La mummia urlante con il suo misterioso segreto , dal 1881, anno del suo rinvenimento nel sito di Deir el-Bahari, vicino Luxor, nella Valle dei Re, ha alternativamente monopolizzato l’interesse di esperti, studiosi e appassionati di egittologia circa la sua particolare postura e l’agghiacciante bocca quasi totalmente aperta, nell’atto di mimare un grido che il tempo ha portato fino a noi solo nelle fattezze e non nell’inquietudine sonora di cui però, se ne può immaginare l’effettiva entità nell’attimo di uno sguardo, anche dopo i millenni trascorsi.
Un caso dunque quello della mummia urlante che ha appassionato chiunque si sia trovato sulla strada del prezioso reperto a partire dalla spedizione che ne individuò la presenza e ne estrasse i resti poiché fin da allora si intuì come non fosse una mummia uguale alle altre.
La mummia urlante non era come le altre
Luogo del ritrovamento e suppellettili forniscono in genere fin da subito molti elementi su cui lavorare al fine di ricostruire quanto più fedelmente possibile l’effettiva storia di quanto emerge via via dagli scavi.
Per la mummia urlante tutto questo è solo parzialmente vero poiché il corpo contorto e la singolare bocca aperta, nella foggia di emettere un potente grido, hanno fatto di lei un reperto decisamente più interessante da approfondire.
Il fascino macabro della mummia urlante non ha mancato di attrarre l’attenzione di uno dei maggiori esperti mondiali di egittologia; così anche Zahi Hawass, uno degli archeologi più famosi al mondo, si è fatto inebriare dal mistero irrisolto della mummia urlante ed ha concentrato parte dei suoi studi alla ricerca dell’inconfessabile segreto da essa celato.
La mummia urlante svela il suo mistero
E’ dunque notizia di questi giorni che la mummia urlante possa essere la principessa Meret Amun, figlia del faraone Seqenenra Tao asceso al trono tra il 1560 a.C. e il 1558 a.C.
Una principessa egizia vissuta quindi circa 3500 anni fa, così imbalsamata poiché dicono gli esperti, colpita da un infarto fulminante a causa del quale l’intero corpo ha assunto una postura di estrema sofferenza e sul quale il rigor mortis è naturalmente intervenuto bloccando ogni successivo tentativo di distensione della muscolatura e con essa dell’ossatura rimasta nella stessa identica posizione dell’istante in cui la morte ha avuto la meglio.
Trattandosi della nobile figlia del faraone, gli addetti alla sepoltura, hanno ugualmente provveduto al sacro rito dell’imbalsamazione, pur nulla potendo fare sullo stato del corpo.
Con un capovolgimento da intrigo internazionale, la mummia urlante che per millenni ha continuato a diffondere il suo grido muto, ha deciso finalmente di parlare e lo ha fatto alla presenza dello studioso di calibro internazionale Zahi Hawass, coadiuvato nelle indagini diagnostiche della Dottoressa Sahar Saleem, esperta in radiologia all’università de Il Cairo che da anni applica alle mummie egizie quanto di meglio la tecnologia mette a disposizione.
L’indagine diagnostica sulla mummia urlante dunque c’è effettivamente stata, come ampiamente riporta lo stesso Zahi Hawass in conferenza stampa, indicando nella tac e nei raggi x i momenti salienti di tale indagine strumentale ma nulla vieta a noi di ipotizzare che dalla bocca aperta della principessa possa essere uscito un ultimo filo di fiato, colpo di coda di quel lungo urlo divenuto muto con la morte che abbia svelato nell’orecchio del più grande archeologo al mondo, il motivo del suo mistero quasi un segno di ringraziamento per chi ha dedicato la sua intera vita all’antica cultura egizia ed ai suoi segreti.