Cosa impari da questo articolo?
Che puoi vedere (quasi) tutte le opere pittoriche di Leonardo da Vinci in giro per l’Europa e negli Stati Uniti. E che ogni suo quadro è una sfida lanciata al mondo, ancora oggi.
Una manciata di quadri, un’eredità smisurata
Leonardo non è stato solo pittore. È stato ingegnere, anatomista, scenografo, architetto, geologo, ottico. E sì, anche un artista. Ma la sua produzione pittorica è sorprendentemente esigua: 17 dipinti in tutto, di cui una manciata completati davvero da lui solo. Il resto? Opere incompiute, interventi di bottega, varianti e repliche autorizzate.
Eppure, ogni quadro firmato Leonardo sembra un mondo a sé, come se non avesse mai ripetuto una stessa idea due volte. Oggi, grazie a prestiti, collezioni pubbliche e qualche museo visionario, possiamo seguire un itinerario reale e mentale per “vedere” tutti questi capolavori. Ti portiamo con noi.
Firenze: gli inizi di un genio inquieto

Alla Galleria degli Uffizi, due tappe obbligate. L’Annunciazione (1475 ca.), dipinta da giovanissimo mentre era ancora nella bottega di Verrocchio, rivela già una mano attenta alla luce, ai dettagli botanici, al paesaggio che si dissolve nell’aria.
Accanto, l’Adorazione dei Magi (1481), rimasta incompiuta. Un vortice di figure che sembra anticipare il caos dell’umanità di fronte al mistero. Commissionata dai monaci di San Donato a Scopeto, Leonardo la lasciò sospesa per partire verso Milano. E come si fa a biasimarlo?
Milano: tra corte, scienza e meraviglia
Nel capoluogo lombardo c’è tanto di Leonardo. Alla Pinacoteca Ambrosiana, Il Musicista (1485 ca.): probabilmente Atalante Migliorotti, compagno di viaggio e musicista alla corte di Ludovico il Moro. Non è finito, ma lo sguardo pensoso e le onde dei capelli raccontano già molto.
Poco distante, al Castello Sforzesco, nella Sala delle Asse, Leonardo dipinge un intreccio di rami di gelso in onore del duca. Simbolo di fertilità, ordine e forza: una decorazione araldica che oggi possiamo ancora leggere tra le volte restaurate.
E poi, certo, l’Ultima Cena, nel refettorio di Santa Maria delle Grazie. Non serve descriverla: basta andarci. Ma prenota con largo anticipo.
Parigi: il cuore leonardesco del Louvre
Il Musée du Louvre conserva cinque opere di Leonardo, più di qualsiasi altro museo al mondo. Oltre alla celebre Monna Lisa, ritratto diventato mito, troviamo:
- La Vergine delle Rocce (versione del 1483), più misteriosa e sfumata di quella londinese.
- La Belle Ferronnière, forse Lucrezia Crivelli, amante di Ludovico il Moro.
- Sant’Anna, la Vergine e il Bambino con l’agnellino, una danza ritmica di corpi e sguardi.
- San Giovanni Battista, ultimo quadro noto, enigmatico e vibrante.
Parigi ha fatto sua l’eredità leonardesca. Leonardo vi morì, al servizio di Francesco I, e fu sepolto ad Amboise.
Londra e Edimburgo: due volti della Vergine
Alla National Gallery puoi vedere l’altra versione della Vergine delle Rocce (1496–1508), completata dopo anni di controversie legali. I gesti dell’angelo sono cambiati, ma l’atmosfera resta densa, come un respiro profondo in una grotta.
Sempre nel Regno Unito, ma più a nord, Edimburgo ospita una versione straordinaria della Madonna del Fuso (1501–1508) dalla collezione Buccleuch, prestata alla National Gallery of Scotland. Un’opera narrativa: il Bambino afferra il fuso, simbolo della croce.
Germania, Russia, Polonia: tre tappe fuori rotta
Alla Alte Pinakothek di Monaco, una tenera Madonna col Bambino (1477 ca.), dai riflessi cristallini e colori che prefigurano i futuri paesaggi azzurri leonardeschi.
A San Pietroburgo, all’Hermitage, la cosiddetta Madonna Benois (1480 ca.): sorriso curioso del Bambino, fiori a croce, una finestra spoglia che lascia tutto in penombra. Delicata, quasi privata.
Infine, a Cracovia, al Museo Czartoryski, Cecilia Gallerani con l’ermellino (1490 ca.). Ritratto vivido, elegante, simbolico: lei guarda altrove, forse verso Ludovico. L’ermellino, emblema di purezza e nobiltà, è un capolavoro nel capolavoro.
Washington e Roma: il ritratto e la visione
La National Gallery of Art di Washington custodisce Ginevra de’ Benci (1476–78): primo ritratto psicologico della pittura europea. L’espressione distaccata, il paesaggio evanescente, i dettagli vegetali che parlano.
A Roma, infine, nei Musei Vaticani, San Girolamo nel deserto (1481 ca.): un dipinto mutilato, recuperato in più parti, oggi ricomposto. Un’anima in pena, una figura scarnificata che prega con un sasso in mano e un leone accanto. Solo Leonardo poteva fare poesia con la penitenza.
Un’eredità visiva fatta di esperimenti
Leonardo non ha mai seguito un metodo fisso. Ogni quadro è una nuova scommessa, un’indagine pittorica sullo spazio, sull’emozione, sulla natura. Nulla è standard, tutto è tensione.
Non ha lasciato una “scuola”, ma una proposta di sguardo. E forse il suo lascito più grande è proprio questo: l’idea che la pittura possa contenere tutte le scienze, tutti i linguaggi e tutte le emozioni.
Ti piacerebbe seguire un viaggio simile? Quale tra questi dipinti ti ha colpito di più? Parliamone nei commenti. E se vuoi continuare a esplorare l’arte con noi,
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