Via Prenestina 913, periferia Est di Roma. L’edificio dell’ex salumificio della Fiorucci viene occupato nel marzo 2009 per risolvere le emergenze abitative e per manifestare contro il proprietario dell’immobile, la Srl Salini.
Circa 60 famiglie, in condizione di disagio abitativo, appartenenti a paesi diversi e ai diversi continenti hanno popolato questo luogo, un ex mattatoio, dando vita ad una realtà autogestita, dove l’arte è entrata per dare un senso e una dignità a questo esperimento sociale.
Questa realtà di disagio si è trasformata in grande vitalità e ha dato origine al Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz, città meticcia.
Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz Città Meticcia: quando il dialogo tra l’arte e la vita diventa una questione fondamentale
Il Maam è un vero e proprio museo abitato, sul quale però pesa una sentenza depositata al Tribunale Civile di Roma il 27 marzo scorso. Lo Stato deve versare un risarcimento di 6,7 milioni di euro per il mancato sgombero, alle casse della proprietaria CA.SA del gruppo Salini Impregilo. A questo si aggiungono 58 mila euro per ogni mese di sfratto non eseguito.
Il progetto museale è nato dal 2011 da un progetto dell’antropologo Giorgio De Finis che afferma:
“La prima opera realizzata fu la ludoteca, chiamai l’artista Veronica Montanino per avere tracce della sua arte sui muri della stanza”
Da quel momento in poi l’arte urbana e l’arte internazionale hanno abitato quel luogo intrecciandosi con le storie degli abitanti e attirando anche artisti di fama internazionale.
Tra le opere presenti, tutte pitture murali e installazioni, ricordiamo Cappella Porcina – eMAAMcipazione di Pablo Mesa Cappella e Gonzalo Orquín, che racconta al visitatore un luogo di morte, dove venivano uccisi i maiali con la crudeltà dell’ingranaggio della fabbrica.
Nella sala delle vasche della raccolta del sangue, le opere di Nicola Alessandrini e Vincenzo Pennacchi. La facciata è stata realizzata da Borondo e Kobra e rappresenta Malala.
Nel 2012 Giorgio De Finis, insieme al filmaker Fabrizio Boni, realizzano un documentario, Space Metropoliz:
Scopo di questa importante operazione culturale è “ridare voce al sogno giocando sull’impossibile. L’impossibilità di avere una casa e di chiedere la luna, e visto che sono entrambe impossibili… meglio optare per la Luna”.
Sui tavoli possiamo trovare l’opera di Lukamaleonte. Gli abitanti, ormai parte integrante di un’opera d’arte, testimone di un’emergenza sociale ed abitativa, cominciano a diventare essi stessi delle menti creatrici e contribuiscono con Francesco Careri alla realizzazione di un missile, simbolo delle imprese impossibili.
E’ possibile visitare il Museo il sabato. Ad agosto c’è la chiusura e le visite ripartono da settembre. Per informazioni vai sulla pagina https://www.facebook.com/museoMAAM/?locale=it_IT