La cornice è quella del Palazzo Mediceo di Seravezza in provincia di Lucca, tra le cui mura del piano nobile, Lorenzo D’Angiolo sarà protagonista con un’ampia antologica grazie anche al patrocinio del Comune di Seravezza e della Fondazione Terre Medicee.
La mostra, dal titolo “Epifanie della Luce. Opere 1976-2022” curata da Nicola Micieli, con il coordinamento e l’organizzazione di Costantino Paolicchi, vuole ripercorre la quasi quarantennale carriera artistica di Lorenzo D’Angiolo, rivolgendo uno sguardo attento e quanto più scientifico possibile, sull’intero percorso creativo del Maestro.
La risultanza di tale intento è un interessante excursus dagli esordi alla piena maturità artistica dell’autore, per arrivare poi alle opere più recenti che toccano il tema, decisamente attuale, delle migrazioni dei popoli.
Epifanie della Luce, rappresenta dunque una sorta di racconto del significativo contributo all’arte e alla fotografia di Lorenzo D’Angiolo.
Lui che, originario di Seravezza, da molti anni ha trasferito la sua abituale residenza nella città di Lucca, ha saputo preservare in sé molte sfumature legate al luogo natale, dove vide la luce nel 1939, e dove iniziò a dipingere intorno ai primi anni ’60.
Fotografo professionista lo diventerà invece più tardi, diciamo a partire dal 1985, da subito ricevendo apprezzamenti ed attestati di stima anche in ambiti internazionali.
Alcune sue opere infatti sono state protagoniste nella città di New York esposte nel Museo della Hostra University nel 1998, insieme a quelle del fotografo Enzo Cei.
Nelle vesti di curioso e infaticabile viaggiatore invece, Lorenzo D’Angiolo ha potuto prendere ispirazione attingendo direttamente e dal vivo, prendendone essenziale spunto, dalle varie culture di tutto il mondo con cui è venuto in contatto durante le sue visite nelle Americhe, in Cina, nel Tibet, in Nepal, nello Yemen, in India ed infine nella sconfinata Africa e da cui ha preso ispirazione anche per la sua opera di artista.
La mostra su Lorenzo D’Angiolo a Seravezza, propone al visitatore un totale di sessanta opere pittoriche a cui vanno aggiunte sette fotografie di notevoli dimensioni, tutte scelte con il preciso e voluto intento di sottolineare le progressive trasformazioni dell’opera del maestro versiliese e, soprattutto, la sua meditazione sulla luce.
Ed è infatti proprio la luce, elemento centrale fin dal titolo stesso della mostra, a convogliare a sé i soggetti delle opere di Lorenzo D’Angiolo, facendoli confluire negli spazi circoscritti nel suo magnetico raggio, proponendosi quasi ad elemento liberatorio dalla costrizione della naturale pesantezza terrestre.
Le tele e le fotografie di Lorenzo D’Angiolo risultano quindi totalmente pervase e di conseguenza rivelate proprio dalla luce, pervase cioè da una sintesi iconica sempre più abbreviata ma tanto più intensa simbolicamente.
Tutto ciò è senz’altro riscontrabile nella grande energia che sembra pervaderle e che è più evidente in opere quali: “Il monte rosso”, “La luna nel pozzo”, Le luci del mattino”, dove si avverte, oltre alla magia della luce anche uno smisurato silenzio.
L’incessante gioco di seduzione della luce, nell’opera di Lorenzo D’Angiolo è un momento significativo mai interrotto in tutta la sua storia artistica. Quasi l’autore voglia riuscire a farla fisicamente sua catturandola letteralmente, riportandone in modo tangibile nell’opera, ogni emozione che ne scaturisce quando, con soluzione di continuità, ne constata il vero e proprio miracolo.
La luce assume proprio le vesti di efficace elemento collaborativo, in grado essa stessa di interagire con l’artista nei modi più immediati e riconoscibili quali una carezza, attraverso la sua evidente forza e la sua stessa presenza.
Lorenzo D’Angiolo, in quanto artista ha a sua volta in sé lo strumento per veicolare tale evidenza della luce che stupisce lo spettatore in opere straordinarie come “Luci contrapposte”, “La grande nube” o “L’albero bianco”, rappresentando uno degli momenti più felici di tutta la sua pittura.
Elementi semplici come il volo d’un aquilone, un campo di grano, il dorso d’un colle fiorito, nelle opere del Maestro Lorenzo D’Angiolo riescono letteralmente a trasfigurarsi poiché la luce li brucia, li scorpora, li riveste d’un alone insospettato che da vita ad un senso di eterea liquidità.
E’ nei registri rosa violacei, i grigi cilestrini, i gialli virati di verde, i bianchi calcinati che finisce poi per essere “visibile” quella materia già percepita come incorporea e che caratterizza le sue tempere, tecnica privilegiata dal maestro Lorenzo D’Angiolo.
