Con l’ingresso ufficiale delle domus de janas tra i siti Patrimonio Mondiale dell’Umanità, l’Italia raggiunge quota 61 siti Unesco, riaffermando il suo primato mondiale in termini di ricchezza culturale. Ma oltre al numero, è il significato profondo di questo nuovo riconoscimento a lasciare il segno: un omaggio alla memoria millenaria delle civiltà neolitiche sarde.
Cosa sono le domus de janas?
Letteralmente “case delle fate”, le domus de janas sono tombe ipogee scavate nella roccia risalenti al Neolitico medio (V millennio a.C.). Ma chiamarle semplicemente tombe sarebbe riduttivo. Parliamo di architetture funerarie complesse, decorate, pensate come vere e proprie dimore per l’aldilà. Queste strutture, diffuse in tutta la Sardegna e spesso raggruppate in necropoli vicine agli insediamenti, raccontano i riti, le credenze e l’organizzazione sociale delle comunità preistoriche dell’isola.
Alcune di esse mostrano una sorprendente evoluzione stilistica e funzionale: ambienti pluricellulari, motivi scolpiti sulle pareti, elementi simbolici legati al culto dei morti, il tutto scolpito nella nuda pietra con una precisione che lascia sbalorditi ancora oggi.
Un sito seriale dal valore universale

Il riconoscimento Unesco riguarda un sito seriale, cioè un insieme di luoghi diffusi sull’isola, in particolare nella Sardegna centro-settentrionale, uniti da un comune valore culturale. Le domus sono considerate dalla commissione internazionale la più estesa testimonianza di architettura funeraria ipogea del Mediterraneo occidentale, e documentano in modo unico la continuità rituale e simbolica di queste pratiche funerarie per oltre due millenni, fino all’alba della civiltà nuragica.
Non solo tombe: in queste cavità si riflette una concezione cosmica e sociale che trasforma la morte in memoria condivisa, e la memoria in architettura.
Un patrimonio condiviso
Il progetto di candidatura è stato promosso dall’Associazione CeSIM Sardegna e dalla Rete dei Comuni delle domus de janas, con il Comune di Alghero come capofila. È stato valutato secondo il criterio III della Convenzione Unesco del 1972, che riconosce il valore di una testimonianza unica e irripetibile di una tradizione culturale scomparsa.
A renderlo possibile è stata una fitta collaborazione tra enti locali, Ministero della Cultura, Regione Sardegna e rappresentanze italiane presso l’Unesco, a dimostrazione che la tutela del patrimonio culturale non è mai solo una questione accademica, ma un impegno collettivo.
Perché conta (anche oggi)
Nel mondo contemporaneo, riconoscere e valorizzare luoghi come le domus de janas significa rimettere al centro una narrazione spesso dimenticata: quella di comunità che, senza scrittura ma con straordinaria capacità simbolica, hanno lasciato tracce profonde nel paesaggio e nella cultura.
Questo sito non racconta solo la Sardegna, ma una visione antica dell’aldilà, del legame tra vivi e morti, tra comunità e territorio. È uno di quei luoghi in cui il passato non è mummificato, ma vibra sotto la superficie, pronto a parlare a chi si ferma ad ascoltarlo.
E tu, conoscevi già le domus de janas? Le hai mai visitate? Raccontaci la tua esperienza nei commenti o vieni a trovarci su Instagram per scoprire immagini e curiosità su questo tesoro della preistoria italiana.