Uno dei musei più grandi d’ Italia e di grande pregio, il MuDi, Museo Diocesano di Taranto celebra il suo 10° anniversario dalla sua nascita.
Grande museo ospitato nell’ antico seminario arcivescovile, uno dei più antichi costruito dopo il Concilio di Trento, Il MuDi è un ricco e prezioso museo.
Al suo interno sono conservati, tutelati, valorizzati, ori, oggetti d’ arte preziosi, tele pittoriche di grande pregio, sculture e, in particolare, il gioiello artistico più grande al mondo, il capolavoro dell’ arte glittica, il topazio inciso in tabernacolo d’ oro , fratello del topazio conservato nel museo di San Martino a Napoli, quello di Taranto è però l’ unico completo.
MuDi Museo Diocesano di Taranto
il MuDi Museo Diocesano di Taranto, è una realtà museale molto giovane, ma che si contraddistingue per la sua valenza storica ed artistica,venne inaugurato il 6 maggio 2011.
Il Museo Diocesano di Taranto, insieme alla Cattedrale di Taranto e all’ Episcopio costituisce il cuore pulsante della diocesi tarantina.
Visitare il MuDi è un’ esperienza emozionale ed estetica di forte impatto, il percorso museografico riguarda la musealizzazione non solo delle opere e quindi del contenuto ma anche del contenitore, la struttura architettonica dell’ antico seminario arcivescovile del 1568, uno dei primi ad essere realizzato dopo i dettami del Concilio di Trento del 1563.
La sua struttura comprende sale legate a servizi connessi come l’ ampio auditorium/ sala conferenze dalle architetture classicheggianti, una grande sala restauro, sala ristoro, ipogei, tra i quali una botola che nasconde un antico villaggio iapigio quest’ ultimo, però, non ancora dotato di accessibilità e quindi non fruibile.
Il museo è aperto al pubblico e agli eventi culturali, è stato sede ospitante del campus estivo di danza con Carla Fracci, e di vari eventi come balletti, spettacolo di teatro, musica e food nel bellissimo cortile chiuso in quattro corpi di fabbricato che lo rendono intimo e magico, ed esposizioni di mostre nell’ ampia sala adibita alle mostre temporanee di artisti noti.
Visitato anche da Sgarbi che ha osservato con attenta scrupolosità le opere, innamorandosi e meravigliandosi della pregiata arte e della preziosità di questo grande museo situato nel borgo antico della città.
Le opere esposte nelle sale esposititive del MuDi, nelle antiche cellette stanze dei seminaristi, sono contornate da un’ aura, che trasportano il visitatore in un’ esperienza sensoriale ed emozionale.
L’ allestimento espositivo segue i diversi livelli mostrandosi in 7 sale espositive. Partendo dal pian terreno con la sezione liturgica, proseguendo al primo piano con la sezione cristologica, mariana, dei santi, ordini e confraternite religiose e della Cattedrale, fino al secondo piano conclusivo con la sezione dedicata agli arcivescovi che hanno dato il loro contributo non solo al seminario, ma anche alla Cattedrale e alla cittadina di Taranto.
Opere esposte al Mudi
Il MuDi dispone di una vasta e variegata pluralità di opere d’ arte, solo 305 sono esposte facendo parte della collezione permanente dell’ allestimento, tantissime altre centinaia sono custodite nei depositi.
Tra le opere più importanti sono da evidenziare il Sogno di San Giuseppe di Corrado Giaquinto, l’ Ecce Homo del De Matteis, l’ Immacolata di Nicola Porta, l’ Assunta di Serafino Elmo, l’ affresco della volta della sala liturgica di Michele Lenti rappresentatante l’ Assunzione, i dipinti della Crocifissione e Flagellazione di Domenico Carrella, gli ori e le reliquie di San Cataldo, patrono della città, la tela del buon Pastore in seta e bisso, antica tessitura del filamento della Pinna Nobilis e poi il capolavoro dell’ arte glittica il topazio inciso in tabernacolo d’ oro risalente ai Borboni.
Il Topazio di Federico II di Borbone
Luca Adamo, divulgatore storico con collaborazioni importanti con Sky Arte, Rai e Puglia Promozione, laureato in Conservazione dei beni culturali nonchè guida abilitata e presidente Confcommercio Brindisi, esperto in beni culturali.
Così come raccontatoci da Luca Adamo, la storia del topazio è molto articolata e travagliata.
Federico II di Borbone decise di acquistare sul mercato romano un grande topazio citrino, con tipica colorazione giallo-arancione naturale della gemma.
Questo topazio era destinato a dividersi in due parti per andare ad ornare e diventare tabernacolo della Reggia di Caserta il primo, rappresentante Il Cristo benedicente, e il secondo rappresentate Cristo che frange il pane per la chiesa di San Francesco da Paola di Napoli.
Le vicende storiche vollero che soltanto uno de due venne completato ed inciso da un valoroso artista Andrea Carriello.
Il topazio di Bahia del Cristo benedicente, rimasto soltanto abbozzato, è ora conservato al museo nazionale di San Martino, mentre il capolavoro dell’ arte glittica del Cristo che frange il pane è conservato, tutelato e valorizzato ai fini della conoscenza e fruizione al Museo Diocesano di Taranto.
Fu Andrea Carriello a portare a termine l’opera. Ci vollero ben 10 anni per terminarla, con grande accuratezza nei dettagli e precisione magistrale. Incise giorno e notte il suo amato topazio come devozione all’ arte e alla religione, ma dopo 10 anni il regno dei Borboni cadde e Carriello si trovò a dover custodire in casa il suo amato gioiello prezioso. Alla sua morte passò agli eredi.
