Monili di inestimabile valore sono stati riportati alla luce in Marocco, databili a 150mila anni fa.
Così su due piedi è difficoltoso entrare nell’ottica di quanto effettivamente possano essere 150mila anni, come quando da bambini la maestra ci diceva che per andare a piedi sulla luna servono 76880 ore, una cifra enorme che faticavamo a raffrontare in proporzione alla distanza scuola-casa, l’unica da noi conosciuta sulla nostra pelle.
Quindi si, 150mila anni direi che sono davvero tantissimi e l’idea che quei Monili li abbiano attraversati tutti restando parzialmente indenni, beh, il dubbio che nascondano un mistero non è poi una teoria così azzardata.
Una scoperta archeologica quella avvenuta in Marocco che di diritto sale sul podio dei ritrovamenti di tutti i tempi poiché ha permesso di recuperare i monili più antichi mai rinvenuti dall’umanità. Una scoperta sensazionale dunque che vanta anche un grande primato.
La colossale scoperta è avvenuta in una zona a circa 15 chilometri dalla città località Essaouira, nell’area di Bizmoune, regione collocata geograficamente nella parte sud-est occidentale del Marocco.
Secondo quanto è stato raccontato in merito dalle pagine del sito africanews.com, fra tutti il più informato in merito alla scoperta, tali monili sarebbero un numero complessivo di trenta pezzi, nello specifico conchiglie di mare perforate e lavorate in modo che potessero essere utilizzate per la realizzazione di diverse collane o braccialetti, il tutto in bellissima ocra rossa.
Le conchiglie in questione sono tutte caratterizzate da semplici decorazioni a inchiostro e questo rappresenta, con lo stesso ritrovamento, una grande scoperta non solo per il Marocco, luogo fisico del ritrovamento ma per tutta l’umanità.
Si ritiene, inoltre ma è una teoria snocciolata nell’immediatezza del ritrovamento degli antichi Monili, che alcune delle collane e dei bracciali riportati alla luce fossero utilizzati come forma di misteriosa comunicazione nei tempi antichi.
I Monili più antichi del mondo rinvenuti in Marocco, considerato un paradiso per gli archeologi
Va ricordato che il Marocco è una delle zone al mondo dove sono stati identificati alcuni dei più antichi Homo Sapiens mai rinvenuti, nel numero di cinque soggettti risalenti a circa 315mila anni fa, scoperti esattamente nel 2017 a Jebel Irhoud dal team di archeologi guidato dal ricercatore francese Jean-Jacques Hublin.
Altri importanti ritrovamenti sono stati invece riportati alla luce, sempre in Africa ma esattamente sul versante opposto del continente quando fu riportato alla luce lo scheletro o quello che ne rimaneva della famosissima Lucy.
Abdeljalil Bouzouggar, insegnante-ricercatore all’Institut National des Sciences de l’Archéologie et du Patrimoine, ha confermato che il luogo dell’importante ritrovamento sia proprio una grotta di Bizmoune vicino a Essaouira.
Il team che ha compiuto il ritrovamento definito proprio epocale, è composto da elementi internazionali del già citato INSAP di Rabat, dell’Università dell’Arizona e dal Mediterranean Laboratory of Prehistory Europe Africa.
Il direttore dei beni culturali presso il ministero della Cultura del Marocco, Youssef Khiara, ha più volte sottolineato la portata e l’importanza di questa sensazionale scoperta, e ha riferito come funzionari del ministero della Cultura stiano esaminando le procedure da seguire per depositare motivata istanza, relativa al sito di Bizmoune, assieme ad altri siti preistorici del Regno, per iscriverli in una delle liste Unesco.
Un riconoscimento importante per un territorio che ha dimostrato di essere culla di tesori inestimabili ma che ha anche consentito nel miglior modo possibile che si potesse lavorare in team per riportare alla luce quanto individuato.