Fino al 22 agosto, dieci opere del pittore Pio Solero, il pittore delle montagne, saranno esposte a Sappada, presso l’ex Museo Giuseppe Fontanaella all’interno delle mostra Vedute che ospita anche da altri 24 quadri realizzati da artisti della zona di Seregno.
Le opere provengono dalle collezioni private dei nipoti Vittorio, Pierluigi e Alessandro, alle quali si aggiunge un dipinto dell’autore prestato dalla Magnifica Comunità del Cadore.
Da quelle pennellate forti e decise traspaiono la tenacia e la sofferenza di un uomo che ha dovuto affrontare le vicissitudini che la vita gli ha messo innanzi, ma ciononostante, la sua produzione artistica fu molto ricca.
I nipoti ne hanno sempre mantenuto vivo il ricordo, spendendosi attivamente sia per la buona riuscita della mostra alla quale ha preso parte anche il critico Vittorio Sgarbi, sia per preservare l’integrità delle tele e della memoria dell’uomo Pio Solero, oltre che dell’artista.
La formazione di Pio Solero
Pio Solerò si è formato presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia.
Tra calli e campielli aveva potuto confrontarsi con la vivacità di un ambiente artistico nel quale erano di casa alle Biennali, Max Klinger, James Ensor e Arnold Böcklin.
Dopo gli anni veneziani si era spostato a Roma in una stagione altrettanto fortunata per il mondo dell’arte, incrociando Giacomo Balla e Giuseppe Pellizza da Volpedo e associando la sua arte al mondo degli “ultimi”, a partire dal mondo operaio; un animo nobile, gentile e attento insomma, che traspare da quello sguardo insieme al travaglio interiore e all’amore per la vita e la natura.
Per il tramite di un altro pittore del Cadore, dopo l’esperienza romana si era trasferito a Monaco di Baviera dove, oltre ad affinare la sua arte tra interesse per Preraffaelliti e Jugendstil conobbe e sposò Maria Teresa Treichl Rosenwalt.
Monaco fu solo la prima tappa delle sue esperienze internazionali, che lo portarono a partecipare all’Esposizione internazionale d’arte a Buenos Aires nel 1910 e poi a Vienna, a Parigi e a Il Cairo.
Rientrò in Italia con moglie e figlio allo scoppio della Prima guerra mondiale alla quale partecipò come alpino e che per lui si concluse in un campo di concentramento ungherese.
Tornò a Sappada nel 1918 e si dedicò alle sue montagne, prediligendo alle avanguardie una pittura che ricorda quella di Giovanni Segantini, affrescò anche alcune chiesette di montagna (anche a Cortina) e dipinse pale d’altare.
Partecipò a varie mostre veneziane concentrando la sua pittura sulla natura, i boschi, le montagne, raramente soffermandosi sulla figura umana, prediligendo le Cime di Lavaredo, i laghi, le baite, il Piave, abeti e fiori.
Un suo paesaggio alpino invernale si trova oggi a Palazzo Madama.
I momenti più tristi di Pio Solero
Nel 1934 in un incidente di volo nei cieli di Torino, moriva il figlio Argentino, sergente pilota dell’Aeronautica Militare, mentre nel 1944 ancora un’altra tragedia lo sconvolge.
Una banda partigiana assaltò il piccolo presidio della Guardia Nazionale Repubblicana che, esaurite le munizioni si arrese.
Dopo la soppressione dei militi, i partigiani se ne andarono portando con loro il Segretario della sezione del Partito fascista repubblicano del paese, la cuoca del presidio della GNR e sua moglie Maria Teresa Treichl, nata a Monaco di Baviera ma residente a Sappada perché moglie, appunto, del pittore Solero che in quel momento, stimato da tutti i suoi concittadini, era anche il Podestà locale.
L’abitazione dei Solero e altre case furono svaligiate; poi, poco fuori dal paese, due dei tre rapiti furono uccisi con i calci dei fucili mentre la signora Treichl in Solero fu trascinata via, come si saprà da testimonianze post guerra.
Dopo essere stata ripetutamente violentata e seviziata fu uccisa dai partigiani che l’avevano rapita. Il suo corpo non fu più ritrovato.
Solero che era assente da Sappada quel giorno e che dopo la guerra dovette anche assaggiare il carcere di Baldenich, alla periferia di Belluno, proseguì il suo percorso da solo e i suoi quadri, colorati e allegri, divennero cupi e solitari.
Mentre all’inizio della sua carriera infatti, Solero fu molto vicino alla pittura di Segantini poi via via se ne discostò raffinando anche la tecnica e offrendoci splendidi capolavori di solo spatolato.
Solero racconta così non solo le montagne che hanno vedono sgorgare il Piave, le cime innevate, le vette immacolate, ma anche vasi di anemoni e nature morte.
Il 19 Aprile 1975, dopo una vita trascorsa tre le montagne, si spegne a 94 anni il pittore Pio Solero, nato e morto a Sappada.
La mostra
La mostra, che celebra il pittore sappadino e le sue montagne, è stata organizzata dal Gruppo Camosci di Seregno, in occasione dei festeggiamenti per i loro 50 anni di attività, e a partire dal 1998 ha sempre organizzato eventi e iniziative tra Sappada e Seregno, nell’ottica di celebrare l’amicizia tra le 2 località.
Dalla prima mostra di 23 anni fa dedicata anche allora a Pio Solero, ogni 5 anni è stato chiesto ad un artista lombardo di realizzare un dipinto per poi realizzare una serie di litografie da consegnare a tutti i soci come ricordo.
La mostra Vedute è la prima esposizione in cui possono essere ammirate le opere realizzate dagli artisti coinvolti nel progetto dal 1998 ad oggi .
Dal 22 agosto, la mostra sì sposterà a Seregno, dove sarà visitabile dal 4 al 19 settembre prossimi.
Della mostra è stato realizzato anche il catalogo, nella cui presentazione l’assessore alla cultura del comune di Sappada Andrea Polencic dichiara:
“E’ veramente un piacere e un onore scrivere queste poche righe per portare i saluti di tutta l’Amministrazione Comunale di Sappada, e soprattutto, per presentare questa pubblicazione, che permette di portare l’attenzione su tre punti fondamentali per la nostra comunità nello specifico, e un po’ di luce in questo periodo che stiamo vivendo: amicizia, volontariato, montagna”.
L’ingresso alla mostra è libero e contingentato nel rispetto delle normative anti Covid.