Per chi ha avuto la fortuna di vederla anche in teatro, Mariangela Melato era molto di più di una maestra. Quando la vidi nel 2002 sulla soglia dei 60, interpretare una bambina di sei anni in Quel che sapeva Maisie, per la regia di Luca Ronconi, ebbi la percezione di un’artista senza tempo. In Madre coraggio di Brecht, riuscii finalmente a capire il teatro brechtiano che in quel momento si era magicamente incarnato in quella sua recitazione in cui le emozioni sembravano implodere, conferendo una notevole drammaticità al suo personaggio.
Donna di grande spessore ed intelligenza lavorò nel teatro, nel cinema e nella televisione. Nacque il 19 settembre 1941 a Milano nel quartiere San Marco. Era figlia di Adolfo Melato, un triestino di origini austriache che si chiamava Adolf Honig e di Lina Fabbrica.
Il padre si trasferì a Milano negli anni 30 e cambiò il suo cognome. Fece prima l’interprete dal Tedesco e poi il vigile urbano. Sua madre era una sarta.
Mariangela Melato, la sua formazione artistica
Renzo Arbore che per molti anni della sua vita fu il suo compagno, la ricorda così:
“Sembrava che tutto le riuscisse facile, si può fare diceva sempre anche se si trattava di diventare un animale preistorico. In realtà tutto le costava enormi sacrifici, sangue dolore e lacrime; lo sapevamo noi che le eravamo vicini ma lei non lo diceva mai a nessuno: era l’ immagine della giocondità.”
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La sua abilità artistica emerse quando da giovanissima studiò pittura all’Accademia di Brera e per pagarsi le lezioni alla scuola di recitazione di Esperia Sperani, disegnava manifesti e faceva la vetrinista alla Rinascente di Milano. La timidezza era la sua caratteristica principale. Una limitazione forse per il mondo esterno, un dono per chi come noi a disagio nella vita troviamo nel palcoscenico il nostro cielo dove spiegare le nostri “ali da albatros”.
Una grande creatività e un grande bisogno di esprimersi la caratterizzavano. Ella si rese infatti conto che sul palcoscenico si sentiva più a suo agio di quanto non le accadesse nella vita. Avvertiva la responsabilità di trasmettere alle donne il coraggio e la forza, accettando ruoli che valorizzassero la figura femminile. Nonostante il suo grande successo al cinema non voleva essere diva da copertina, ma sperimentare diverse vite attraverso il palcoscenico, privilegiando il lavoro di squadra.
Mariangela Melato, da trovarobe ad attrice
Nel 1960 entrò nella compagnia di Fantasio Piccoli dapprima come Trovarobe e suggeritrice, poi prese parte come attrice allo spettacolo Binario cieco di Carlo Terron al Teatro Stabile di Bolzano. Entrò così in punta di piedi e dal dietro le quinte nel fantastico mondo del palcoscenico per diventarne una grande protagonista carismatica, seria, professionale e di dimensione europea.
Mariangela Melato e Dario Fo
Dal 1963 al 1965 lavorò nella compagnia di Dario Fo in Settimo: ruba un po’ meno e La colpa è sempre del diavolo. Grazie a lui ha scoperto l’importanza del movimento scenico. La parola viene di conseguenza, solo dopo aver scoperto il gesto.
Mariangela Melato e Luchino Visconti
Nel 1966 venne ingaggiata dal Politeama Rossetti di Trieste e nel 1967 lavorò ne La monaca di Monza di Testori, per la regia di Luchino Visconti. Da lui ha imparato il senso della verità sulla scena.
Mariangela Melato e il suo lavoro con Luca Ronconi
Nel 1968 arrivò la sua consacrazione definitiva nel teatro con l’Orlando furioso di Luca Ronconi. La Melato amava lavorare con Ronconi, perché fu il regista che più di altri si divertì a giocare con lei con il senso del tempo. Con lui non fece mai un personaggio per il quale fosse stata credibile come età.
Basti pensare ad Amor nello specchio in cui interpretava una quindicenne e Quel che sapeva Maisie, in cui da adulta interpretava una bambina di sei anni.