Custodito gelosamente il topazio partecipò alle mostre di Chicago e al Museo di storia naturale di Milano.
Persino il Vaticano volle attirarlo a sè come pezzo da collezione per tutelarlo e valorizzarlo.
Ma la famiglia Carriello rifiutò l’ offerta. Dopo anni magicamente il topazio venne scrutato all’ asta da una famiglia nobile di Taranto La Tagliata che lo acquistò a poche lire per poi donarlo come devozione al Santo patrono e cioè al Cappellone.
Facente parte dei tesori della Cattedrale, custodito e tutelato, il topazio di Bahia inciso e racchiuso in un tabernacolo d’oro, ha visto la luce con la sua esposizione al MuDi, potendo godere della fruizione pubblica.
Ad oggi è considerato il più grande gioiello dell’ arte glittica al mondo!
Il Sogno di San Giuseppe di Corrado Giaquinto
Un’ altra opera fondamentale esposta al MuDi è la tela pittorica di Corrado Giaquinto che rappresenta il secondo sogno di San Giuseppe.
È una delle opere semiofore importanti eseguita da un pittore italiano di Molfetta, Bari, che è stato protagonista del Settecento pittorico nonchè esponente del Rococò.
Impostato in prospettiva diagonale, l’ opera indirizza l’ osservatore a focalizzarsi sia sui soggetti esposti in primo piano come San Giuseppe e l’ Angelo che lo esorta a fuggire per le persecuzioni di Erode, ma, soprattutto, sulla Vergine Maria e Gesù pargolo, i quali essendo stati rappresentati sul punto focale rubano la scena centrale.
Opera del Settecento racconta la raffinata leggerezza del Rococò, con quell’ olio su tela che assume tonalità pastello delicate come il rossore sulle gote dell’ Angelo, che accentuano ancor di più il tono onirico dell’ opera.
Ecce Homo del De Matteis
Il De Matteis è un artista meridionale molto quotato sia in Italia che in tutto il mondo. Allievo di Luca Giordano, l’ artista fu un pittore girovago, visse a Roma, lavorò a Parigi, operò in Austria, Inghilterra e Spagna, nonchè in tutta Italia.
La sua opera datata 1716 rappresenta l’ essenza della sua pittura. Questo noto pittore è fondamentale anche per la cittadina di Taranto in quanto abbellì con la sua arte il Cappellone di San Cataldo della Cattedrale di Taranto, affrescando la cupola del Cappellone ed il tamburo. (vedi qui)
Ma mentre le sue bellissime opere e l’ affresco sono ricche di particolari, in linea con l’ arte Barocca, questo dipinto olio su tela è simbolo dell’ essenzialità della sua arte.
Con l’ Ecce Homo l’ artista volle dipingere l’ essenziale, dando importanza solo alla figura fondamentale, Gesù quando viene presentato al popolo ebraico da Ponzio Pilato con i simboli della Passione, ma discostandosi dai canoni pittorici dell’ epoca dove veniva rappresentata tutta la scena biblica.
Fulcro è Gesù che affronta l’ evento in solitudine corporea ma non spirituale, in uno sfondo di nube color terra e con tre piccoli angeli.
Altre opere semiofore del MuDi
Raccontare sia il contenuto del Museo Diocesano di Taranto che la storia del contenitore, l’ iconografia e l’ iconologia, occupa un tempo abbastanza importante, pensate 2 ore di visita guidata al modico costo di 5 euro a biglietto.
Questo perchè le opere esposte non sono soltanto mera bellezza artistica ma anche significative, espressione di significati simbolici che raccontano una storia, e sono collegate al territorio.
Perciò è impossibile parlare di tutto questo in un articolo, visintandolo si può entrare in sintonia con quell’ aurea, con quell’ esperienza emozionale che solo il contatto visivo ravvicinato sà dare, oltre che la presenza fisica all’ interno dei vari ambienti del seminario.
Il MuDi- Museo Diocesano di Taranto come disposizioni tecniche ha riaperto le sue porte il 15 maggio 2021, dopo una lunga chiusura in seguito al rispetto delle ordinanze restrittive epidemiologiche emanate.
Adesso è visitabile e non aspetta altro che organizzare tutto ciò che è stato rimandato, come mostre temporanee di particolare rilievo, che possono essere visitate insieme a tutto il percorso museografico del museo.
Ecco i siti internet dove poter seguire gli eventi e poter contattare la struttura prenotando la visita come da decreto ministeriale.
http://www.museodiocesanotaranto.it/
https://www.facebook.com/mudimuseodiocesano/photos/?ref=page_internal
“L’ arte sacra ha un potere straordinario, non bisogna mai dimenticare che la grande parte del patrimonio artistico italiano è costituito dal patrimonio ecclesiastico e questo vuol dire che nel corso dei secoli la chiesa ha sempre creduto che l’ arte può diventare un enorme strumento di evangelizzazione, già nel medioevo si evangelizzava per immagini, ed oggi in un tempo in cui viviamo nella civiltà dell’ immagine, sono convinto che l’ arte sacra può diventare davvero un canale privilegiato di evangelizzazione” –
Don Francesco Simone direttore dell’ Ufficio dei beni culturali ecclesiastici e direttore del MuDi-Museo Diocesano di Taranto