Il gioco d’azzardo è parte integrante della cultura e della tradizione del nostro paese. Lo è da tempi antichi, sin dall’epoca romana quando i giochi di fortuna e le scommesse hanno iniziato a lasciare un’impronta significativa sulla società. Tra i giochi più popolari c’erano i dati, le scommesse sui cavalli o le battaglie dei gladiatori. Ma secondo una precisa scuola di pensiero, gli antichi romani sono stati precursori di come si gioca a blackjack, o almeno di una sua prima versione con blocchi di legno che rappresentavano i valori numerici. Tra i giochi più popolari in quel periodo vi erano anche i dati, le scommesse sui cavalli o le battaglie dei gladiatori. Durante il Rinascimento si è passati invece ai giochi di carte, come la scopa e il tressette, basati sul puro intrattenimento, ma sfruttati come spunto per effettuare scommesse.
Da questa prima analisi risulta quindi spontaneo pensare che il brivido del rischio sia da sempre nel DNA culturale italiano, e nel tempo ha influenzato anche l’arte, il cinema e la musica. Ma in che modo?
L’impatto sociale del gioco d’azzardo
Il modo in cui il gioco d’azzardo viene raccontato prevede sempre una doppia dimensione. Da un lato vi è una rappresentazione di un hobby, di un’attività di intrattenimento che incuriosisce diverse generazioni. Dall’altro invece vi è un richiamo alla preoccupazione verso una piaga sociale che è raccontata attraverso la dipendenza. Scopriamo nel dettaglio come cinema, musica e arte hanno presentato il gioco attraverso alcuni celebri esempi.
Il gioco d’azzardo nel cinema italiano
Come è entrato il gioco d’azzardo nell’arte italiana? Il percorso può iniziare direttamente dal cinema italiano, che ha trovato spesso modo di raccontare diverse sfaccettature del gioco, evidenziando una sua doppia faccia. Da un lato vi è infatti il senso di fascino e curiosità che il gioco esercita sugli italiani, mentre dall’altro vi è quel forte senso di disperazione che può causare. Una delle pellicole più significative per il gioco d’azzardo è sicuramente “Febbre da cavallo” (1976), commedia capolavoro con Gigi Proietti. Il film è diretto da Steno e racconta l’ossessione per le scommesse ippiche con protagonista il personaggio di Mandrake (Proietti) che si trova a incarnare il simbolo del giocatore compulsivo. Mandrake è alla costante ricerca di un colpo di fortuna che gli cambi la vita, ma questa ricerca costante di un cambio vita non farà altro che portarlo a vivere nuove difficoltà dettate dalle sue scelte.
Altra pellicola degna di nota è “Regalo di Natale” (1986) di Pupi Avati, che usa il gioco per raccontare e rappresentare le relazioni umane deteriorate. Attorno al tavolo verde, proprio nella notte di Natale, si trovano 4 amici per una partita di poker che in pochissimo tempo diventa tutt’altro che amichevole. Ed è qui che il gioco diventa metafora stessa della vita dei protagonisti, tra sorprese, illusioni e tradimenti.
Le impronte del gambling nel settore musicale italiano
Se a livello internazionale esistono capolavori della musica dedicati proprio al gioco, come “Luck Be A Lady” di Frank Sinatra, “The Gambler” di Kenny Rogers o Viva Las Vegas di Elvis Presley, che cosa troviamo in Italia?
Ci sono tracce importanti del gioco d’azzardo anche nel settore della musica, spesso molto nascoste e in altri casi palesate in modo chiaro. Pensiamo per esempio alla canzone di Domenico Modugno che si intitola “L’ultima carta”, un manifesto non troppo velato che narra la disperazione e l’illusione di poter cambiare il proprio destino piazzando proprio quell’ultima scommessa.
Molto più recente e diretta è la canzone “Lascia stare” del rapper Fabri Fibra, che critica il sistema che sfrutta le debolezze delle persone e la tentazione di cercare un rapido guadagno attraverso il mondo del betting. Oppure troviamo anche Fred De Palma con la sua “Adrenalina”, dove il cantante parla della sua ex dipendenza dal gioco d’azzardo.
Il betting raccontato dai pittori
L’arte italiana è un altro importante universo per raccontare questo tema, come dimostrano diversi dipinti che spaziano dal Rinascimento al Realismo del XIX secolo. Per esempio Caravaggio ha ritratto scene del gioco in chiave cruda e drammatica, con immagini cupe di figure impegnate in partite di carte, dadi o tarocchi. E ancora Pietro Longhi che immagina le sale da gioco veneziane come un posto di seduzione, ricchezza ma anche di rovina e perdita.
Sono due esempi importanti che servono per far emergere non solo la rappresentazione sociale del tempo, ma anche la forte disillusione dell’uomo e la sua fragilità rispetto a questa tematica.
Conclusione
Come emerge da quanto spiegato in questo approfondimento, il gioco d’azzardo è parte integrante della cultura italiana, una di quelle attività di intrattenimento che ha saputo anche influenzare le arti. Per questo è spesso considerato parte del patrimonio culturale del paese.
Il suo lato oscuro rappresenta sicuramente uno degli obiettivi principali dei nostri tempi, scanditi dal ruolo chiave che ha l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli nel controllare e regolamentare il settore sia sul territorio che attraverso il comparto online del gambling.