Al Teatro Quirino di Roma continua il viaggio nella drammaturgia americana con Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller, con Michele Placido e la regia di Leo Muscato, la partecipazione di Duccio Camerini nel ruolo di Charley, scene di Andrea Belli, costumi Silvia Aymonino, luci Alessandro Verazzi, musiche Daniele D’Angelo.
Dal 22 febbraio al 6 marzo gli spettatori si tufferanno nel “sogno americano”, con questa storica messinscena, realizzata dalla Goldenart Production, in coproduzione con Teatro Stabile del Veneto e Teatro Stabile Bolzano.
Anche questo testo, come già accaduto con Un tram che si chiama Desiderio, si avvale della traduzione di Masolino D’Amico.
Morte di un commesso viaggiatore, regia di Leo Muscato
Il mito del sogno americano ha da sempre rivelato un lato crudele. L’America nell’immaginario collettivo è sempre stata considerata come un vasto territorio dalle infinite possibilità, che permette di raggiungere una certa ascesa sociale, la ricchezza e il prestigio.
Il sogno con tutte le sue sfaccettature è dunque al centro del dramma, quel sogno che avvolge e imprigiona un piccolo sognatore, Willy Loman, il protagonista di questa vicenda.
Egli vive idolatrando tre persone: uno è suo padre, un fabbricante e venditore di flauti. L’altro è suo fratello Ben che era andato a cercare fortuna in Alaska e l’altro Dave Singleman, un vecchio commesso viaggiatore di 84 anni.
Loman coltiva sogni di grandiosità e di ricchezza che non riesce a raggiungere nella misura in cui l’hanno fatto i suoi tre “miti”. Il senso di frustrazione che lo coglie, lo rende cieco perfino di fronte ai piccoli traguardi che ha raggiunto nella sua vita.
Cerca a tutti i costi di essere benvoluto dalla famiglia, ma non si rende conto di essere molto amato. Sua moglie si dedica completamente a lui, il figlio minore Happy lo imita, Biff ha un rapporto più contrastato di odio e amore e sarà il figlio sul quale Willy proietterà le sue aspettative di successo irrealizzabili.
Verità e allucinazione si mescolano sulla scena, sotto gli occhi del pubblico e nella testa del protagonista, nel quale il pubblico si può immedesimare al di là del tempo, della storia o del continente di provenienza.
Morte di un commesso viaggiatore: la fortuna
Agli inizi del 2000, la rivista “Time” fece una classifica dei 10 lavori teatrali più significativi del 900. Il primo posto spettò ai Sei personaggi in cerca di autore di Pirandello, mentre il secondo andò a Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller.
Gli Americani si riconoscono profondamente in questa commedia che allo stesso tempo è profondamente internazionale.
Secondo Masolino D’Amico, tutti ci riconosciamo nella fiaba della farfalla e della formica. La formica così razionale ed instancabile, ma rimane sempre a terra, mentre la farfalla, con la sua fragilità ha il coraggio di volare, anche se la sua vita dura poco.
E noi esseri umani che da sempre desideriamo intraprendere la nobile arte del volo, ci riconosciamo nella farfalla con le sue fragilità e di conseguenza anche in Willy Loman.
Per informazioni e prenotazioni vai sul sito del Teatro Quirino