Lorenzo D’Angiolo dalla pittura alla fotografia d’autore
Intorno al 1985, dopo già un consolidato ventennio di pittura alle spalle, Lorenzo D’Angiolo rivolge il suo sguardo alla fotografia.
I primi approcci con il nuovo strumento di lavoro hanno da subito sortito un’immediata constatazione delle intrinseche potenzialità linguistiche in rapporto alle esigenze espressive ricercate dall’artista ed hanno in breve tempo fatto sì che in Lui, la macchina fotografica prevalesse sull’uso dei pennelli, senza mai prenderne definitivamente il posto.
L’intrinseca natura documentativa del mezzo, unita all’innata vocazione dell’artista di ritrovare nell’immagine quegli archetipi tra i più riconoscibili e ricorrenti nella produzione immaginativa di popoli e civiltà, ha quindi consentito al nostro Lorenzo D’Angiolo di accedere ad un nuovo momento narrativo, tanto che con il passare degli anni, il percorso pittorico e quello fotografico si sono intersecati fino a sovrapporsi in più occasioni.
Connubio avvenuto con naturalezza ma che mai ha portato ad una reale fusione tra i due elementi espressivi ma contribuendo entrambi, la pittura e la fotografia, di volta in volta a rappresentare, delineandolo al meglio, l’intero mondo di un artista dalle ormai evidenti e molteplici aperture e dall’innegabile estrema coerenza.
Osservando da vicino le opere esposte a Palazzo Mediceo di Seravezza, si comprende meglio ed in modo inequivocabile come le immagini di Lorenzo D’Angiolo siano un repertorio ricchissimo di segni, di tracce, di impronte.
Nel percorso proposto dalla mostra, dalle figure architettoniche che compaiono nelle opere fino all’85, ai dipinti della ripresa creativa, si riescono facilmente a tracciare quelle forme che richiamano la linea biomorfica e sintetista della scultura moderna, da Brancusi e Arp sino all’italiano Alberto Viani.
Alcuni particolari, oltremodo volutamente ingigantiti, fino ad estendere la loro rappresentazione ben oltre la superficie dipinta, producono un effetto di straniamento, non dissimile da quello dei dipinti di Domenico Gnoli, e si trovano in opere come “Figura in trono” o “Sciopero”.
L’artista versiliese, che ha fatto della luce la sua musa ispiratrice creando grandi quadri in cui l’effetto luce è la vita del quadro stesso, nell’ultimo periodo ha lavorato sul tema dell’immigrazione, ed è proprio in queste recenti opere che si mostra il Lorenzo D’Angiolo pittore e il fotografo insieme.
Sono opere in cui luci e ombre rivelano i propri riverberi e il fascino delle civiltà, purtroppo però. in questo caso ritratte nel momento delicatissimo dell’attesa o nell’assenza di un destino.
Questa specifica parte di mostra, sembra rivelare un momento a parte rispetto al tutto poiché da solo testimonia la grandezza dell’artista ma al contempo anche la sensibilità dell’uomo in esso racchiuso.
Elemento che si può osservare emergere nelle opere “L’attesa”, “La mensa dell’attesa”, “La Regina nera”.
La Mostra, che si avvale del patrocinio della Regione Toscana, della Provincia di Lucca e del Comune di Seravezza, è realizzata grazie al contributo finanziario di Henraux, Canniccia, 3M, VNE e ha come Sponsor la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e Giuseppe Nutarelli.
E’ visitabile dal 2 giugno al 31 luglio 2022 con i seguenti orari:
Dal 3 al 12 giugno: venerdì dalle ore 16.00 alle ore 20.00; sabato e domenica dalle ore 10.30alle ore 12.30 e dalle ore 16.00 alle ore 20.00.
Dal 17 giugno al 31 luglio: dal lunedì al venerdì dalle ore 17.00 alle ore 23.00; sabato e domenica dalle ore 10.30 alle ore 12.30 e dalle ore 17.00 alle ore 23.00.
Biglietteria:
(il biglietto comprende la visita alla mostra di Lorenzo D’Angiolo e al Museo del lavoro e delle Tradizioni Popolari della Versilia Storica)
Intero: 7 €
Biglietto Famiglia (2 adulti con ragazzi fino a 14 anni): 10 €
Ridotto: 5 €
– Persone che hanno compiuto 65 anni;
– Ragazzi fra i 14 e i 26 anni;
– Gruppi di almeno 10 persone;
– Insegnanti e/o studenti di ogni ordine e grado (dietro esibizione di un documento);
– Militari e iscritti ad associazioni combattenti e reduci;
– Tesserati FAI; Touring Club Italiano; Ass. Ville Borbone e Dimore Storiche della Versilia; Soci Circolo Sirio Giannini.
Omaggio:
– Studenti e insegnanti delle scuole che prenotano la visita guidata;
– Bambini al di sotto dei 14 anni;
– Diversamente abili e accompagnatori;
– Giornalisti (dietro esibizione di tesserino);
– Insegnanti possessori di EDUMUSEI CARD.