La nozione del tempo era fantasia per Ronconi e quando lo spettatore si trovava di fronte ad uno spettacolo riuscito, restava in uno spazio sospeso dimenticando il tempo.
Molti furono gli attori che parteciparono all’Orlando Furioso, uno di questi fu Michele Placido che la ricorda già dalle prime letture e fu colpito dalla sua capacità di inventare una voce particolari, fuori dai clichè: “Inventò una voce maschia e cavernicola”.
Mariangela Melato e gli spettacoli con Giancarlo Sepe: Medea, Vestire gli ignudi e Anna dei Miracoli
Negli anni 70 conquista il successo presso il grande pubblico grazie al cinema, ma negli anni 80 si dedica ancora al Teatro con Medea nel 1986, per la regia di Giancarlo Sepe.
Mariangela in un’intervista dichiarò che già dalla prima lettura riuscì ad entrare nel suo personaggio e senza particolari patemi d’animo. Lei afferma di aver scelto una chiave di lettura più leggera, una “Medea ballata”. La leggerezza del gesto fu importante nella scena finale in cui ella doveva quasi volar via sul carro del cielo. Il carro sarebbe stato troppo realistico, quindi qui l’attrice diede il giusto valore al gesto.
Mariangela Melato, attrice dalla forte presenza scenica scelse nel 1985 il personaggio di Vestire gli ignudi di Pirandello, donna povera e umile, più piccola come spessore della stessa Melato che tuttavia era affascinato da questi personaggi sconfitti dalla vita.
Memore della lezione di Strehler in El nost Milan, di Carlo Bertolazzi, regia di Giorgio Strehler al Teatro Lirico di Milano nel 1979, decise così di interpretare un personaggio umile portando tutto il suo amore e cercando di capirlo.
Infine nel 1988 con Giancarlo Sepe scelsero un personaggio del quale esisteva una versione cinematografica interpretata da Anne Bancroft, Anna dei miracoli e per la Melato questo personaggio rappresentò una sfida e un filo rosso con una grande attrice del passato.
Mariangela Melato e Giorgio Gaber
Lavorò anche ne Il caso di Alessandra e Maria di Gaber e Luporini. Di Gaber ricorda che dal momento in cui egli si tenne fuori dai circuiti televisivi e dalle interviste, ma riempiva i teatri nessuno parlò più di lui, ma venne ricordato soprattutto alla sua morte.
Di lui ricordava proprio la fatica dell’essere attore, la grandezza della passione per il palcoscenico, tutte caratteristiche che fanno parte della vera e propria vocazione teatrale.
Mariangela Melato ed Eduardo De Filippo
Negli anni 90 e 2000 lavorò anche in televisione in alcune fiction, ma nel 2010 insieme a Massimo Ranieri ebbe il merito di riportare il teatro di Eduardo De Filippo in Tv con Filomena Marturano.
In realtà lei ebbe la proposta già da Eduardo, ma rifiutò perché da Milanese non si sentiva adatta per un ruolo di una donna napoletana.
Ma la vita inevitabilmente ci mette di fronte a quei segni del destino che non possiamo assolutamente ignorare. Massimo Ranieri le chiese di interpretare il testo di Eduardo, ma lei non se la sentiva.
Per convincerla Ranieri le disse che l’avrebbero interpretato in italiano. Giorno dopo giorno, la Melato entrava sempre più nel personaggio di Filomena, con grande studio, passione e dedizione, al punto che riuscì a trovare quella parte di napoletanità che l’aiutò a rendere autentico e credibile il personaggio di Filomena.
Le collaborazioni con il teatro stabile di Genova
Dalla sua collaborazione con il Teatro Stabile di Genova furono prodotti diversi spettacoli: Il lutto si addice ad Elettra, 1996; La dame de Chez Maxim, 1998; Fedra, 1999; Un amore nello specchio, Madre Coraggio e i suoi figli, 2002; La centaura, 2004; Chi ha paura di Virginia Woolf?, 2005; Il dolore, 2010.
Ha vinto due premi Ubu (2002 e 2011) e due premi Eleonora Duse (1987, 1999) come migliore attrice.
Morì l’11 gennaio 2013 in una clinica romana a causa di un cancro al pancreas.