Quando pensiamo all’Antico Egitto, ci vengono in mente piramidi, faraoni e sarcofagi dorati. Ma dietro quelle immagini c’è un mondo ancora più profondo, fatto di simboli, paure, speranze e rituali. E al centro di tutto questo, c’è il Libro dei Morti.
Un nome evocativo, certo. Ma non lasciarti ingannare: non è un libro di tenebre, ma una guida per attraversare l’aldilà. Un vero e proprio manuale illustrato per l’anima.
Un’opera d’arte da leggere (e da guardare)

Il Libro dei Morti non è un unico testo: è una raccolta di incantesimi, formule e istruzioni che venivano scritte sui papiri e poste nelle tombe per aiutare il defunto nel suo viaggio dopo la morte. Ogni copia era unica, personalizzata, spesso accompagnata da splendide illustrazioni a colori.
Sì, perché nell’Antico Egitto la parola e l’immagine erano inscindibili: scrivere significava anche rappresentare. E quelle scene – ricche di simboli, animali, dei, prove da superare – erano pensate per “funzionare” nel mondo ultraterreno.
Alcune delle più belle copie del Libro dei Morti si trovano oggi in musei come il British Museum di Londra o il Museo Egizio del Cairo, ma molte sono custodite anche in Italia, come quelle del Museo Egizio di Torino.
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Il viaggio dell’anima: tra prove e trasformazioni
Nel Libro dei Morti l’anima del defunto doveva affrontare una serie di tappe:
- attraversare il regno delle tenebre
- evitare trappole, demoni e giudizi ingiusti
- arrivare davanti al tribunale di Osiride, dove il cuore veniva pesato sulla bilancia della verità
Se il cuore era puro, si poteva accedere al Regno dei Giunchi, l’equivalente egiziano del Paradiso. Altrimenti… beh, veniva dato in pasto ad Ammit, una creatura mostruosa metà coccodrillo, metà leone. Fine del gioco.
Ma non era tutto solo fede e terrore. Il testo trasmette anche un’enorme fiducia nell’essere umano: ogni anima ha dentro di sé la possibilità di evolversi, di diventare luce, di trasformarsi.
Magia, arte e spiritualità in un unico corpo
Ciò che rende il Libro dei Morti così affascinante, ancora oggi, è la sua natura ibrida: è al tempo stesso un rituale magico, un’opera d’arte e un racconto esistenziale. E forse è per questo che, dopo tremila anni, continua a parlarci.
Per alcuni studiosi, queste immagini sono una delle prime forme di “graphic novel sacra”. Per altri, un sistema di auto-narrazione simbolica: il defunto si racconta attraverso le prove che affronta.
E poi c’è il lato esoterico: molti ricercatori hanno studiato il testo in chiave ermetica, trovandoci connessioni con la Cabala, con il pensiero alchemico e perfino con l’arte rinascimentale.
Perché viviamo in un’epoca in cui abbiamo perso il contatto con i rituali, con il mistero, con la morte stessa. Il Libro dei Morti ci mostra un altro modo di affrontare l’ignoto: non con paura, ma con conoscenza, immaginazione e bellezza.
E magari, se un giorno ci trovassimo a dover “attraversare qualcosa”, ci farebbe comodo averne uno anche noi, personalizzato, illustrato e pieno di simboli che ci ricordano chi siamo.
E tu? Conoscevi già questo testo straordinario? Ti affascina l’idea di un’arte pensata per accompagnare l’anima?
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