L’Urlo di Munch da giugno ha un’altra sede e tutto fa pensare che sarà quella definitiva per molti anni.
E’ stata infatti inaugurata all’inizio dell’estate, che per i paesi scandinavi rappresenta il momento dell’anno di maggiore importanza, la nuova sede del Museo Nazionale di Oslo che ha aperto al pubblico e tra le migliaia di opere, ovviamente anche il capolavoro L’Urlo di Munch.
Il nuovo polo museale era stato anticipato da tempo ma ci sono voluti diversi anni prima che il Museo Nazionale di Oslo aprisse finalmente al pubblico, evento accaduto lo scorso 11 giugno.
Questo nuovo centro d’arte riunisce sotto lo stesso tetto intere collezioni che finora erano dislocate in ben quattro differenti sedi espositive cosa che da un punto di vista pratico, visto con gli occhi di un potenziale turista, la cosa appare fin da subito decisamente comoda nella fruizione e senza dubbio di maggiore attrattiva vista l’ampiezza dell’offerta culturale.
Il nuovo Museo Nazionale è oggi il più grande polo espositivo della Scandinavia, ma è anche più grande del Rijksmuseum di Amsterdam e del Guggenheim di Bilbao per darti un’idea tangibile qualora non l’avessi ancora visitato.
Affacciato sullo splendido waterfront di Oslo, dà anche un nuovo volto alla famosa passeggiata e perché no, all’intera capitale norvegese.
Al suo interno ospita collezioni di ogni tipo di arte, antica, moderna e contemporanea, architettura, design, artigianato e anche moda, per un totale di circa 400mila opere (alcune saranno a rotazione perché ce ne sono molte di più) del ricco patrimonio culturale norvegese che copre un arco temporale di 3.000 anni.
La star del museo è sicuramente “L’Urlo di Munch ” “Skrik” in norvegese, del quale ne esistono tre versioni.
Sarà un polo culturale completo, pronto ad ospitare mostre temporanee ed eventi di varia natura.
Inoltre , la struttura dell’edificio progettato da Klaus Schuwerk, insieme allo studio di architettura tedesco Kleihues + Kleihues, è quanto di più all’avanguardia possa esserci in fatto di impatto ambientale e consumi.
Ricordo inoltre cheil merito per l’allestimento dello spazio espositivo va a uno studio di architetti italiano, lo Studio Associato Guicciardini & Magni Architetti.
L’Urlo di Munch cambia casa e riaffiora il mistero dell’enigmatica iscrizione
Quando fu notata per la prima volta correva l’anno 1904 e l’iscrizione era esattamente questa:
Kan kun vaere malet af en gal Mand che significa: può essere stato dipinto solo da un pazzo
Immaginati nei panni dell’osservatore che improvvisamente scorge una tale iscrizione sul dipinto icona di una nazione e tra i più famosi.
Infatti L’Urlo di Munch, insieme alla Gioconda di Leonardo, è una delle opere d’arte più note al mondo. Meno conosciuta è però la misteriosa iscrizione che approfondimenti successivi alla scoperta l’hanno catalogata come realizzata a matita e visibile a occhio nudo.
Vuoi sapere dove? E allora non devi far altro che guardare il dipinto in alto a sinistra, dal vivo sarebbe meglio, poiché l’impatto della sorpresa, sia pur preannunciata, lascia davvero una particolarissima sensazione, fidati!
Per anni team di esperti si sono chiesti se potesse essere stato un atto vandalico o invece una enigmatica iscrizione dello stesso artista.
Ormai da qualche anno il Museo nazionale norvegese ha sciolto ogni dubbio, affermando senza timore di smentita che si tratta proprio della firma di Munch.
Tutto questo grazie a tecnologie di ultima generazione a infrarossi.
E’ stata infatti compiutamente analizzata la grafia rinvenuta sul dipinto L’Urlo di Munch, e confrontata con appunti e lettere del pittore che ha portato a questa conclusione.
Si sono inoltre avanzate ulteriori ipotesi sulla scritta de l’Urlo di Munch riferite al fatto che potrebbe essere stata realizzata nel 1895 dopo che il dipinto fu esposto per la prima volta a Oslo.
All’epoca va detto, le critiche non furono certo benevole nei confronti dell’autore e vennero sollevati seri dubbi sulla salute mentale di Munch il quale, rimase estremamente ferito da queste insistenti affermazioni.
Per la curatrice del nuovo Museo nazionale norvegese, dove l’opera L’Urlo di Munch è tutt’ora esposta, più che essere un’ ammissione di pazzia dell’artista è invece una risposta ironica a chi lo riteneva una persona con problemi psichiatrici.