Nuovo appuntamento il 6 marzo con Luce sull’archeologia. Gli ospiti di oggi hanno dedicato spazio all’età augustea, alla concezione della nuova città per Augusto e al ruolo delle donne. Sia le ricche matrone romane, sia le donne cristiane hanno contribuito a lasciare la loro impronta.
Dopo l’intervento del Professor Claudio Strinati che ha illustrato l’Ara pacis Augustae che ha avviato l’età dell’oro e ha costituito la genesi del classicismo, è intervenuto il Professor Carafa, Professore ordinario di Archeologia all’Università La Sapienza di Roma e prorettore di Archeologia.
Luce sull’archeologia: Professor Paolo Carafa, un nuovo fondatore, una nuova città: Augusto e Roma
Gaio Ottaviano era stato adottato da Cesare. Era nato al Palatino e non ancora ventenne si trovava ad Apollonia, compra un’altra casa e fa restaurare il tempio di Saturno.
Si muove con grande spregiudicatezza in quanto riesce ad ottenere le simpatie dei senatori e anche del popolo in quanto rispettò il testamento di Cesare. Ma Ottaviano doveva affrontare un rivale molto più grande di lui ed esperto come Marco Antonio.
Nel 43 a.C. sfociò la tensione tra Antonio e Ottaviano. Antonio nel frattempo era in conflitto con uno dei congiurati, Bruto per il possesso della Gallia Cisalpina e organizzò un assedio a Modena, dove Bruto si era rifugiato, ma il Senato giudicò l’atto come un sopruso e fece intervenire Ottaviano. Antonio venne sconfitto e Ottaviano tornò a Roma e impose il suo consolato.
Per evitare una nuova guerra civile, Ottaviano, Antonio e Lepido formarono un secondo triumvirato che si impose come una magistratura di durata quinquennale. Essi intrapresero una lotta contro coloro che avevano sostenuto la congiura contro Cesare e vennero preparate delle liste di proscrizione nelle quali vennero inseriti tutti coloro che venivano giudicati come nemici pubblici. Anche Cicerone fu dichiarato un nemico pubblico poichè tra il 44 e il 43 a.C. aveva attaccato Antonio in Senato.
Bruto e Cassio vennero raggiunti a Filippi e sconfitti. Successivamente i triumviri si suddivisero i territori. Ad Ottaviano spettò l’Italia e le province occidentali, ad Antonio quelle orientali e a Lepido l’Africa. Ma quest’ultimo dal 35 a.C. venne ben presto emarginato e rimase la rivalità tra Ottaviano e Antonio che fu un alternarsi di collaborazioni e attriti.
Il modo in cui Ottaviano impose la sua impronta e la sua propaganda sulla città fu molto rapido e contrastava con Antonio. Quest’ultimo legato sentimentalmente alla regina Cleopatra d’Egitto, adottò le modalità dei sovrani orientali, mentre Ottaviano puntava a rinverdire i fasti della repubblica.
Il contrasto tra i due si accentuò nel 31 a.C. nella battaglia di Azio, sulla costa occidentale della Grecia dove Antonio venne sconfitto, si rifugiò da Cleopatra e l’anno successivo i due amanti si suicidarono.
L’ambizioso Ottaviano ottenne così tutto il potere nelle sue mani. Si presentò come il difensore della Repubblica, ma di fatto aveva acquisito un potere assoluto. Per mantenere il consenso non proclamò mai la fine della repubblica, ma svuotò progressivamente di significato le istituzioni repubblicane, facendo però riferimento alle tradizioni antiche, ma di fatto creò l’Impero.
Dal 31 al 23 a.C mantenne il titolo di console, dopo la battaglia di Azio prese il titolo di Imperator che legittimava il comando supremo delle forze armate, nel 28 a.C. ottenne il titolo di Princeps Senatus, ossia il primo del Senato.
Dal 27 a.C. ottenne il titolo di Augusto che spesso era attribuito alla divinità Giove ed ebbe così inizio il culto del Genio di Augusto. In realtà Ottaviano aveva lavorato a lungo per ottenere ciò, comportandosi quasi come Romolo, l’unico re di Roma che secondo la leggenda era figlio del Dio Marte.
Già dal 29 aveva cominciato a costruire il suo Mausoleo, l’Ara Pacis e sulla cima c’era la sua statua. All’epoca non si poteva dedicare una scultura ad un personaggio ancora in vita, ma Ottaviano era riuscito con abili manovre a farsi riconoscere quasi come il figlio di un Dio. Con molta astuzia ricostruì il Foro così come Cesare avrebbe voluto.
Fece inoltre costruire il primo Pantheon dove al centro c’era la statua di Cesare, ormai considerato come una divinità e c’erano delle scene scolpite che rappresentavano la fondazione di Roma, funzionali alla creazione dell’immagine di Ottaviano Augusto come un nuovo fondatore di Roma.
Numerosi furono i monumenti pubblici che realizzò, tra cui il Foro con il Tempio di Marte Vendicatore, che aveva la funzione di vendicare Cesare e fu innalzato durante la battaglia di Filippi, il tempio di Apollo sul Palatino, proprio nel punto in cui la sua casa era stata colpita da un fulmine (attribuito alla divinità), Giove Tonante sul Campidoglio.
Fece costruire inoltre il Portico e la Basilica di Gaio e Lucio, il portico di Livia e Ottavia, il teatro di Marcello ed esortò i cittadini ad adornare la città secondo le proprie possibilità.
Professoressa Francesca Cenerini, Università degli studi di Bologna Alma Mater studiorum: i ruoli delle donne nelle città degli uomini
Le donne dell’età augustea, per lo più madri, mogli e sorelle dei grandi uomini contribuirono a loro spese ad abbellire la città per favorire le carriere della famiglia.
Tra queste ricordiamo Salvia Postuma Sergi, Eumachia che era figlia di Lucius e sacerdotessa pubblica, costruì a sue spese, a suo nome e a nome del figlio Marcus Numistrius Fronto, il vestibolo, la Galleria coperta e il portico e li dedicò alla Concordia e alla Pietas Augusta.
Emanuela Prinzivalli: Università degli studi La Sapienza. Quale spazio per una donna cristiana nelle città dell’Impero Romano
Emanuela Prinzivalli sottolinea che il cristianesimo nasce prima come una setta all’interno del Giudaismo, successivamente produce un fenomeno religioso nuovo, nel quale le donne rivestono una notevole importanza.
E’ possibile trovare testimonianze negli Atti degli Apostoli. Tra le figure femminili incontrate da San Paolo emerge Lidia, la commerciante di porpora, una donna imprenditrice che spesso si riunisce con altre donne ebree, si fa battezzare ed esercita un’opera di conversione sulla sua famiglia e sulla sua servitù.
Queste donne venivano definite Diakonos, ossia ministre del culto. Altra figura femminile importante è Febe che viene raffigurata con una lettera scritta da San Paolo per presentarsi a Roma e diffondere la religione cristiana.
Un’altra donna che viene nominata è Priscilla, che istruisce lo stesso San Paolo, proprio mentre gli insegna a filare.
Tuttavia gli uomini hanno cercato di impedire il ruolo delle donne nella diffusione del culto cristiano cattolico. Plinio ricordava di aver interrogato due schiave e di averle trovate piene di superstizioni.
Anche Timoteo dichiara che le donne non debbano insegnare e diventare ministre del culto e come motivazione si richiama al peccato originale.
Luce sull’archeologia: il prossimo appuntamento
Il prossimo appuntamento di Luce sull’Archeologia è previsto per il 20 marzo. Per informazioni e prenotazioni consultare il sito.