Nerone, la Domus aurea, il matricidio, sono i temi trattati il 28 febbraio nel corso del consueto appuntamento col Teatro Argentina, dal titolo: “Luce sull’archeologia”.
Prende la parola Andreas Steiner che illustra al pubblico la città etrusca di Vulci, la cui rinascita è avvenuta solo negli ultimi anni e il cui simbolo è la Sfinge di Vulci.
Luce sull’archeologia: Andreas Steiner e la rinascita di Vulci
Andreas Steiner, ospite fisso degli appuntamenti di Luce sull’archeologia, fa un intervento sulla città etrusca di Vulci che risale al X secolo a.C.. Essa raggiunge il massimo dell’espansione politica ed economica nell’VIII secolo a.C. con l’ascesa di un ceto aristocratico locale che controlla i traffici marittimi.
Di Vulci è rimasto il Tumulo della Cuccumella e un altro monumento funebre del 350 a.C. che rappresenta le vicende di Troia paragonate a quelle etrusche.
Nel Medioevo scompare la memoria di Vulci. Mentre nel 1828 ci fu una grande depredazione vulcente, una razzia che non si è mai interrotta. Anche la famiglia Torlonia fu coinvolta in questa razzia.
Infine Steiner anticipa una mostra che ci sarà a Viterbo dal 1 luglio caratterizzata dalla restituzione di numerosi reperti appartenenti all’antica Vulci.
Luce sull’archeologia: Claudio Strinati, La caccia di Diana del Domenichino e le storie mitologiche di Francesco Albani, alla Galleria Borghese di Roma
Strinati sottolinea come la scoperta della Domus aurea e delle Grottesche influenzi gli artisti. Gli stessi Pinturicchio e Raffaello furono influenzati dalla riscoperta del mito, in particolar modo si ispiravano ai pittori Fabullus e Apelle.
Anche all’inizio del 600 il pittore Domenichino fu sollecitato da Clemente VIII Aldobrandini, a realizzare opere volte a celebrare la stagione della Domus aurea. Anche Villa Aldobrandini di Frascati rientra in questo progetto.
La caccia di Diana, di Domenichino rientra in un ciclo di quadri mitologici, con Diana al centro e gli arcieri che mirano ad una colomba. In primo piano una fanciulla in età puberale con uno sguardo vagamente erotico, definita come “Lolita del 600”, che incantò il Cardinale Borghese, ma il quadro era stato commissionato dal cardinale Aldobrandini.
Scipione Borghese mandò le guardie ad arrestare Domenichino, fece ritirare il quadro e successivamente liberaò e pagò il pittore, mentre Aldobrandini incassò il colpo.
Professore Antonio Marchetta: L’altra faccia del potere. Il Tieste di Seneca sullo sfondo del Matricidio neroniano
Appassionante l’intervento del Professore Antonio Marchetta sul Tieste di Seneca, analizzato in relazione al matricidio neroniano. Il Tieste di Seneca, è basato sul conflitto tra i due fratelli Atreo (padre di Agamennone e Menelao) e Tieste. L’antenato Tantalo, il cui fantasma compare nel prologo ad annunciare una sciagura, ci illustra una dinastia maledetta, caratterizzata da dolori, liti per il potere e nefandezze.
Atreo che è in esilio, prova un forte rancore nei confronti del fratello Tieste, poichè gli ha usurpato il trono e sedotto la moglie. Decide di attuare una macabra vendetta nei confronti del fratello, ma per far ciò deve inscenare una scena di riconciliazione con un sontuoso banchetto al quale invita Tieste e i suoi tre figli.
Tieste nel frattempo è tormentato dai sensi di colpa, ma decide comunque di andare. Atreo accoglie tra baci e abbracci il fratello. Subito dopo un messaggero informa il coro che i 3 figli di Tieste sono stati catturati e uccisi barbaramente. Le carni dei figli di Tieste vengono servite a quest’ultimo durante il banchetto con una coppa piena di sangue. Con questo banchetto cannibalico si attua così la vendetta di Atreo.
Gli storici affermano che molto probabilmente quando Seneca scrisse il Tieste pensava all’orribile matricidio compiuto da Nerone ai danni di Agrippina. A conferma di ciò anche lo storico Tacito negli Annali riporta in maniera quasi teatrale il matricidio di Nerone. Egli viene istigato da un’ipotetica “Furia” che è Poppea.
Come Atreo, Nerone invita Agrippina ad una cena di riconciliazione, ma fa sabotare l’imbarcazione della donna, in modo che risulti morta per naufragio.
Alessandro D’Alessio, Direttore del Parco Archeologico di Ostia antica
Alessandro D’Alessio, direttore del Parco Archeologico di Ostia antica si è da sempre occupato degli studi sulla Domus aurea e ha spiegato come Nerone abbia influito sull’impronta della città, in particolar modo le sue sontuose residenze della Domus transitoria e della Domus aurea.
E’ dunque un percorso che si snoda in sei tappe: il criptoportico neroniano, la Domus transitoria, la Casina Farnese, la Vigna Barberini, Piazza del Colosseo e Domus Aurea.
Annarosa Mattei, autrice di Sogno notturno a Roma
Il sottotitolo del libro della Mattei comprende le date 1871-2021, per cui le ricerche si muovono a partire da Roma Capitale. L’autrice vuole sottolineare come ci sia stato un mancato riconoscimento di Roma e di come le stratificazioni della città non siano state lette in maniera sincronica.
La narrazione della Mattei si svolge come una passeggiata notturna e il libro è in parte narrazione e in parte saggio. L’idea della passeggiata notturna è venuta da Hoffmann che racconta un Carnevale romano.
All’autrice preme mettere in evidenza come il Campidoglio sia stato un fortissimo centro abitato e come Piazza Venezia sia stata completamente manomessa.
La Chiesa dei Santi Luca e Martina era collegata al quartiere Monti tramite via Bonella ed erano un continuum che è stato interrotto. Le aree di Campitelli e Monti che erano dei centri molto popolati sono stati svuotati per dare spazio a Piazza Venezia. Il Quartiere Alessandrino venne abbattuto e così anche la ex area verde di Piazza della Madonna di Loreto dove c’erano le case degli artisti: Michelangelo, Pietro da Cortona e altri.
Caro Icrewer non mancare al prossimo appuntamento di Luce sull’archeologia del 6 marzo.
Per informazioni consulta il sito del Teatro di Roma