Dal 26 agosto è possibile visitare la mostra Champollion e Torino. Il Museo Egizio di Torino narra e analizza con una mostra un aspetto mai venuto fuori della vita di Jean-François Champollion. Lo studioso francese che decifrò i geroglifici, evento che celebrerà il suo bicentenario tra un mese, collaborò con l’Egizio alla messa in ordine dei reperti della sua collezione.
L’esposizione, dal nome ‘Champollion e Torino‘, è già iniziata il 26 agosto e durerà fino al 30 ottobre; inoltre, fa parte della serie ‘Nel laboratorio dello studioso‘, un ciclo di mostre che guidano i visitatori dietro le quinte del Museo, alla scoperta dell’attività scientifica dei curatori ed egittologi del Dipartimento Collezione e Ricerca.
Champollion e Torino
L’esposizione fa parte del ciclo “Nel laboratorio dello studioso”, una serie di mostre bimestrali che accompagnano i visitatori dietro le quinte dell’Egizio, alla scoperta dell’attività scientifica, condotta dai curatori ed egittologi del Dipartimento Collezione e Ricerca del museo.
Champollion, l’uomo che ha permesso di decifrare i geroglifici
Champollion, l’uomo che ci ha permesso di comprendere i testi dell’antico Egitto, dai papiri alle iscrizioni, decifrando i geroglifici nel 1822, arriva a Torino il 7 giugno 1824 e da subito si concentra sul riordino e sullo studio dei reperti egizi della collezione di antichità egizie, riunite dal console francese Bernardino Drovetti e giunta a Torino dopo essere stata acquistata da re Carlo Felice di Savoia. All’arrivo di Champollion alcuni dei reperti oggi esposti al Museo Egizio erano ancora conservati nelle casse in cui arrivarono a Torino dall’Egitto. Il suo lavoro dapprima si concentra sul riconoscimento dei nomi reali all’interno dei cartigli, riportati sia in geroglifico sia in ieratico.
A Champollion si deve un primo studio del Canone Regio, papiro che è arrivato a noi in numerosi frammenti e che è famoso nel mondo perché riporta sul retro l’elenco dei faraoni fino a Ramesse II.
Il Papiro, conservato a Torino, tornerà in esposizione a fine settembre, dopo essere stato restaurato, grazie all’opera di un team di studiosi e restauratori internazionali, una triangolazione tra Torino, Berlino e Copenaghen, sotto la supervisione della responsabile della Papiroteca del Museo Susanne Töpfer.
Appena giunto in città, Champollion alloggia all’hotel Féder in Strada della Zecca, 8 (l’attuale via Verdi), si trasferisce poi presso l’amico Ludovico Costa, in via Barra di Ferro (attuale via Bertola). La sua permanenza in città si protrae fino al marzo 1825, mesi durante i quali visita i luoghi di cultura cittadini, studia la collezione del Museo e tesse legami con diversi intellettuali torinesi. Anche se non mancheranno le frizioni con Giulio Cordero di San Quintino, conservatore del Museo, che si occupa della prima catalogazione della collezione Drovetti, quando ancora è stivata al porto di Livorno.
La mostra che sarà aperta al pubblico fino al 30 ottobre è visitabile al primo piano del Museo. Il 27 settembre, in occasione del bicentenario della decifrazione dei geroglifici, il Museo osserverà un orario di apertura speciale, fino alle 22, con ingresso gratuito a partire dalle 18:30.