gli aveva affidato la missione di convincere il re di Francia a intraprendere una nuova crociata per riconquistare il Santo Sepolcro. Attorno a lui, nel cammino verso Parigi, ben presto si radunò una folla enorme di coetanei. Ma Filippo II, già reduce da un’altra crociata, non volle dare ascolto al giovane veggente e ai suoi seguaci, ordinando loro di tornare alle proprie case. I fanciulli, però, invece di disperdersi ripartirono verso il sud della Francia, per raggiungere il mare e imbarcarsi alla volta della Terra Santa.
In ogni tappa la schiera dei piccoli crociati andava aumentando, e, sebbene i vescovi delle diocesi attraversate da questa stupefacente spedizione si mostravano per lo più perplessi o apertamente contrari a un’impresa che giudicavano assurda, non mancarono sacerdoti e religiosi che diedero la loro benedizione e che perfino si unirono all’insolita armata.
Dal porto di Marsiglia, Stefano e i suoi partirono dunque con sette navi, messe a disposizione da alcuni mercanti con una generosità a dir poco sospetta. All’improvviso, il convoglio fu prima investito da una terribile tempesta al largo della Sardegna e i superstiti, traditi da chi aveva dato loro aiuto, furono venduti come schiavi al sultano d’Egitto. Un tragico epilogo che a molti osservatori parve la conferma della follia di quell’insana avventura.
Anche in terra germanica, tuttavia, nelle stesse settimane si era verificato un movimento simile a quello avvenuto in Francia. A Colonia un altro adolescente, di nome Nicola, cominciò ad affermare che un angelo gli era apparso esortandolo a predicare una nuova crociata per liberare Gerusalemme. A dargli ascolto, anche in questo caso, furono soprattutto i più giovani, che, accorsi a migliaia – come un fiume in piena – si portarono lungo il Reno per poi scendere verso l’Italia. Segnata da un numero ancora maggiore di eventi miracolosi, anche questa impresa di matrice tedesca fu guardata con lo stesso, duplice atteggiamento tra scetticismo ed euforia.

Faticosamente giunti in Lombardia attraverso diversi valichi alpini, in gruppi separati, i fanciulli crociati furono segnalati a Piacenza e a Cremona alla fine di agosto. In questo periodo le autorità comunali, nella lotta per il potere imperiale, si erano apertamente schierate a favore del sovrano tedesco Ottone IV, suscitando l’anatema di papa Innocenzo III che a quel tempo sosteneva invece Federico II di Svevia. Ospitare in città un numero così elevato di giovanissimi pellegrini germanici, poteva apparire un pericoloso e ulteriore segno di sfida nei confronti del Pontefice.
Nicola, però, puntava al mare. Anche se per arrivare in Terra Santa non credeva di avere bisogno di navi, come il suo sfortunato collega francese. Egli, infatti, sentiva di essere un novello Mosè, così che le acque del Mediterraneo si sarebbero ritirate davanti alle sue truppe come quelle del Mar Rosso con il popolo d’Israele. Ma una volta arrivati a Genova, i teutonici dovettero constatare che il prodigio non sembrava volersi ripetere.
Delusi e amareggiati, la gran parte di quei ragazzi cercò di tornare sui propri passi, mentre alcuni, tenacemente, proseguirono verso il Tirreno e l’Adriatico per cercare di raggiungere comunque le coste del Medio Oriente.
Di Nicola non si seppe più nulla: secondo alcune testimonianze rientrò a Colonia di nascosto, per altri vagò in Italia, dimenticato da tutti. Ma ci fu anche chi giurò di averlo visto durante l’assedio di Damietta in Egitto, ormai ventenne, mentre lottava valorosamente contro gli infedeli, indossando le armi dei crociati.